È bello essere anziani!

Il papa in visita alla struttura per la terza età gestita a Roma dalla Comunità di Sant'Egidio: «Abbiamo ricevuto il dono di una vita lunga. Vivere è bello anche alla nostra età, nonostante qualche "acciacco"»
Benedetto XVI visita la casa "Viva gli anziani" della Comunità

«Benvenuto papa Benedetto». La scritta a tutto campo è appesa sulla palazzina di via Nicola Fabrizi n. 2 al Gianicolo di Roma. Affacciato alle due finestre, si intravede un gruppetto di anziani dai capelli grigi che si sporgono incuriositi. L’ospite è di riguardo. La visita sorprendente ma il clima è di famiglia. Tutto si svolge in un’aria di festa e di normalità. C’è tempo anche per scambiarsi due parole, raccontarsi e stringersi la mano come vecchi amici, sedersi attorno a un tavolo per bere un tè. Le ammissioni sull’età raggiunta fioccano tra sorrisi ed esclamazioni di sorpresa: c’è chi ha 96 anni, chi “solo” 79. Una signora ne ha compiuti tondi tondi addirittura cento.
 
È il papa a rompere ogni indugio e formalità: è venuto qui – dice – come anziano in visita ai suoi coetanei: «Superfluo dire che conosco bene le difficoltà, i problemi e i limiti di questa età». Ma aggiunge: «Non bisogna mai farsi imprigionare dalla tristezza! Abbiamo ricevuto il dono di una vita lunga. Vivere è bello anche alla nostra età, nonostante qualche “acciacco” e qualche limitazione. Nel nostro volto ci sia sempre la gioia di sentirci amati da Dio, e non la tristezza».
La conferma che il papa avrebbe visitato la casa “Viva gli anziani” della Comunità di Sant’Egidio è arrivata solo qualche giorno fa, segno – o almeno è così che ci piace leggere questa notizia – di un’improvvisata proprio come si fa quando si va a trovare un caro amico o un parente. 

Ed è l’amicizia la vera forza della Comunità fondata da Andrea Riccardi negli anni Settanta: affianco ai grandi eventi di dialogo interreligioso, di diplomazia internazionale e agli impegni di mediazione nei conflitti, la Comunità di Sant’Egidio ha sempre dato un posto privilegiato al suo agire agli ultimi, ai poveri, agli anziani, ai rom, prendendo sul serio quella frase del Vangelo: «In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me».
«Nelle strade di Roma e di tante città europee – dice Marco Impagliazzo – incontriamo sempre più anziani tristi e rassegnati. La benedizione di una lunga vita si trasforma in tristezza. È un destino inevitabile?». La scommessa è proprio quella di poter rispondere di no a questa domanda, attuando un modello di assistenza familiare agli anziani che possa oggi essere garantito a più persone possibile, soprattutto quelle povere e sole. Stando ai dati, sono 18 mila gli anziani seguiti dalla Sant’Egidio nella sola città di Roma da circa 800 volontari.

La casa-famiglia di via Fabrizi propone un esempio possibile di accompagnamento all’anziano e la visita del papa ha in qualche modo acceso i riflettori su un aspetto della vita che sta diventando talmente cruciale in Europa da indurre l’Ue a indire l’Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni.
Eccolo allora il papa a salire su, all’ultimo piano della palazzina romana dove sono ospitate le persone autosufficienti e non autosufficienti che hanno bisogno di un’ssistenza di tipo familiare e sanitario 24 ore su 24. E poi via via gli anziani residenti nei mini-appartamenti presenti nella struttura.

«E proprio in questo contesto – ha quindi detto Benedetto XVI – desidero ribadire che gli anziani sono un valore per la società, soprattutto per i giovani. Non ci può essere vera crescita umana e educazione senza un contatto fecondo con gli anziani, perché la loro stessa esistenza è come un libro aperto nel quale le giovani generazioni possono trovare preziose indicazioni per il cammino della vita».
 

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