E la Juve va

La squadra bianconera si impone sul Real Madrid e centra la finale di Champions League a Berlino, il prossimo 6 giugno. Se la vedrà col Barcellona. L'entusiasmo dei tifosi esplode in tutta Italia
Juve

E così sugli spalti di uno dei più esaltanti templi del calcio mondiale, lo Stadio Santiago Bernabéu, tornò a riecheggiare inatteso e convinto l'inno di Mameli: la Juventus compie un'impresa esemplare per concentrazione, coraggio e sacrificio, pareggiando per 1-1 in casa del Real Madrid ed accedendo, in virtù di uno scontro di andata vinto per 2-1, alla finale di Champions League 2014-15.

 

Torna a sventolare il Tricolore tra le piazze più infuocate del calcio europeo, torna il calcio made in Italy, autorevole nella sua sagacia tattica, nella sua capacità di marcatura e abnegazione, puntellato da qualche sortita talentuosa in grado di fare la differenza nei momenti bui. Questa Juventus è un orgoglio d'Italia capace di esaltare la tradizione di un calcio che non è mai stato spettacolare, come forse nel caso di qualche altra compagine europea, ma ha mostrato le sue qualità storiche: “fino alla fine, forza Juventus” è il coro che ha unito gli sportivi italiani alle voci dello storico canto bianconero.

 

#Finoallafinale, prima del ritorno della semifinale, era l’hashtag, ossia la categoria di riferimento sul popolare social network twitter, che accompagnava i ragazzi di Allegri, capaci di reggere il campo al cospetto dei campioni in carica europei: mostri sacri del manto erboso dallo spropositato valore di 100 milioni di euro, come Gareth Bale e Cristiano Ronaldo, arginati dal pacchetto tutto cuore e polmoni composto da Chiellini e Bonucci in difesa; talenti raffinati come Benzema, centravanti da 35 milioni di euro rimasto a secco, James Rodriguez, trequartista costato altri 75 milioni di euro, senza contare i campioni del mondo Sergio Ramos (pluridecorato con la Spagna) e Kroos (recente con la Germania).

 

Invece, nella storica corrida madrilena che vede la Juventus tornare in finale di Champions dopo 12 anni, la parte del toro indomabile la recita Alvaro Morata, giovane centravanti scartato proprio dal Real Madrid per accasarsi alla Juventus al solo costo dell’ingaggio: tra le società contendenti, ora non c’è solo un diritto di riscatto da 20 milioni di euro da esercitare tra un anno, ma l’enorme peso di due gol, uno all’andata ed uno al ritorno, che fanno di questo ragazzo il fattore di differenza tra i “galacticos” e l’inossidabile gruppo bianconero.

 

Dopo il gol su rigore di Cristiano Ronaldo al 23° del primo tempo, Morata trovava il decisivo pareggio al 13° della seconda frazione scaricando un rabbioso sinistro dal cuore dell’area madrilena che piegava le mani ad un altro storico campione del mondo, Iker Casillas. Guidato dal nostro Carlo Ancelotti, a questo punto non lontano dalla fine del suo ciclo madrileno avendo praticamente perso anche la Liga spagnola al cospetto del grande Barcellona, il Real spreca qualche occasione, rischia di subire addirittura il vantaggio bianconero in ripartenza, poi soccombe, vedendo annichilita la stella di Cristiano Ronaldo, in gol sì ma evanescente per gran parte del doppio confronto.

 

«Torniamo a Berlino» è un grido che riporta alla mente dei tifosi italiani le magiche notti del Mondiale vinto nel 2006 proprio nella capitale tedesca. Un grido che ha un sapore particolare per Gianluigi Buffon: alla Juventus dall’estate del 2001, il capitano, oggi 37enne, non lasciò la maglia della Juventus anche nella stagione 2006, anno dell’umiliante declassazione in B per lo scandalo calciopoli. «Non andremo a Berlino in visita», ha commentato il capitano a fine gara, mentre Pirlo, «il Renzo Piano della mediana» juventina, osservava esultante altrettanto memore dello stesso Mondiale di cui fu trascinatore azzurro.

 

Eppure, sulle possibilità della Juventus, più di qualcuno si era sbagliato: su tutti Antonio Conte, attuale ct dell’Italia, capace di assemblare un gruppo vincente per tre anni in casa juventina. «Vedere una squadra italiana in finale di Champions da qui a tanti anni a venire sarà molto, molto, molto dura», aveva sentenziato la scorsa estate prima di cercare nuovi stimoli, probabilmente non aspettandosi l’esponenziale crescita di giovani come Pogba e Morata e di veterani come Tevez e Bonucci. Ma per il gruppo reso vincente oltre i confini nazionali da Massimiliano Allegri, contro il parere della maggior parte di tifosi e addetti ai lavori, l’appuntamento è al 6 giugno, contro il Barcellona di Messi, Suarez, Neymar e Iniesta. L’esito sembra scontato a favore dei catalani ma… qualcuno si è già sbagliato. Lo sport italiano intona all’unisono il coro lanciato da Buffon e Allegri: fino alla fine, forza Juventus.

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