E adesso le Paralimpiadi
A Londra da un po’ di tempo a questa parte non si finisce più di festeggiare. Prima il matrimonio reale tra il principe William e Kate Middleton, poi le celebrazioni per il Giubileo della Regina Elisabetta II, infine la trentesima edizione dei Giochi Olimpici su cui è da poco calato il sipario. Neanche il tempo di rifarsi un po’ il look ed ecco che la metropoli britannica è già pronta per ospitare un nuovo grande evento, le Paralimpiadi estive, giunte quest’anno alla loro quattordicesima edizione.
I cinque cerchi, simbolo delle Olimpiadi, sono stati sostituiti in tutta la città dai tre agitos (dal latino "mi muovo") che rappresentano i tre aspetti più significativi dell’essere umano (mente, corpo e spirito), e che costituiscono il logo ufficiale dei Giochi Paralimpici. Rimosse alcune “barriere architettoniche”, ampliati i marciapiedi delle stazioni della metropolitana situate in prossimità degli impianti di gara, modificati alcuni dei famosi autobus rossi a due piani (i double decker) per renderli più accessibili a chi usa la sedia a rotelle: dopo aver vinto la “sfida” olimpica, Londra non ha lasciato nulla al caso e sembra davvero pronta ad ospitare le Paralimpiadi “più accessibili della storia”. Così, dopo la cerimonia di apertura, circa 4.200 atleti “diversamente abili” provenienti da 166 nazioni gareggeranno in ventuno diverse discipline (per un totale di 503 eventi).
Un po' di storia Ne è passato di tempo da quando, nel 1948, un gruppo di veterani inglesi della Seconda guerra mondiale con lesioni alla spina dorsale inventò questi Giochi come forma di svago e aiuto per la riabilitazione. Si trovavano nell’ospedale militare di Stoke Mandeville, nel Buckinghamshire, e quella che all’inizio era una semplice sfida tra pochi intimi si è gradualmente trasformata ed evoluta, fino a che a Roma, nel 1960, fu organizzata la prima edizione ufficiale delle Paralimpiadi (allora riservata esclusivamente ad atleti paraplegici). Di lì in poi, attraverso varie tappe, hanno cominciato a gareggiare anche altri atleti: amputati, con problemi a vista e udito, con danni cerebrali, e i Giochi Paralimpici sono ormai diventati un evento sportivo globale a tutti gli effetti, peraltro regolarmente abbinato ai Giochi Olimpici dopo che, nel 2001, è stato stipulato un accordo tra il Comitato Olimpico Internazionale (Cio) e quello Paralimpico (Ipc) che prevede appunto che la città candidata ad ospitare le Olimpiadi debba organizzare anche le Paralimpiadi.
La XIV edizione Per questa edizione sono attesi a Londra un numero di spettatori senza precedenti (sono già stati venduti oltre due milioni e trecentomila tagliandi su un totale di due milioni e mezzo). Arriveranno da tutto il mondo, pronti ad assistere alle prove di questi ragazzi e ragazze che spesso, con grande forza d’animo e grazie allo sport, sono riusciti a trasformare le lacrime versate per le loro tragedie personali in energia positiva. Come ha fatto ad esempio Oscar Pistorius, che dopo essere stato alcune settimane fa il primo atleta amputato della storia a prendere parte a una Olimpiade per normodotati tenterà di bissare i successi ottenuti alle precedenti Paralimpiadi (quattro medaglie d’oro per lui tra Atene 2004 e Pechino 2008). Pistorius è il perfetto anello di congiunzione con i Giochi Olimpici che per due settimane hanno incantato il mondo, ma il ragazzo sudafricano è solo la punta dell’iceberg di un movimento in continua espansione, dove ormai per gli atleti “diversamente abili” si studiano allenamenti sempre più mirati, vengono messi a punto materiali e protesi sempre più performanti e studiate diete personalizzate. Perché la maggior parte di loro gareggerà a Londra non solo per il gusto di partecipare, ma anche per migliorare i propri limiti, per sfidare altre donne e altri uomini, per provare a vincere.
Gli atleti in gara Parliamo dunque di atleti a tutti gli effetti, di grandi campioni, come ad esempio la tennista olandese Esther Vergger, una specie di Roger Federer del tennis paralimpico, che non perde un incontro dal 2003 (oltre 450 vittorie consecutive!) e che ha vinto 42 prove nei tornei del Grande Slam. Ma parliamo soprattutto di uomini e donne speciali, che hanno voglia di battersi con tutte le proprie forze per rappresentare al meglio il loro Paese in quell’atmosfera di amicizia e fratellanza tipica delle Olimpiadi. Nella City, in questi giorni, vedremo impegnati anche diversi azzurri (98 atleti e 5 guide) che proveranno a confermare, e magari anche a migliorare, le 18 medaglie (di cui 4 d’oro) conquistate quattro anni fa a Pechino. Li vedremo impegnati in dodici discipline, con ambizioni di ben figurare soprattutto in specialità quali canottaggio, tiro con l’arco, atletica, nuoto e ciclismo. Tra i nomi più conosciuti spiccano quelli di Alex Zanardi, ex pilota di Cart e di Formula 1, quello di Annalisa Minetti, trasferitasi con successo dal palcoscenico di San Remo alle piste di atletica, e quello di Assunta Legnante, in gara a Pechino tra i “normodotati”, ma poi ammalatasi e diventata quasi completamente cieca. Ma ci saranno anche veterani come l’arciere Oscar de Pellegrin, che alla sua sesta Paralimpiade è stato insignito del ruolo di portabandiera nella cerimonia di apertura, e Alvise De Vidi, che ha già al suo attivo sei medaglie d’oro in diverse discipline (dal nuoto alla maratona), e che a Londra vedremo impegnato nei 100 metri. Tutti campioni ricchi di talento e coraggio, di quel coraggio tipico solo di chi combatte giorno dopo giorno per superare i propri limiti.