È il mio papa

Con le giornate mondiali della gioventù, Giovanni Paolo II ha dato vita ad un dialogo privilegiato con i giovani
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Vi ho cercato, adesso voi siete venuti da me e per questo vi ringrazio. Sarebbero, se non le ultimissime, almeno tra le ultime parole pronunciate da Giovanni Paolo II. A suscitarle, le migliaia di giovani accorsi in piazza san Pietro (insieme a tante altre persone di ogni età) non appena saputa la notizia che il papa stava molto male. Una sorta di tamtam via sms, e sono arrivati a frotte, occhi lucidi, sacco a pelo e chitarra alla mano. Rimanendo al suo capezzale giorno e notte, fino all’ultimo saluto e anche dopo. Gli gridavano ancora, come sempre: Giovanni Paolo. Giovanni Paolo II era il loro papa, quello col quale sono cresciuti, che li ha accompagnati, incontrati, amati. Per loro aveva inventato la Gmg, giunta quest’anno alla ventesima edizione. Sarà la prima senza di lui. Che potrà dirsi comunque celebrata – come titolava l’Osservatore romano – con qualche mese di anticipo, quando quei giovani il sacco a pelo l’hanno disteso a piazza San Pietro, per stare ancora una volta col loro papa, padre, leader, amico… in un dialogo che mai come questa volta è vivo, reale. Se molte sono le categorie di persone a poter rivendicare per sé una predilezione di Karol Wojtyla, fra questi non possono certo mancare i giovani. Stare con lui è stato come trovarsi con Gesù. Per questo era straordinario , dice Fabio, 20 anni. E così Chiarelle da Los Angeles: Il bacio che mi ha dato sulla fronte nelle Filippine quando ero piccolina ha piantato un seme enorme nella mia anima che mi fa guardare a Dio come un girasole guarda sempre al sole. Che Dio gli dia quello stesso bacio che lui ha dato a me. Tutti quelli che conosco gli vogliono bene, dice Teresa di 14 anni. Era il mio papa, mi mancherà, singhiozza Lorenzo di 23 anni. E Marc Murray di Washington: Il mondo non dimenticherà mai Karol Wojtyla. Io non lo dimenticherò mai. Finché vivo sarà il movente principale di qualsiasi cosa di buono farò in questo mondo. Cristina di 24 anni: Ci ha insegnato a vivere. E non si finirebbe. E non si finirà. Sì, se c’è qualcuno che ha saputo parlare al cuore dei giovani è stato lui, John Paul the second, Juan Pablo secundo, Jean-Paul deux, che tra i suoi record può di certo annoverare l’esclusiva di un feeling eccezionale con le nuove generazioni. Alle quali ha sempre indicato modelli alti, stili di vita impegnativi ma non impossibili. Si è fatto lui stesso modello di santità, ha dato loro il coraggio di non mollare o la forza di ricominciare, li ha aiutati a scoprire la propria vocazione – tante e d’ogni genere, antiche e nuove. Non un cristianesimo facile né tantomeno annacquato quello che ha proposto, ma un cristianesimo per il futuro che è già cominciato. L’esperienza di Dio che li ha portati a fare sarà certamente una delle eredità di questi splendidi 27 anni. Insieme ad una chiesa giovane, vivace, rigogliosa di carismi, dove ognuno di questi ragazzi si sente a casa.
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