Dorothy Stang

Una donna minuta, fragile e dolce. Una religiosa determinata nello studio, nella realizzazione e nella denuncia delle violenze e dei soprusi nei confronti degli emigranti, poveri e dimenticati.
Dorothy Stang

Quel giorno di febbraio del 2005 sr. Dorothy era andata in un assentamento (villaggio provvisorio di contadini) a più di 50 km dalla città di Anapu (stato del Pará, Amazzonia brasiliana) per una riunione sulle minacce di morte che gli agricoltori stavano ricevendo dai proprietari terrieri del posto.

Lei stessa era oggetto di ripetute minacce. Arrivando, aveva saputo che in una capanna stavano due persone ritenute assassini su commissione (pistoleiros). Andò a trovarli e parlò con loro, cercando di farli desistere dal loro “lavoro” e li invitò alla riunione. L’invito fu accettato. Dopo la riunione diede loro una benedizione. Poi, come era solita fare, passò la notte in una capanna dell’assentamento.

La mattina seguente, presto, si era messa in viaggio accompagnata da un uomo. Poco dopo, le si misero davanti i due pistoleiros. Sr. Dorothy chiese loro perché le persone di una fazenda buttavano semente di gramigna nei campi dei contadini, distruggendo così il loro lavoro.

Dopo un momento di botta e risposta, tirò fuori dal suo zainetto la Bibbia, dicendo: “Questa è la mia arma” e lesse alcune delle beatitudini di Matteo: “Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5, 5-6.9).

Uno dei due disse: “Suora, questo non c’entra niente!”. Poi fece un cenno all’altro, estrasse la pistola e sparò il primo colpo. Ne seguirono altri cinque. Sr. Dorothy cadde a terra e il suo corpo rimase abbandonato lì fino al tardo pomeriggio, nonostante la pioggia.

Un’avvocata ha detto: “Non è ammissibile che qualcuno abbia avuto il sangue freddo di assassinare sr. Dorothy, non solo per i meriti per il lodevole lavoro che ha realizzato, ma soprattutto per la dolcezza che trasmetteva a tutti coloro con i quali trattava. È impressionante come, dopo aver lottato tanto, dopo aver conosciuto tanta durezza, tante crudeltà, ancora sapesse conservare sempre tanta amabilità”.

Spirito di pionera

Dorothy Stang era americana, nata a Dayton nel 1931. Entrata nella congregazione delle Suore di Notre Dame de Namur, dopo la professione si era dedicata per quindici anni all’insegnamento nelle scuole della sua congregazione.

Il 1966 aveva segnato una svolta nella sua vita, quando fu trasferita a Coroatá, nel Nordest brasiliano. In una situazione di gravi ingiustizie contro i contadini, lei e i sacerdoti della parrocchia realizzarono un’opera di coscientizzazione e organizzazione della gente e riuscirono a far rispettare la legge nell’acquisto e nell’affitto della terra, come pure nella vendita dei prodotti.

Questo impegno non piacque ai proprietari della regione, perché si resero conto che stavano perdendo il controllo della situazione. Ci furono attacchi contro il centro parrocchiale. Alle volte fu necessario nascondere i lavoratori e portarli poi di notte nella capitale dello stato per presentare le denunce alla polizia.

Sr. Dorothy lavorava soprattutto con le donne. Una grande vittoria fu ottenuta nel 1973 con la fondazione in Coroatá del Sindacato dei Lavoratori Rurali.

L’apertura della Transamazzonica però con la promessa di concessioni di terra da parte del governo attraeva molte famiglie. Sr. Dorothy, col suo spirito di pionera, nel 1974 decise di andare nel Pará per accompagnare gli emigranti. Passò per diversi luoghi, lavorando sempre in mezzo ai poveri, finchè si trasferì nello Xingu.

Si presentò al vescovo, mons. E. Kräutler, che così racconta il loro primo incontro: “Mi ha chiesto di lavorare nello Xingu. È stato nel 1982, ricordo come fosse ieri. Ha detto che voleva lavorare in mezzo ai poveri, fra i poveri più poveri. Al momento non le ho creduto molto, perché è molto difficile, soprattutto per una donna, resistere in una situazione di miseria così. Ma lei non passava in mezzo ai poveri, viveva con i poveri. Ce l’ha fatta e ha dato un esempio di dedizione, di generosità e di abnegazione molto raro oggi”.

Alla radice dell’ingiustizia

Sr. Dorothy visse i primi due anni in una capanna come quelle della sua gente della quale conobbe e studiò in profondità i problemi. Non si mise a fianco del popolo, lasciando le cose come stavano, in un atteggiamento assistenzialista che avrebbe creato dipendenza e avrebbe impedito alle persone di stare in piedi da sole.

