Dove va Hollywood?

In vista dell'attribuzione dei premi Oscar, cominciamo un viaggio per raccontare le sfide, le tendenze e le prospettive del cinema americano con esperti italiani e statunitensi Intervista ad Antonio Monda, giornalista, scrittore, regista e docente di cinema alla New York University
Oscar 2012 a Los Angeles

Nonostante la crisi, Hollywood va a gonfie vele con incassi, solo nel mercato statunitense, che nel 2012 si sono attestati attorno agli 11 miliardi di dollari. Un ottimo risultato, che corre parallelo all’incremento della quota di penetrazione nel secondo mercato più ampio del mondo: quello cinese. Gli Usa quest’anno sono passati dai 20 ai 34 film che sarà possibile distribuire in Cina con incassi che potranno passare dagli attuali 2,1 miliardi di dollari ai cinque miliardi. Cominciamo un viaggio per capire tendenze, prospettive, sfide del cinema americano, che rappresenta la terza industria, per fatturato, del Paese. Antonio Monda, da anni sposato e trapiantato a New York, giornalista, scrittore, regista e docente di cinema alla New York University è un grande esperto sia del cinema italiano che di quello americano.

Quali sono le tendenze del cinema americano e di quello hollywoodiano?
«Esiste una biforcazione netta tra film estremamente grandi in termini di budget e pellicole indipendenti molto poco costose e si è molto assottigliato lo spazio del prodotto medio».

Che strade, linee editoriali e di pensiero seguire per il futuro?
«I film denotano anche in questo caso una biforcazione: sia in quello mainstream, di tendenza, che quello indipendente si assiste a pellicole segnate dal cinismo o dal sentimentalismo».

La crisi morde anche negli Usa o gli incassi vanno a gonfie vele? C’è crisi anche a Hollywood?
«La crisi si sente anche qui, e la risposta di Hollywood  ‒ come sempre ‒ è la proposta di pellicole spettacolari, che non possono essere godute appieno sui computer, gli ipad e gli iphone. L'esempio più tipico è quello del 3D, spesso utilizzato in maniera del tutto ininfluente».

Pensi che il documentario sia la sola via per narrare il reale?
«No. Il reale da sempre è stato raccontato anche ‒ e benissimo ‒ dalla finzione».

Quali sono i tuoi film preferiti per gli Oscar 2013 e perché?
«Vedo favoriti Lincoln e Zero Dark Thirty, due film diversissimi, che hanno in comune l’idea che l’America, per ottenere risultati importanti, non ha disdegnato di utilizzare anche mezzi discutibili (la corruzione in Lincoln) o aberranti (la tortura in Zero Dark Thirty). Steven Spielberg è uno dei pochi registi al mondo per cui il termine genio non è abusato, e dirige Lincoln con un’umiltà che è solo dei più grandi. Kathryn Bigelow conferma con Zero Dark Thirty un grandissimo talento nel saper raccontare la quotidianità e l’azione».

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