E che Eyafjallajokull!!!
Un nome talmente impronunciabile che può essere manipolato a piacimento.
Se si è dei perfetti sconosciuti, non ci sono tanti modi per salire alla ribalta sul palcoscenico del mondo. Gavrilo Princip, uno studente serbo, scelse di uccidere un arciduca, fomentando con ciò la Prima guerra mondiale. Un impacciato avvocatino indiano, tal Mohandas Karamchand Gandhi, rifiutò al giudice di accogliere la richiesta di levarsi il turbante in aula, e s’impuntò sul treno di fronte ai controllori per restare nel vagone della prima classe, promuovendo con ciò l’azione non violenta nel mondo. L’elettricista polacco Lech Walesa fondò un piccolo sindacato indipendente, Solidarnosc, nel clima ideologico del comunismo europeo, accelerando il declino sovietico.
I protagonisti di queste vicende spesso sono simili: testimoni esaltati fino alla violenza, o innamorati di qualche grande ideale. Sullo sfondo delle loro gesta vi sono gli Stati-nazione, la fame – la grande fame – di potenza. Una fame che ha macchiato la storia dell’uomo dei delitti più terribili; una fame che ha spalancato le grandi bocche di fuoco e ha lasciato tanti cittadini inermi nell’incertezza e nel terrore.
Oggi questa tragica bocca di fuoco ha un nome sconosciuto: Eyafjallajokull. Anch’essa ha prodotto i suoi campi di concentramento: le migliaia di passeggeri nelle sale d’attesa degli aeroporti, lontanissimi da casa, con un rancio appena sufficiente alla sopravvivenza. E a casa madri e mogli di inermi cittadini lavoratori, che non sanno quando potranno abbracciare il proprio congiunto. Sì, dopo gl’Imperi centrali, l’Urss e la Guerra fredda, è il momento della piccola e pacifica Islanda. E del suo Eyafjallajokull, uno sconosciuto vulcano stanco di rimanere nell’anonimato, che ha sparso cenere sui cieli del continente europeo, bloccando i voli per interi giorni. Eyafjallajokull: un nome talmente impronunciabile che può essere manipolato a piacimento. Può diventare il nome del dentista che vi sta estraendo un molare, quello del capoufficio che rompe o della suocera onnipresente.
Dunque, Eyafjallajokull, Eyafjallajokull, Eyafjallajokull. Dopo averlo ripetuto più volte, già ci si sente meglio, pronti a voler bene agli assistenti di volo e alle compagnie aeree a volte incapaci di fronteggiare l’emergenze, più disponibili verso i compagni di viaggio, e si finisce per amare pure il dentista, il capoufficio, la suocera. Forse dovremmo ringraziare questo vulcano e tutta la stupenda Islanda per averci donato uno scioglilingua dagli evidenti effetti terapeutici.