È l’ora dei festival

Roma chiude, Cannes apre. Dopo il festival del cinema spagnolo, dimostrazione di quanto è vivo il cinema in Spagna, arriva l’edizione numero 69 della kermesse di Cannes. Donne protagoniste
Cannes

È valsa la pena frequentare la nona edizione del Festival del cinema spagnolo a Roma, chiuso ieri sera con la partecipazione straordinaria di Marisa Peredes, attrice amata e lanciata da Almodòvar con il quale ha girato sei film, tra cui Tacchi a spillo, Tutto su mia madre, Parla con lei.

 

Il cinema è quanto mai vivo in Spagna. E punta su nuovi registi, su opere prime, con uno sguardo ora divertito ora amaro, spesso con una finezza psicologica che purtroppo da noi pare quasi scomparsa. Ed una vena surreale che non manca mai nella terra di Goya e di Ribera, oltre che di Dalì e Mirò. Penso al bellissimo A cambio de nada di Daniel Guzmàn: lo vedremo mai da noi un film così che narra con tenerezza e rispetto la vicenda di un ragazzo dall’adolescenza difficile e priva di unione familiare disperatamente cercata?

 

Oppure un trhiller col fiato corto come La Isla minima di Alberto Rodriguez dove il gioco caratteriale fra due poliziotti, uno giovane e uno nostalgico di Franco è specchio di due Spagne diverse? Emozione poi in Truman, di cui già abbiamo detto a suo tempo, come un autentico capolavoro di rapporto, scherzoso sul dramma ma forte sull’amicizia. Una riflessione su vita e morte senza urla o teoremi, ma commovente, perché la Spagna fa vivere, commuovere, divertire e stupire. Fa insomma cinema.

 

Sperimenta nuove tecniche in Magical girl di Carlo Vermut e neo-barocco in Stella cadente di Luis Munarro, conversa col cinema messicano in Gueros, aperta al mondo. Ora il festival diretto da Iris Martìn Peralta e Federico Sartori si trasferisce a Milano e a Trieste, perciò la fiesta spagnola continua. Ma ha regalato al folto pubblico del Farnese momenti di vero cinema. Con pochi soldi, si possono far grandi cose, se c’è il coraggio.

 

E oggi apre Cannes, edizione numero 69, con l’anteprima alle 19,15 del film di Woody Allen Cafè Society, un tuffo negli Anni Trenta, che non é in concorso. In gara invece i soliti affezionati: Almodòvar (Julieta), Verhoven (Elle), Dardenne (Le fille inconnue), il ritorno di Bruno Dumont (Ma Loute), Sean Pennn (The Last Face) ed altri, di cui 17 già presenti in passato. Nuovi, la tedesca Maren Ade e il brasiliano Kleber Mendonca Filho. 21 film in concorso in tutto, senza l’Italia.

 

Le donne sembrano le protagoniste alla Croisette e non solo per le dive in arrivo, come Charlize Theron, Jodie Foster, Isabelle Huppert, e amiche. Ma nella giuria presieduta da George Miller, il regista australiano di Mad Max: Fury Road, ci sono Valeria Golino, Kirsten Dunst, Vanessa Paradis.

 

Le storie? Un po’ di tutto, come sempre: drammi, allegorie, ricordi, trasgressioni, morti e rinascite, amore e morti. Insomma, il panorama della vita secondo Cannes che vorrebbe da sempre – e sovente ci è riuscita – essere un paradigma del cinema mondiale. Perciò, pronti a vedere di tutto, non solo come racconti ma come nuove sperimentazioni tecniche.

 

Gli italiani si compiangono, al solito. Ma non ce n’è bisogno: la sezione UnCertainRegard apre domani con Bellocchio (Fai bei sogni) cui seguiranno Virzì (La pazza gioia), Mordini (Pericle il nero già in sala domani) e Comodin con I tempi felici verranno presto.  Storie di fughe e di rimpianti: forse è questa l’Italia di oggi, dicono, ma sarà vero? Vedremo come andrà a finire. Si gioca a fare cinema e spettacolo sino al 22. Con qualche paura dell’Isis.

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