È iniziato il mese di Ramadan
Per la maggior parte dei musulmani, il primo giorno di digiuno è stato il 12 marzo, vale a dire il primo giorno di Ramadan 1445 dall’egira, cioè dall’esodo del profeta Muhammad (ca.570-632) e dei suoi primi seguaci da La Mecca alla città-oasi di Yathrib, che più tardi verrà indicata come Medina, la Città del Profeta (Madinat al-Nabi). Secondo il calendario gregoriano, l’egira avvenne verso la metà di settembre del 622 d.C. E il digiuno del mese di ramadan ricorda con gratitudine la prima rivelazione a Muhammad del Corano, che, secondo la tradizione musulmana, era iniziata a La Mecca circa 10 anni prima, in una notte tra il 26 e il 27 di un mese di ramadan, e proseguì a Medina dopo l’egira.
Ci sono due aspetti dell’islam che ho imparato a tenere in particolare considerazione. Il primo è l’enorme ricchezza e varietà di orientamenti, scuole giuridiche, appartenenze e tradizioni presenti nel mondo islamico (comprese naturalmente anche osservanze ingombranti, intransigenti e pericolose). Cosa che peraltro avviene in tutte le grandi o piccole religioni, cristianesimo compreso. Il secondo aspetto, quello che più mi attira, è la dimensione mistica, talvolta o anche spesso presente nella vita di alcuni non pochi musulmani. Per esempio, nel digiuno del mese di Ramadan la forte elevazione mistica che completa e trascende il dovere ascetico.
Questa dimensione spirituale è fin dall’inizio sottolineata soprattutto dai sufi, anche se non in modo esclusivo. Così descriveva il sufismo (tasawwuf) verso la fine del IX secolo d.C., an-Nuri (840-908): “Il tasawwuf non è un sistema costituito da regole o da scienze, ma comportamento: se fosse una regola, potrebbe essere fatto proprio con lo sforzo accanito, se fosse una scienza, potrebbe essere acquisito con l’istruzione. È invece un comportamento: conformatevi all’azione di Allah! Ma è impossibile adeguarsi all’azione di Allah per mezzo di regole o di scienze”.
Le confraternite islamiche sono sorte a partire dal XII secolo d.C., dopo una lunga fase di singoli sufi (spesso perseguitati all’interno dell’islam stesso), e sono tuttora ben presenti nella grande comunità (umma) islamica. Ogni tariqa condivide la pratica dei cinque pilastri dell’islam ed esprime la propria “via” spirituale attraverso sottolineature specifiche comunque legate al Corano. In questi giorni ho ritrovato un brano della tradizione sufi attribuito a Imam al-Bayhaqui, un saggio originario del Khorasan iranico vissuto nella prima metà dell’XI secolo d.C. Al-Bayhaqui lo riporta come “Sermone di ramadan del Profeta” e giustifica l’autorità della tradizione rifacendosi al suo conterraneo, il sahaba (compagno del profeta) Salman al-Farsi, (568-656).
«O gente! Il mese di Allah è venuto con le sue misericordie, benedizioni e perdono. Allah ha decretato questo mese il migliore di tutti i mesi. I giorni di questo mese sono i migliori tra i giorni e le notti sono le migliori tra le notti, e le ore durante il Ramadan sono le migliori tra le ore. Questo è un mese in cui si è stati invitati da Lui [a digiunare e pregare]. Allah ci ha onorato in esso. In ogni respiro vi è una ricompensa di Allah, il sonno è un atto di adorazione, le buone azioni vengono accettate e le invocazioni ottengono risposte. Pertanto, è necessario invocare il Signore con fervore e sincerità, con cuori liberi dal peccato e dal male, pregare che Allah possa aiutarci a mantenere il digiuno e recitare il Santo Corano (…). Durante il digiuno ricordate la fame e la sete nel Giorno del Giudizio. Fate l’elemosina ai poveri e ai bisognosi. Rendete omaggio ai vostri anziani, abbiate compassione per i più piccoli e siate gentili verso i vostri familiari e parenti. Proteggete la vostra lingua dalle parole indegne, gli occhi dalle scene proibite che non vale la pena vedere e le orecchie dai suoni che non dovrebbero essere ascoltati. Siate gentili con gli orfani in modo che se i vostri figli dovessero diventare orfani saranno trattati con gentilezza. Chiedete perdono ad Allah per i vostri peccati e supplicate con le mani alzate in momenti di preghiera, in quanto questi sono i migliori tempi, durante i quali Allah Onnipotente guarda i suoi servi con misericordia. Allah risponde se essi supplicano, risponde se chiamano, concede se gli viene chiesto, e accetta se implorato. O gente! Avete reso la vostra coscienza schiava dei vostri desideri. Liberatela invocando il perdono ad Allah (…). O gente!, Se qualcuno tra voi organizza l’Iftar [cena al tramonto] per ogni credente, Allah lo ricompenserà come se si fosse liberato uno schiavo e Allah gli perdonerà i suoi peccati (…). Per tutti coloro che nel corso di questo mese alleggeriscono il carico di lavoro dei suoi servi, Allah renderà facile la sua bilancia, e per tutti coloro che non danneggiano gli altri nel corso di questo mese, Allah lo salvaguarda dalla sua ira nel Giorno del Giudizio. Chi rispetta e tratta un orfano con gentilezza durante questo mese, sarà guardato con gentilezza da Allah in quel Giorno (…)».
(Brani del “Sermone di ramadan del Profeta” tratti dal sito: sufi.it)
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