È anche colpa dell’eccessiva burocrazia

Gli abitanti si rimboccano le maniche. Tra polemiche e proposte, oltre ad affrontare l’emergenza, c’è bisogno di trovare le opportune soluzioni giuridiche e di prevenzione
Genova allagata

Di fango da rimuovere ne è rimasto ancora parecchio sul selciato, sui marciapiedi e spalmato sulle vetrine, sempre le stesse: quelle che già nel 2011 avevano avuto gli stessi danni, ora stanno nuovamente buttando fuori dalla porta del negozio, acqua e fanghiglia, quella che ha invaso gli abiti, le scarpe, gli elettrodomestici esposti.

Lungo i marciapiedi, gli spalatori, tanti giovani e tanti extracomunitari con pale e scope buttano in strada. Mohamed ha vent’anni e Joseph 18, sono arrivati da poco in città dal Marocco e dal Senegal: «Vogliamo renderci utili. È così triste vedere la città così». Poi in strada i trattori con pale meccaniche caricano il fango sui camion. Le idrovore succhiano acqua dai magazzini e dagli scantinati. C’è fango ovunque e un poliziotto mi avverte di non proseguire in via XX Settembre: la melma supera le scarpe. A tratti alcuni parlano, altri imprecano. Altri ancora raccontano la scena del giorno prima.

La polemica affiora, se attacchi discorso. Da poco è terminata la conferenza stampa del sindaco.  Doria è determinato e subito si scaglia contro la burocrazia che ha impedito la partenza dei lavori  sul torrente Bisagno e del Fereggiano, quelli che sono nuovamente straripati. Poi improvvisamente si leva un nuovo allarme, viene da ponente: c’è paura che esondi il torrente Polcevera: per precauzione si fa evacuare il centro commerciale di Sampierdarena. Poi riprende a parlare Doria e promette di chiedere lo stato di calamità per la città di Genova, e prega la Regione che inoltri subito la richiesta al governo. «Genova è una città malata e fragile, ci vogliono i lavori sulla copertura del Bisagno, lo scolmatore del Fereggiano, noi le abbiamo varate queste opere, ma sono bloccate dalla burocrazia e dai ricorsi. Senza di esse, nulla potrà evitare altri disastri». Poi riferisce quanto ricevuto dal presidente del Consiglio Renzi: «Trovando le opportune soluzioni giuridiche, non lasceremo soli coloro che vogliono ripartire e saremo pronti a fare la nostra parte. Adesso è il momento della responsabilità, siamo pronti ad intervenire in tutte le forme».

Domani arriverà il capo della Protezione civile, lunedì però la discussione deve essere su come sblocchiamo le norme, perché non è possibile che ci siano situazioni di difficoltà anche in alcuni casi legate ai ritardi della burocrazia. Se il problema è l'acqua perché piove tanto, è comprensibile; se il problema è la mancanza di strutture, di opere pubbliche perché c'è già il finanziamento ma ci sono i ricorsi al Tar, allora bisogna cambiare qualcosa anche a livello di norme. Riguardo all’allerta Doria precisa ancora: «Nessuno ci aveva preavvertito che certe cose avrebbero potuto accadere nella giornata di ieri. Non avendo avuto informazioni in tal senso, il nostro sforzo è stato quello di affrontare l'emergenza in tempo reale, comportandoci come se ci fosse uno stato di Allerta 2, anche se non era ancora stato proclamato». Intorno a mezzogiorno è anche deragliato il Frecciabianca Roma Torino, appena fuori Genova per una frana, sempre per frana è stata chiusa l’autostrada Genova Milano.

Si comincia a fare la conta dei danni, nelle abitazioni e nei negozi al piano terra, ma anche molte automobili nel garage seminterrati sono ancora completamente sommerse. E poi i negozi con i prodotti mischiati al fango, e i pavimenti gonfi d’acqua. Le persone parlano malvolentieri, quasi fossero vittime di una maledizione che s’abbatte a scadenze fisse sempre sugli stessi luoghi. Ma se a Genova la città è prigioniera della burocrazia che impedisce la realizzazione di opere fondamentali, tutta la regione Liguria è ai primi posti tra le regioni a rischio. Colpevole l'abbandono del territorio, con terreni agricoli un tempo coltivati oppure terreni eccessivamente cementificati. È una situazione complessa. E se da un lato la Protezione civile sta operando bene in fatto di prevenzione, sono carenti progetti di difesa del suolo. Le amministrazioni comunali  rischiano di trovarsi in mezzo a un vespaio di polemiche per licenze edilizie rilasciate troppo facilmente. Ormai il terreno è saturo e non assorbe più l’acqua che arriva. Basta un pluviale di una casa che non viene messo a regime e lasciato nel terreno perché, prima o poi, possa arrivare una frana. In Liguria, assicurano i geologi, il 50 per cento delle frane ha origini di questo tipo. Poi ci sono le frane a "colata rapida", molto pericolose, con percentuali di acqua di gran lunga superiori alle altre e molto veloci. Genova poi è una città a rischio, i suoi fiumi hanno bisogno di argini adeguati e del loro spazio, non si può continuare a costruire argini che costano e ostruiscono.

Si sta facendo buio sulla città ferita. Ancora si spala, si pulisce, si intensifica il via vai, mentre un vigile per l’ennesima volta spiega che il sottopasso di Brignole è chiuso e la Valbisagno è raggiungibile solo attraverso un lungo percorso.

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