È andata alla radice della realtà, scoprendo che le cause della povertà della popolazione erano il latifondo, le ditte esportatrici di legname, l’agricoltura industriale. Questi gruppi economici, sotto il pretesto della produttività che accarezza le orecchie del governo, si impossessavano di terre dello Stato e invadevano i territori delle popolazioni tradizionali, indios, piccoli contadini e famiglie che vivono lungo i fiumi.

Promuovevano la devastazione delle foreste, occupavano illegalmente le terre, inquinavano le acque, usando a questo fine, anche con l’appoggio del potere politico, giudiziario e della polizia, varie forme di violenza, che andavano dalla minaccia alla depredazione e fino all’assassinio.

I proprietari terrieri mantenevano milizie private che spadroneggiavano sulla popolazione, apparivano in pubblico mostrando sfrontatamente le proprie armi (che all’occorrenza usavano), il più delle volte senza essere controllati dalle forze dell’ordine.

A questo si aggiunga la grave carenza della giustizia, che nella sua maggioranza non aveva assimilato il principio della funzione sociale della proprietà della terra, sancito dalla Costituzione.

I giudici si mostravano estremamente parziali nelle loro sentenze, favorendo i grandi proprietari, che esibivano molte volte titoli di proprietà falsi, ed espellendo le comunità dei contadini dalle terre che occupavano da decine di anni. L’impunità nei riguardi degli assassini e dei loro mandanti era quasi generale, mentre gli agricoltori solo per un sospetto erano imprigionati e rinviati a giudizio.

Vittima dell’amore

Vale la pena ascoltare la descrizione che in una sua lettera sr. Dorothy fa della situazione dei contadini del Pará: “L’avidità degli invasori (di terre), dei padroni delle fabbriche di legname che tagliano illegalmente gli alberi, e degli allevatori di bestiame che bruciano la foresta, impoverisce la già bassa fertilità della terra, causa erosione e aumento della temperatura e diminuzione delle piogge.

Quando i coloni tentano di difendere le loro terre, sono accusati di violenza. Le loro case sono state bruciate e recentemente un gruppo di pistoleiros incappucciati pagati dagli allevatori è stato respinto dai contadini e uno è stato ucciso. Questa è la ragione per cui sono stata falsamente accusata di fornire armi ai contadini”.

In questo ambiente viveva e lavorava Dorothy. Il suo amore per i poveri, ai quali mostrava tutto il suo affetto e la sua dedizione, e il suo senso della giustizia l’hanno portata a “mettersi decisamente dalla parte degli emarginati, degli esclusi da un sistema capitalista selvaggio che regna nella nostra regione”, commenta il suo vescovo, mons. Kräutler.

Per questo “si è trovata in una posizione contraria agli interessi e le ambizioni di una oligarchia che vuole impossessarsi dell’Amazzonia per usufruire delle sue ricchezze senza nessuna preoccupazione delle conseguenze per le future generazioni.

Il motto è ‘approfitta intanto che puoi’ e chi abbozza una reazione contro questo modello corre il rischio di vita, perché i rappresentanti di questo sistema che aggredisce l’Amazzonia regiscono e tramano contro chi non sta nella loro linea. Dorothy è stata vittima del suo amore per l’Amazzonia. A causa di questo amore ha per so la vita”, conclude il vescovo.

Sr. Dorothy lavorava seriamente: ha fatto uno studio minuzioso della situazione fondiaria di ognuna delle proprietà rurali della regione. Così ha scoperto che molte terre erano occupate illegalmente e dovevano tornare in proprietà dello Stato.

Quindi le ha rivendicate per la riforma agraria che doveva favorire i senza terra. Sulla base di documenti distruggeva qualsiasi falso argomento di coloro che volevano difendere titoli fittizi e denunciava alla giustizia le illegalità.

Non solo, ma risvegliava nei contadini il senso della loro dignità e dei loro diritti, costituendoli in comunità e promovendo continue riunioni per riflettere sulla situazione e per scoprire che la povertà non era frutto del caso o della sfortuna, ma di un sistema che la manteneva per vivere e prosperare.

Opere e progetti

Sr. Dorothy non si limitava alle parole: con coraggio e perseveranza ha promosso opere e progetti a beneficio della popolazione per il suo sviluppo integrale. In primo luogo ha promosso la costruzione di 27 scuole, ottenendo dal governo il pagamento dei professori, mentre lei e la popolazione ne garantivano la costruzione attraverso un lavoro comunitario.

Ha creato anche una scuola di formazione dei professori, la prima nella Transamazzonica e con gli aiuti che riceveva da parenti e amici degli Stati Uniti ha finanziato gli studi di agraria per giovani in scuole specializzate del Brasile. “Sr. Dorothy mi ha sempre stimolato. Se ho terminato le elementari e le superiori e adesso sono tecnico agrario, lo devo a lei”, riconosce Geraldo Magela de Almeida.

