Dresda e Mosca, quelle chiese rinate dalle ceneri

La Frauenkirche a Dresda e la cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca: due esempi di chiese-simbolo annientate dagli eventi della storia e ricostruite per volontà popolare
Mosca. Cattedrale di Cristo Salvatore . foto Wikipedia

Guerre e rivoluzioni causano non solo enormi perdite di vite umane, devastazioni di territori e di risorse naturali, ma anche vuoti nel patrimonio culturale, storico e artistico delle nazioni, tali che l’intera umanità ne rimane depauperata. Basti pensare a quelli prodotti dall’ultimo conflitto mondiale in Europa.

Tra le nazioni più colpite oltre all’Italia, la Germania ha visto intere città rase al suolo con le loro testimonianze secolari dell’arte e del genio umano. Emblematico è l’esempio di Dresda, definita “la Firenze del Nord” per la bellezza del suo ricchissimo centro storico, polverizzato dai bombardamenti aerei alleati susseguitisi tra il 13 e il 15 febbraio 1945 e dalla conseguente tempesta di fuoco in cui hanno perso la vita, sembra, una ventina o trentina di migliaia civili. Spettrale è il deserto di rovine ripreso dal fotografo Richard Peter in un celebre scatto dall’alto della torre del municipio.

Nei successivi decenni di pace la Germania ha lavorato alacremente alla ricostruzione delle sue città, in qualche caso lasciando in vista, in mezzo ai nuovi edifici, i ruderi dei monumenti più insigni quale monito contro ogni guerra. Dresda però meritava una attenzione speciale: pianificata la ricostruzione parziale dei suoi storici quartieri secondo il disegno originario, si attendeva ancora quella di uno dei suoi simboli più famosi: la Frauenkirche, la magnifica chiesa luterana a pianta ottagonale costruita tra il 1726 e il 1743, dedicata a Nostra Signora e considerata la “San Pietro” delle chiese protestanti di tutto il mondo.

Miracolosamente risparmiata dalle bombe, la temperatura di oltre 1000 gradi della fornace in cui era stata trasformata la città sassone aveva indebolito uno dei piloni portanti della cupola che, crollando, aveva trascinato con sé il resto dell’edificio, rimasto poi allo stato di rudere per vari decenni.

Bisognava attendere la riunificazione tedesca del 1990 perché, nel 45° anniversario del martirio di Dresda, partisse l’iniziativa di ricostruire la chiesa «com’era e dov’era». Il progetto, finanziato per l’80 per cento dai fondi raccolti dagli stessi cittadini mediante una campagna internazionale, è stato avviato con una fondazione e col patrocinio del land della Sassonia e della Chiesa evangelica. Costo, circa 125 milioni di euro.

La prima fase dei lavori (fino al 1994) è consistita nel solo sgombero delle macerie e nella catalogazione dei materiali originali da riutilizzare il più possibile nella riedificazione, sfruttando le simulazioni tridimensionali delle più moderne tecnologie. Decorazioni e affreschi perduti sono stati rifatti attingendo alle documentazioni d’epoca; ricreato sul modello originario anche l’organo Silbermann che era stato inaugurato nel 1736 da Johann Sebastian Bach; finanziata da donazioni inglesi, in segno di riconciliazione, la croce dorata che sovrasta la maestosa cupola nota come la “Campana di Pietra”.

Nel 2005 la consacrazione della chiesa, che nelle intenzioni del governo tedesco doveva diventare simbolo, appunto, di riconciliazione e di pace tra i popoli; e l’anno seguente, 800° anniversario della fondazione della città, l’apertura al pubblico. La sua stupenda architettura è tornata così a dominare la piazza del Neumarkt e il panorama cittadino. Non da sola però: altri edifici storici erano stati, nel frattempo, ricostruiti identici agli originali grazie anche al confronto con i dipinti di un artista veneziano, Bernardo Bellotto detto il “Canaletto”, che nel suo soggiorno quasi ventennale a Dresda come pittore di corte aveva realizzato numerose vedute della città bagnata dall’Elba con i suoi edifici e monumenti, riprodotti con precisione fotografica.

La rinascita della Frauenkirche, dove le nuove pietre di chiara arenaria convivono con le 8 mila originali annerite dalla “passione” sofferta (così come il corpo del Risorto conserva le ferite della crocifissione), fa ben sperare per quella della cattedrale parigina, anch’essa dedicata a Nostra Signora, anch’essa vittima di un devastante incendio, quello dell’aprile 2019.

Dalla Germania trasferiamoci a Mosca, alla scoperta di un’altra chiesa-simbolo rinata come la mitica fenice dalle sue ceneri. Sulle rive della Moscova, a poca distanza dal Cremlino, oggi si erge nuovamente la copia fedele in candido marmo di Carrara della cattedrale di Cristo Salvatore fatta saltare in aria da Stalin il 5 dicembre 1931 (sconvolgenti filmati d’epoca mostrano il crollo delle sue cinque cupole private del rivestimento d’oro e l’infrangersi al suolo delle campane giganti).

Voluta dallo zar Alessandro I in ringraziamento alla Divina Provvidenza per aver salvato la Russia dalla minaccia napoleonica e per commemorare i sacrifici del popolo russo, la sua costruzione e decorazione artistica aveva richiesto circa 44 anni. In stile neobizantino, esibiva all’interno una profusione di stucchi dorati e di marmi pregiati, mentre la cupola centrale alta 101 metri (10 in più rispetto a quella della Frauenkirche) ne faceva la chiesa ortodossa più alta al mondo. La consacrazione il 26 maggio 1883, giorno dell’incoronazione di Alessandro III.

Dopo la morte di Lenin il luogo su cui sorgeva era stato scelto dalle autorità sovietiche per erigervi un faraonico monumento al socialismo, dal quale doveva levarsi una gigantesca statua del dittatore: progetto mai attuato per mancanza di fondi, per minacce di allagamento dal vicino fiume e ancor più per lo scoppio della Seconda guerra mondiale. In seguito, per volontà di Chruščëv, quel vuoto era stato trasformato nella più grande piscina all’aperto esistente al mondo.

Con il declino e la fine del regime sovietico, nel febbraio 1990 la Chiesa ortodossa russa veniva autorizzata a ricostruire la demolita cattedrale secondo i progetti originali di Konstantin Thon: ex novo, essendo stati i materiali originali riutilizzati altrove. Anche qui, considerevole è stato l’apporto dei privati nella raccolta fondi; 200 milioni di dollari, invece, quelli prelevati dalle casse dell’erario pubblico, malgrado si fosse in piena crisi economica.
Il livello tecnico raggiunto nel restauro e la volontà dell’uomo hanno reso possibile la ricostruzione della cattedrale di Cristo Salvatore in soli cinque anni. Innovazioni controverse, introdotte nel corso dei lavori, sono i moderni altorilievi in bronzo che hanno sostituito quelli originali in marmo: gli unici elementi superstiti, trasferiti presso l’antico monastero Donskoj.

Il 19 agosto 2000, festa della Trasfigurazione, l’enorme tempio capace di circa 10 mila persone veniva consacrato dal patriarca Alessio II; e nello stesso anno faceva da cornice alla canonizzazione dell’ultimo zar Nicola II e dei suoi familiari, sterminati dai bolscevichi a Ekaterinburg nella notte tre il 16 e il 17 luglio 1918. Oltre un milione sono i visitatori annuali.

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