Duello a distanza

La politica antisemita di Hitler. La reazione del pontefice Pio XI. L’enciclica Mit brennender Sorge - Con viva preoccupazione.  Il racconto storico di quest’epoca buia e drammatica nelle pagine de La congiura di Hitler di Mario Dal Bello (Città Nuova, 2014)
La congiura di Hitler di Mario Dal Bello (Città Nuova

Pacelli non ha cambiato idea su Hitler. Ha letto il Mein Kampf e ne è rimasto, dice ai suoi, “inorridito”. Ripensa al piccolo caporale che ce l’ha fatta. Il 30 gennaio 1933 è diventato cancelliere del Reich. Degli oppositori si sono perse gradualmente le tracce. «Devono sparire nel nulla!», ha ordinato Hitler. E il fedele Heinrich Himmler li ha confinati in uno speciale campo di prigionia a Dachau, a una ventina di chilometri da Monaco.

Gli ebrei non se la passano meglio. Il nuovo cancelliere ha emanato una lunga serie di leggi razziali: sono esclusi da qualunque servizio pubblico, dalla scuola alla magistratura, dalla medicina all’architettura… Per di più, solo chi è di pura razza tedesca, ossia “ariano”, ha diritto di cittadinanza in Germania.

(…)

Pacelli ha osservato l’ascesa di Adolf, ha intuito il suo progetto di dominare l’Europa e ha visto la Germania giocare al riarmo, contro il trattato di Versailles, fra le vuote proteste delle altre nazioni.

Ora, non è più in terra tedesca. Rimpianto da molti, l’ha lasciata a malincuore, partendo da Berlino, dove era stato trasferito da Monaco. Pio XI l’ha chiamato come segretario di Stato. Aveva chiesto di stare con la gente, fare il vescovo, ma Pio XI non l’aveva nemmeno ascoltato e gli aveva chiesto di andare in Vaticano e lavorare con lui.

Pacelli vede il papa tutti i giorni, ma oggi, 17 gennaio 1937, è una giornata speciale.

Un gran fruscio di sete rosse e viola marezzate sulla porta che da alla camera da letto di Pio XI: sono i prelati tedeschi che il pontefice ha convocato in fretta insieme a Pacelli. Un lieve rumore. Carlo Confalonieri, segretario privato del pontefice, dice in un soffio: «Eminenze, il Santo Padre vi aspetta».

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«Santo Padre, grazie per averci ricevuto. Il suo è stato un atto di grande amore per la Germania e per la Chiesa», esordisce Pacelli. «Per la pace – risponde il papa –. In Germania le violazioni del Concordato che abbiamo sottoscritto quattro anni fa stanno diventando sempre più pesanti. Abbiamo dovuto cercare, all’epoca, un’intesa con il governo legittimo, anche se guidato da una persona come il Führer, per proteggere i quaranta milioni di cattolici. Ma, a quanto pare, è stato inutile. Dobbiamo decidere come rispondere».

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«Abbiamo già inviato una sessantina di proteste fino ad oggi – commenta Pacelli –, ma quasi mai sono state rese pubbliche. E il Santo Padre ha voluto che il libro di Alfred Rosenberg, Il mito del XX secolo, fosse messo all’Indice. È un testo razzista terribile, purtroppo viene usato nelle scuole». Cosa fare? Scrivere una lettera personale del pontefice a Hitler o un’enciclica? «Meglio un’enciclica. Avrà più risonanza», conclude Pio XI dopo un dialogo di un’ora con i prelati. «Cardinale Pacelli, affido a lei di sovrintendere alla stesura. Ma fate presto, per favore».

Il papa è sfinito e i cardinali escono. Pacelli chiede al cardinale Faulhaber di preparare la bozza dell’enciclica. Il 21 gennaio questi gli consegna un manoscritto di undici pagine. «Con grande ansia» sono le prime parole del testo, in tedesco, ovviamente. «Meglio “Con viva preoccupazione” – suggerisce Pacelli al collega –. Così capirà meglio chi deve capire».

Domenica 14 marzo Pio XI si reca – in portantina, per via delle gambe ferite da ulcere sanguinanti – nella Sala del Concistoro a firmare solennemente l’enciclica Mit brennender Sorge. «Parliamo chiaro – dice con voce ferma –. Abbiamo denunciato la repressione della liberta religiosa, il culto idolatrico della razza, e detto forte che noi cattolici non possiamo bandire dalla Chiesa i saggi insegnamenti dell’Antico Testamento».

«Spiritualmente siamo tutti semiti», dirà qualche mese dopo. «Sarà un terremoto quest’enciclica, anche se abbiamo cercato di non nominare mai Hitler», confida Pacelli a Faulhaber. «I tedeschi capiranno che è lui il destinatario principale. Vedrà, il regime farà di tutto per impedirne la pubblicazione», risponde il cardinale.

L’enciclica viene inviata con il corriere diplomatico al nunzio a Berlino, monsignor Cesare Orsenigo, e trasmessa a 26 destinatari per farla stampare o ciclostilare clandestinamente. Arriva nelle parrocchie nei modi più diversi, mai per posta: meglio usare la bicicletta, per eludere i controlli della Gestapo, la terribile polizia nazista.

La domenica successiva viene letta in tutte le chiese della Germania. Diffusa in tutto il mondo, ha un successo enorme.

Da La congiura di Hitler di Mario Dal Bello (Città Nuova, 2014)

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