Due diverse avventure
Estate sempre per tutti i gusti, prima che entri nel vivo Venezia ’80. Il film diretto da Sam Hargrave su Netflix inizia da dove è finita la prima serie, cioè da quando Tyler (il plastico e agile Chris Hemsworth) ha salvato un ragazzo mentre lui finiva crivellato dai proiettili. Si è rimesso in forma con molta fatica e impegno, nonostante le pessime condizioni, isolato in una baita fra i monti, solo, dopo che la moglie se n’è andata perché lui non è rimasto mentre il figlio sta morendo: ha preferito “salvare l’umanità” da mercenario buono. Tyler ritrova la salute e incontra uno strano personaggio (Idris Elba) che gli propone una mission impossible: salvare la famiglia di uno spietato gangster georgiano dalla prigione dove è confinata. Tyler accetta: la moglie è una sua parente.
È facile adesso immaginarsi la sequenza di lotte feroci, sangue, inseguimenti, follie in cielo e in terra, viaggi: tutto inverosimile ma molto, molto hollywoodiano. E funziona durante i tre atti del thriller avventuroso in giro per il mondo (con gli stupendi paesaggi georgiani). Lo scontro finale con il cattivissimo, devoto a suo modo, in una ex chiesa suggella il trionfo della riconciliazione familiare. Non però per Tyler al quale la moglie, ritrovata, lascia un ultimo addio. E lui libero per una successiva mirabolante impresa di “salvatore“.
A chi ama un film come John Wick interpretato da Keanu Reeves il film piacerà, perché simile all’avventuriero senza regole, con pochi amici fidati. Si tratta di un lavoro in fondo prevedibile, tipico degli eroi solitari che il nostro tempo ama così tanto e ai quali perdona la violenza, purchè i buoni si salvino. Come succede regolarmente, dopo folli voli.
Il “giovane” Christopher Nolan ripropone oggi il suo primo film del 1998, Following, rigorosamente in bianco e nero. Avventura, ma di un altro genere, più intimo e misterioso. E cittadino, in una qualsiasi metropoli. Un noir senza tempo, in cui uno scrittore senza fortuna, malinconico (Jeremy Theobald), incontra durante il suo vagabondare a inseguire le persone senza una meta, forse per trovare una ispirazione, un ladro di appartamenti molto distinto (Alex Haw). Lo segue, cerca di imitarlo, ma senza successo, sino al colpo di scena finale. Quanto lo scrittore è indeciso e sfiduciato, l’altro è sicuro di sé, facile nei rapporti. Ma questa è solo l’apparenza e dopo tanti incontri egli appare sotto una luce diversa da come lo scrittore si aspettava.
Nolan indaga un mondo pauperistico, senza tempo, tra miserie quotidiane, velleità artistiche e soprattutto mancanza di una luce che guidi la vita. Vale la pena rivederlo perché aiuta a capire la genialità che Nolan esprimerà nelle opere successive, qui ancora ai primi passi in un lavoro girato con la macchina a mano, con una sensibilità narrativa ondivaga e uno stato di sospensione costante che forma forse la cifra ansiosa da parte di un film di ricerca, trepidante e sensibile. Per gli amanti del cinema d’autore.
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