Il dramma degli studenti africani in fuga dall’Ucraina
Per intere giornate i media internazionali suscitano l’empatia delle popolazioni europee sulla sorte e le drammatiche condizioni degli ucraini ma nessuno sembra interessarsi alla sorte degli africani, la maggior parte dei quali sono studenti. Solo all’inizio del conflitto, qualche media occidentale ha riferito della difficile situazione dei giovani studenti africani abbandonati a se stessi nel Paese ospitante, l’Ucraina.
Paese ospitante? Nel caos dei primi giorni di invasione, gli studenti africani sono stati ignorati dalle autorità ucraine, ad alcuni di loro è stato negato l’accesso ai mezzi di trasporto messi a disposizione di chi voleva raggiungere i confini europei per salvarsi la vita.
Dopo molte richieste di aiuto e discriminazioni, molti di loro hanno potuto rifugiarsi nei Paesi dell’Europa occidentale, nella speranza di trovare protezione.
Lo scorso marzo l’Unione europea ha emanato una direttiva per incoraggiare i Paesi membri ad accogliere le persone di nazionalità ucraina in fuga dal proprio Paese, le loro famiglie e gli apolidi. Ma le persone provenienti da Paesi terzi sono escluse da questo sistema di emergenza a meno che non possano dimostrare che non possono tornare nel loro Paese in modo sicuro e sostenibile.
In Svizzera, dove alcuni hanno trovato una certa accoglienza, è impossibile per loro iscriversi alle università per proseguire gli studi. Attualmente si trovano in centri di accoglienza o luoghi temporanei per richiedenti asilo.
Uno studente ivoriano che studiava in Ucraina, ha lasciato il Paese quando è iniziata la guerra. Vorrebbe poter proseguire gli studi, ma non ha diritto al permesso di studio che viene concesso agli ucraini e che garantisce l’accesso all’istruzione e all’assistenza sociale e medica. «Sono venuto con un amico ucraino che avevo conosciuto al confine con la Polonia, siamo arrivati insieme. Oggi lui continua le lezioni e io sono lì in una situazione complicata. Siamo spinti verso la richiesta di asilo, sapendo che questa richiesta di asilo verrà respinta».
Le organizzazioni della società civile chiedono alla comunità internazionale di incoraggiare l’istituzione di un meccanismo di transizione equo per dare a questi studenti africani l’opportunità di completare la loro formazione prima di tornare a casa.
Etonam Ahianyo, coordinatore dell’associazione Save Africans Ukraine, commenta: «Queste persone sono studenti e non sono minacciati nel loro Paese, quindi non hanno motivo di chiedere asilo. Ciò significa che è molto probabile che una domanda di asilo verrà respinta».
Queste persone hanno lasciato il continente africano proprio per studiare, spesso in settori di studio non sufficientemente sviluppati nel continente. Le loro vite sono già sconvolte ora e lo saranno ancora di più se dovranno tornare in Africa senza un diploma. «Pensiamo che l’Europa è stata generosa nei confronti degli ucraini, il che è molto positivo – continua Ahianyo –, ma questa generosità, può essere estesa a cittadini di altre nazionalità. E questo è del tutto possibile. Se lo vogliamo umanamente, possiamo».
In Francia, undici giovani africani hanno trovato rifugio a Loué (nella Sarthe, non lontano da Le Mans) dopo essere fuggiti dalla guerra in Ucraina, dove stavano legalmente studiando. Ma in Francia sono minacciati di espulsione. Tutta la difficoltà del loro caso è che questi giovani vengono dall’Africa. Avevano lasciato il loro Paese (Costa d’Avorio o Camerun, in particolare) alcuni anni fa per studiare in Ucraina. E quando è iniziata l’invasione russa alla fine di febbraio 2022, loro, come molti altri, sono saltati su un autobus per sfuggire all’orrore. Oggi si ritrovano nella Sarthe ma senza avere gli stessi diritti degli ucraini che sono arrivati contemporaneamente a loro.
Gli studenti africani soffrono, per così dire, di un doppio sradicamento: prima dall’Africa e poi dall’Ucraina. Per Ben-Ahma, 23 anni, al quinto anno di medicina: «Vorrei che le persone qui si mettessero nei nostri panni, per provare ad immaginare la nostra situazione applicandola ai loro figli: andare a studiare in un Paese dove scoppia una guerra, lasciare questo Paese, arrivare in Francia ed essere rispediti da dove erano partiti (senza poter concludere gli studi). È molto doloroso, è demoralizzante. È molto difficile accettarlo». Il sindaco del comune di Loué, Anthony Mussard, rifiuta di fare una distinzione tra i profughi. «Sono vittime della stessa guerra. Non hanno scelto di venire nel nostro territorio. Sono venuti qui per caso, per salvarsi, come gli altri profughi. Hanno davvero un’altra nazionalità, ma il loro obiettivo è lo stesso: salvarsi la vita».
Secondo Etonam Ahianyo, diverse associazioni formate da persone senza distinzioni di etnia o nazionalità, stanno dedicando tempo e forze per venire in aiuto agli studenti africani e di altri Paesi terzi. Sono in corso azioni in vari Paesi europei per chiedere l’estensione della protezione ai cittadini di Paesi terzi che si trovavano in Ucraina per studiare.
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