Una delle cause principali della sua morte sono stati i PDS (Progetti di Sviluppo Sostenibile), assentamentos di contadini basati sull’agricoltura familiare, estrazione e industrializzazione dei prodotti della foresta, rispettando l’ambiente.

Inoltre, per evitare lo sfruttamento dei grandi proprietari e perché la gente evitasse di dover andare a comprare nella città lontana, ha creato piccoli supermercati comunitari, dove i prodotti erano venduti a prezzi accessibili. E ha curato la costruzione di due piccole centrali idroelettriche.

Il Consiglio municipale di Anapu ha approvato, pochi mesi prima della sua morte, una mozione in cui sr. Dorothy veniva dichiarata “persona non grata” e la polizia l’aveva accusata di formazione di banda criminale e di omicidio. Proprio lei che riprendeva duramente i contadini che volevano usare le armi e non ammetteva persone armate alle riunioni.

Sr. Dorothy non si è fermata davanti alle minacce. Da un lato diceva: “Nessuno butterà via una pallottola contro una vecchia come me” e dall’altro si preoccupava per la sua gente: “Io non corro pericolo di vita, ma i contadini sì. Loro hanno una famiglia da sostenere”.

In un’altra occasione ha dichiarato: “Preferisco parlare di vita, non di morte. Credo in Dio e che Lui sta con me. Il popolo sogna una vita migliore con il Progetto di Sviluppo Sostenibile di Anapu. Non ho tempo di pensare a qualcosa di negativo. Ma se loro mi uccideranno, vorrei essere seppellita in Anapu, vicino a questo popolo umile. Per me niente sostituisce la gioia di vedere felice il nostro popolo”.

Il suo seme è nato

La sua morte è stato l’effetto di un sistema che si è sentito minacciato da questa fragile donna che aveva come armi la sua fede in Dio e il suo amore ai poveri. Però, come ha commentato un agricoltore di Anapu durante il funerale: “Hanno abbattuto sr. Dorothy, ma il suo seme non è morto, è già nato”.

Concludiamo ancora con le parole di mons. Kräutler, anche lui minacciato di morte, che più di tutti l’ha conosciuta: “Chi è stata sr. Dorothy? Comprendiamo e capiamo la sua missione solo partendo dalle Beatitudini. Le ultime parole che ha pronunciato in vita sono i versetti del Vangelo che le riproducono. Dopo la sua morte Dorothy è diventata da un giorno all’altro centro di attenzione dei mezzi di comunicazione.

Alcuni l’hanno chiamata ‘missionaria nordamericana’ e hanno dimenticato che lei si era naturalizzata brasiliana per manifestare anche attraverso questa sua decisione quanto amava il Brasile. Ha adottato il Brasile come sua patria. Altri l’hanno denominata ‘militante’, o si sono riferiti a lei come una ‘lottatrice’, termini attinti dal linguaggio militare.

Chi è stata realmente sr. Dorothy? Già la maniera con cui il popolo semplice si rapportava con lei o parlava di lei e come lei è stata conosciuta nella Transamazzonica e ad Altamira è sempre ‘sr. Dorothy’. Proprio suora! Suora religiosa! Membro della Congregazione delle Suore di Nostra Signora di Namur, fondata da Santa Giulia per dedicarsi ai poveri.

Di rivoluzionario Dorothy non ha avuto niente, a meno che ‘rivoluzionaria’ significhi donazione della vita per il Regno di Dio a favore dei poveri, seguendo l’esempio di Gesù e della fondatrice della sua Congregazione.

È stata una sostenitrice convinta della non violenza, ma questo non vuol dire che è stata una donna passiva. Al contrario: la sua non violenza è stata attiva, è stata resistente, è stata di una perseveranza impressionante.

Dorothy è stata suora e ha portato la sua consacrazione all’estremo. La spiritualità, la motivazione che l’ha ispirata, illuminata e orientata è stata il Vangelo che sempre ha compreso come Buona Notizia annunciata ai poveri e agli esclusi. Ha testimoniato questa fede con la vita e la morte. Sapeva che Dio stava con lei.

Nell’ultima intervista che ha dato a un giornalista ha affermato testualmente: ‘Io credo molto in Dio e so che Lui sta con me!’. E ancorata in questa fede, ha aggiunto: ‘So che loro mi vogliono uccidere, ma non fuggirò. Il mio posto è qui, a fianco di queste persone costantemente umiliate da gente che si considera potente!’.

Il grande segreto di sr. Dorothy, l’ispirazione della sua vita, la ragione della sua esistenza, il motivo per il quale è venuta in Amazzonia, è la sua fede nel Signore, trasformata in un amore per i piccoli, un amore senza misura e senza limiti.

Chi ha fede non ha paura nemmeno dei suoi carnefici. Chi ha fede fino a morire sa che sta nelle mani di Dio. Dorothy ha amato la vita, ma non ha temuto la morte”.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons