Dove i giovani sono “a casa”

C’è un cuore che batte nel cuore di Roma. Arrivo in redazione con in mente queste parole di una vecchia canzone di Antonello Venditti la mattina in cui mi accingo a scrivere queste righe. Un motivo della mia giovinezza, che da anni non mi capita di ascoltare. Come mai mi ritrovo a canticchiarlo? Forse perché la storia che sto per raccontare parla proprio di un cuore che batte… e proprio al centro di Roma. Siamo dalle parti di piazza San Pietro dove, a dire il vero, di palpiti universali se ne ascoltano tanti, anche di cuori che fisicamente hanno cessato di battere. Ma quello di cui vogliamo parlare questa volta è il battito del cuore che proviene da un luogo dove magari non si fa la fila per entrare, né si passano metal detector. Un piccolo centro, anche un po’ nascosto, se vogliamo, in una stradina a ridosso del colonnato del Bernini: il Centro San Lorenzo. Una chiesetta, anzi una cappella. Arredo essenziale con panche e sgabellini per pregare. Alcuni locali annessi. Giovani di varie nazionalità con esperienze diverse; qualcuno avvezzo alla meditazione, qualcun altro completamente nuovo alla proposta. Qui passa proprio di tutto. Come quella volta in cui arrivò un giovane cinese che si era perso. Aveva già girato mezzo mondo come barista. I giovani di San Lorenzo lo accolsero amichevolmente; e lui apprezzò la loro compagnia, la liturgia, i canti. Dopo mesi di contatto chiese di essere accolto nella Chiesa cattolica; così, dopo un periodo di preparazione, poté ricevere i sacramenti. Piccoli fatti quotidiani che si mescolano ad altri magari più significativi e insieme compongono una storia che, dagli inizi ad oggi, ha il sapore delle cose di Dio. La storia del Centro San Lorenzo inizia con un gruppo di ragazze adolescenti – racconta il card. Paul Josef Cordes, attualmente presidente del Pontificio consiglio Cor unum e che 25 anni fa promosse la nascita del Centro -. Provenivano dalla Germania. Fu una di quelle gite organizzate dalla scuola, per una classe superiore di un ginnasio. Erano state trascinate da un monumento storico all’altro e non ne potevano più di altre visite. Ancora vecchie pietre! Dove si trovano i giovani a Roma? Quando riusciremo finalmente ad incontrarli?, protestarono. Questo disappunto me lo portai dietro a lungo. Mi venne l’idea che si dovesse creare nell’Urbe per i giovani pellegrini e turisti un luogo per incontri significativi dal punto di vista umano. Sarebbe dovuto essere nelle vicinanze di San Pietro. Avrebbe dovuto avere un carattere di apertura sul mondo, invitante, e tuttavia servire a scopi anche religiosi e spirituali. Siamo nell’anno 1982. Dalla ricerca all’individuazione del luogo adatto, superate difficoltà e trovati i fondi necessari, il 13 marzo 1983 Giovanni Paolo II inaugura il Centro San Lorenzo, da lui fortemente voluto come fucina di formazione di veri giovani cristiani e laboratorio di fede. Inizialmente è gestito a turno da alcuni movimenti ecclesiali e poi affidato alla Comunità dell’Emmanuel, che tuttora svolge questo servizio con appuntamenti quotidiani. Ed anche animando un scuola residenziale in lingua inglese, della durata di nove mesi, per i giovani di tutto il mondo tra i 18 e i 35 anni. Vita comunitaria e missione i due poli di quest’esperienza. In effetti i primi passi del Centro videro proprio i giovani di allora lanciarsi a parlare di Dio per le strade di Roma. Piazza Navona prima, piazza San Pietro poi. Un entusiasmo che contagiò anche gente più adulta, come testimonia il card.Cordes: All’inizio li ammiravo in silenzio. Poi, superando un blocco interiore, decisi di unirmi a loro. Una volta un romano mi chiese: Lei crede che Dio perdona i peccati?. Da tanti anni non aveva più ricevuto il sacramento della confessione. Dopo un po’ è andato al Centro a ricevere il perdono dei suoi peccati. Nel frattempo correva l’Anno santo straordinario 1983/84. Vedendo l’accorrere di gente da tutto il mondo, uno dei volontari del Centro, don Massimo Camisasca di Comunione e liberazione, propose di realizzare un incontro internazionale della gioventù. Con l’impegno di tutte le forze che collaboravano a San Lorenzo e il necessario slancio giovanile si decise di provarci. Ma all’epoca l’esperimento era del tutto inedito e si possono immaginare le difficoltà su tutti i fronti, le resistenze d’ogni tipo. Fatto sta che quella domenica delle Palme 300 mila giovani accorsero in piazza San Pietro e il papa, visto che l’anno successivo era stato proclamato dall’Onu anno della gioventù, lanciò la proposta di ripetere l’incontro. L’entusiasmo si mescolò ai timori di una nuova impresa. Di tempo per i preparativi ne restava pochissimo, le forze dove prenderle? D’altro canto non si poteva dire di no al papa e poi gli effetti del grande incontro erano sotto gli occhi di tutti. La nostra buona disposizione all’obbedienza – racconta il card. Cordes – trovò subito un’eco inaspettata, che ci tolse molte preoccupazioni: Chiara Lubich, la fondatrice dei Focolari, mise a nostra disposizione tutte le forze del suo movimento, in modo che potemmo appoggiarci a un’organizzazione già collaudata . E nacquero così le Gmg oramai note in tutto il mondo le quali, di edizione in edizione e di continente in continente, vedono un passaggio di testimone costituito da un’alta croce in legno. Ancora una volta una storia che s’intreccia col Centro San Lorenzo. Fu ai giovani del Centro infatti che, per la prima volta Giovanni Paolo II consegnò tale croce alla fine dell’Anno santo straordinario. Portatela nel mondo come segno dell’amore di Gesù, disse. Una consegna che i giovani presero talmente sul serio da rischiare ad esempio la vita per portarla in quella che all’epoca era la Cecoslovacchia sotto regime comunista. Da allora la si chiama non più Croce dell’Anno santo ma Croce della Giornata della gioventù e viene custodita, appunto, nel Centro San Lorenzo. Da qui ogni tanto parte per i diversi luoghi dove si svolgono le Gmg. Attualmente è a Sydney, dove si sta svolgendo il conto alla rovescia per l’edizione 2008. Dal 15 al 20 luglio sono attesi infatti, con Benedetto XVI, 500 mila giovani.

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