Droni per il bradisismo nei Campi Flegrei

Iniziato il monitoraggio degli edifici mentre continuano le scosse nei Campi Flegrei: l’opinione di Giuseppe De Natale.
La tendopoli sul lungomare di Pozzuoli allestita in seguito allo sciame sismico di maggio. Napoli, 21 maggio 2024. Foto: ANSA/CESARE ABBATE

Non si arresta lo sciame sismico nei Campi Flegrei, a Pozzuoli, in alcuni quartieri di Napoli e nei comuni limitrofi. Le scosse sono quotidiane, non tutte percepite, ma a volte molto forti. Intanto, nei quartieri di Napoli interessati dal fenomeno bradisismico dei Campi Flegrei sono in corso delle attività analisi fotografica e termografica, tramite droni, degli edifici che ricadono sulla viabilità principale, che si concluderanno entro la fine di luglio. Tali attività di monitoraggio fanno parte del “Piano straordinario di analisi della vulnerabilità delle zone edificate direttamente interessate dal fenomeno bradisismico”, previsto dal decreto-legge 140/2023 e sono realizzate dalle strutture di supporto al Dipartimento di Protezione Civile Nazionale.

Entro ottobre è prevista la fine dei rilievi anche in tutti gli altri comuni flegrei coinvolti nel fenomeno bradisismo ed entro novembre sarà completato il rapporto con tutti i dati ed i rilievi che verrà messo a disposizione della Protezione Civile Nazionale. Il progetto scientifico, sviluppato dal dipartimento di Ingegneria civile, edile e ambientale dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, contribuirà alla valutazione degli scenari di rischio nelle zone maggiormente interessate dal bradisismo.

Nel frattempo, si sarebbe aperta una nuova faglia nel golfo di Pozzuoli. Alcuni ricordano le trivellazioni che furono avviate nel 2012 nell’area dei Campi Flegrei e temono che possano aver contribuito al risveglio del vulcano. Il geologo Giuseppe De Natale, dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), che guidò fin dall’inizio tale progetto, prova a fare luce sulla questione, ricordando che «quando le rocce si spaccano avviene un’eruzione vulcanica; freatica se non c’è magma, magmatica o freatico-magmatica se fuoriesce magma». Il bradisismo nel Campi Flegrei si è riattivato nel 2006, «con l’aumento progressivo della pressione che spacca le rocce e, quindi, genera terremoti».

Con il «Campi Flegrei Deep Drillig Project (progetto di perforazione profonda, ndr), abbiamo potuto ricostruire l’evoluzione dell’attività eruttiva nel settore orientale dei Campi Flegrei, avvenuta in ambienti talvolta subaerei e talvolta sottomarini, fino a circa 47.000 anni fa, grazie allo scavo di un pozzo di 501 metri nell’area di Bagnoli, a ridosso della collina di Posillipo. In quel pozzo sono stati rinvenuti i prodotti delle due eruzioni principali che si pensa abbiano formato la caldera dei Campi Flegrei: l’ignimbrite campana, di 39.000 anni fa, e il tufo giallo napoletano, di 15.000 anni fa. Grazie a questi dati è stato possibile identificare la collina di Posillipo quale limite orientale della caldera flegrea, sia per il tufo giallo napoletano che per l’ignimbrite campana, escludendo la parte centrale di Napoli, come si credeva in passato».

Nell’ambito del progetto era previsto lo scavo di un pozzo di 3.500 metri, «che ci avrebbe permesso di valutare la resistenza delle rocce, dati che sarebbero stati particolarmente utili per comprendere meglio il livello di resistenza delle rocce alla pressione che stanno oggi subendo con il ritorno del fenomeno del bradisismo». Infatti, «pozzi di tale genere sono scavati in molte parti del mondo con finalità di ricerca e non sono in alcun modo connessi all’attivazione di fenomeni sismici». Il progetto si fermò per la mancanza di fondi, nonostante il contributo di 2,5 milioni di euro e l’attrezzatura messi a disposizione dall’International Continental Scientific Drilling Program, su costo complessivo di 6 milioni di euro.

De Natale ha rivelato che già nel 2018 scrisse ai vertici dell’INGV per sollecitare la preparazione del territorio «ad un fenomeno bradisismico che durerà per decenni, per cui sarebbe stato necessario da tempo verificare la vulnerabilità degli edifici, cosa poi prevista dal cosiddetto decreto Campi Flegrei, approvato nel Consiglio dei ministri del 25 giugno 2024, che finalmente prevede un monitoraggio degli immobili, interessati dall’analisi di vulnerabilità sismica dell’edilizia privata». Tale sollecitazione è stata fatta da De Natale nuovamente il 17 settembre del 2023, prima delle forti scosse di terremoto del 27 settembre e poi del 2 ottobre 2023, che poi condussero al primo decreto legge sui Campi Flegrei del 12 ottobre 2023. Egli rivela di avere scritto anche al Prefetto di Napoli.

Il problema, afferma De Natale, è che sebbene si stiano «sgomberando gli edifici, è necessario fare delle verifiche di vulnerabilità approfondite e capillari, poiché gli stessi edifici, sottoposti a scosse continue, si lesionano progressivamente sempre di più e potrebbero, prima o poi, collassare». Egli ricorda «l’eruzione del 1538, che portò alla nascita del Monte Nuovo, che fu accompagnata da molteplici terremoti intorno alla magnitudo 5 della scala Richter, che è tra le 10 e le 15 volte più forte della scossa di magnitudo 4,4 avvenuta lo scorso 20 maggio e che è stata la più forte degli ultimi 40 anni».

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