È missionario il primo beato del 2025: don Giovanni Merlini

Domenica 12 gennaio, presso la Basilica di San Giovanni in Laterano, avviene la beatificazione del terzo moderatore generale nel XIX secolo dei Missionari del Preziosissimo Sangue e delle Adoratrici del Sangue di Cristo.
Pellegrini a San Giovanni in Laterano. ANSA/GIUSEPPE LAMI

«Allegri! Dio ci penserà. La vigna è sua. Noi lavoriamo. Al resto ci penserà Lui». L’esortazione è di don Giovanni Merlini che il 12 gennaio sarà proclamato beato nella Basilica di San Giovanni in Laterano dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto del dicastero delle Cause dei santi; gli è stata riconosciuta la guarigione miracolosa di un uomo di Benevento da un ematoma retroperitoneale avvenuta nel 2015.

La prima beatificazione nell’anno del Giubileo della speranza desta, senza dubbio, gioia per la famiglia dei Missionari del Preziosissimo Sangue e delle Adoratrici del Sangue di Cristo.

Don Giovanni Merlini (ph Wikipedia, Fraychero)

Dei Missionari don Giovanni ricoprì il ruolo di terzo moderatore generale nel XIX secolo, mentre fu una preziosa guida spirituale di santa Maria De Mattias, fondatrice delle suore Adoratrici. Da sacerdote diocesano di Spoleto, rimasto folgorato dal carisma di san Gaspare del Bufalo, decise di entrare tra i Missionari, contribuendo  in modo incisivo, insieme al santo fondatore, a costruire la Congregazione che, in Italia, attualmente conta 71 missionari in 15 comunità, oltre a quella a Mamurras in Albania e la gestione dell’ospedale San Gaspare a Itigi in Tanzania. Una piccola grande realtà, ma diffusa in tutto il mondo e che vanta oltre due secoli di servizio a Dio e alla Chiesa.

A Roma sono attese tantissime persone delle comunità parrocchiali missionarie, aderenti alla Unio Sanguis Christi, i giovani e le famiglie che seguiranno con stupore la celebrazione della beatificazione, preveduta da momenti di preghiera nella Basilica dei Santi XIX Apostoli. «Perché il Signore ha voluto farci dono di questa beatificazione, di questo evento così significativo per le nostre famiglie religiose proprio in questo momento?». Questo è l’interrogativo che don Benedetto Labate, nominato da pochi mesi direttore della Provincia italiana dei Missionari del Preziosissimo Sangue, rivolge a sacerdoti, seminaristi, suore, fedeli. «La mia risposta è perché il Signore vuole richiamarci a Sé. Vuole farci capire che ci vuole bene e che è disposto ancora a fidarsi di noi, della nostra semina, dei nostri sforzi, della nostra resilienza e della nostra bontà», afferma.

Il beato Giovanni Merlini, grazie alle sue spiccate doti organizzative, riusciva a dare concretezza all’arte del discernimento, sotto la sapienza e la fiducia in Dio, per il bene della Chiesa. In tal modo ha dato un contributo allo sviluppo della Congregazione mantenendo un atteggiamento cordiale, mansueto, giusto, autentico. Si può dire che don Giovanni abbia lavorato “dietro le quinte”: «In questi giorni di preparazione alla celebrazione, ammetto che mi è stato chiesto cosa quest’uomo avesse fatto per essere acclamato santo. Proprio questo quesito mi ha permesso di andare all’essenziale di ciò che stiamo vivendo. Certamente don Giovanni Merlini non è san Francesco d’Assisi, non è Madre Teresa di Calcutta, non è nessuno di quei santi famosi e popolari di cui tutti conoscono le gesta e i fioretti ‒ continua don Benedetto offrendo un utile spunto di riflessione per un atteggiamento di fede ‒. Ma ritengo che la bellezza di questa figura e di tanti, come lui, che non compaiono nelle liste dei santi V.I.P., sia l’ordinarietà. Il Merlini è il santo dell’ordinaria quotidianità, colui che eroicamente e in maniera nascosta non ha fatto altro se non quello che la sua coscienza, formata alla scuola del Vangelo, gli dettava».

Eppure il primo beato del 2025, in vita, fu consigliere del Beato Pio IX, ottenendo l’estensione della festa del Preziosissimo Sangue a tutta la Chiesa, senza dimenticare i suoi interventi pacificatori tra i briganti nel Lazio e il ruolo di preziosa figura di guida spirituale, soprattutto di santa Maria De Mattias, dando così impulso alla formazione delle Adoratrici del Sangue di Cristo. Una profondità spirituale, quella del nuovo Beato, resa concreta e lungimirante grazie allo spirito missionario, lì dove Dio lo aveva chiamato. La postura davanti anche alle difficoltà legate agli eventi storici dell’epoca fanno del missionario un santo, lasciando un segno che don Terenzio Pastore, attualmente parroco della comunità del Preziosissimo Sangue a Bari dopo l’incarico di direttore provinciale ereditato da don Benedetto, descrive come l’esempio di un missionario modello: «Con don Giovanni Merlini la Chiesa ci addita un esempio di perseveranza e umiltà. Sacerdote che, giorno dopo giorno, si è lasciato modellare dal Signore, per essere tutto di Dio e tutto per il prossimo. Con generosità ha messo i suoi talenti a servizio del Regno, con pazienza ha esteso il compiersi della sua volontà, con amore si è fatto dono. La sua beatificazione attesta che ha vissuto quanto ripeteva, indicando il senso della Vita: essere santi e Santificatori».

Per la Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue si tratta di una vera e propria occasione di “giubilo”. Per i curiosi e i fedeli: le spoglie del beato Giovanni Merlini riposano al fianco di quelle di san Gaspare del Bufalo. Dove? Basta guardare verso la strada a destra della fontana di Trevi, nella chiesa di Santa Maria in Trivio.

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