Due sorprese fiorentine

Per chi passerà da Firenze, in queste settimane di viaggi turistici, sarà forse un fatto inaspettato scoprire il mondo dei “Buffoni, villani e giocatori” alla corte dei Medici e le tele di John Currin al Museo Bardini
Anonimo pittore toscano del XVII secolo

Per chi passerà da Firenze, in queste settimane di viaggi turistici, sarà forse una sorpresa scoprire due rassegne assai suggestive, due percorsi originali.

Il primo è un viaggio nel mondo dei “Buffoni, villani e giocatori” alla corte dei Medici, tra Uffizi, Pitti e il Giardino di Boboli (fino all’11 settembre). Ossia tre luoghi davvero magici. Un mondo del sottoproletariato, dell’emarginazione, che tuttavia era pieno di vita e riempiva la corte di una delle dinastie più raffinate d’Europa. Addirittura, un papa Medici, Leone X, aveva il suo buffone in Vaticano che lo faceva divertire! Sovente i nani erano buffoni che facevano carriera. La mostra infatti li raffigura con un cane al guinzaglio, oppure mentre servono i signori a una tavola imbandita – e ci guardano bene negli occhi come fossero loro i veri protagonisti –, addirittura si fanno ritrarre da un pittore di corte come il Bronzino in eroica – e comica – nudità.

 

Ma accanto a queste persone che piacevano ai ricchi per la loro “deformità” – l’accettavano e la sfruttavano (si pensi alla nana nel celebre quadro delle Meninas di Velàzquez) –, c’è un altro mondo, il sottobosco dei questuanti, dei girovaghi cantastorie, delle taverne dei bassifondi dove si sbriciola una umanità variegata, forse più autentica di quella “ingessata” di corte. Fra i vari dipinti ecco, verso il 1620, il Suonatore di chitarra: siamo nella taverna, sul tavolo ci sono carte da gioco sparse, l’uomo dal berretto piumato canta e aspetta la mancia. Gioia, riso, schiamazzo nella miseria. In fondo, un mondo non lontano da oggi, ma che vuole difendere la propria dignità come la ragazza furba che legge la mano agli avventori nel buio della taverna.

 

Altra cosa invece la rassegna su John Currin al Museo Bardini (fino al 2 ottobre). Tra le statue, le terracotte, le armi, gli arredi rinascimentali di questo luogo d’incanto, si insinuano le tele del pittore americano. Dialogano con il passato e lo rendono presente. Ci sono ritratti affascinanti, primi piani di carne fresca e luminosa. Donne e bambini pieni di salute. C’è della freschezza che ha il sapore di un Botticelli: Rachel nel giardino (2003) è incoronata di rose come una Primavera botticelliana, ne trasmette la medesima dolce malinconia. La Penitente (2004) è un donna bionda col cappellino di fiori in testa, nella posa antica della Maddalena penitente, vestita di un ruvido abito verde-blu. E se la bionda giovane dalle forme floride ricorda Tiziano, ma con moderna libertà visiva e affettiva, il ritratto della stupenda bambina Flora Currin si concentra sugli occhioni blu spalancati di fronte alla vita, in quell’incantesimo della scoperta così bello e tipico dell’infanzia. Chiudiamo col sorriso aperto di Anna (2004) tra un doppiere con tre candele spente: una apparizione dietro a un parapetto – molto rinascimentale – di una donna giovane e decisa, cioè la femminilità del nostro tempo che si affaccia alla finestra del mondo e dice la sua gioia di esserci.

 

(cataloghi Forma e Sillabe)

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