Dopo le elezioni
Numerose le lettere giunte in redazione dopo la tornata elettorale amministrativa. Qualcosa di nuovo?
«Caro Direttore, vorremmo guardare a queste elezioni in modo meno ideologico di quello che la piena del fiume annuncia. Crediamo che non debba essere fatto l’errore di affermare che la vittoria ai ballottaggi sia di una parte politica, nonostante i numeri e la ragionevolezza evidenzino questo.
«Forse il centro sinistra, ha saputo captare meglio certi segnali (anche se ormai, più che di segnali, si può parlare di espressioni chiare) che giungevano dal Paese reale, insieme ad una certa stanchezza nei confronti delle attuali dinamiche politiche. Comunque pare chiaro che in queste consultazioni sono saltate tutte le posizioni precostituite ed occorre attrezzarsi per leggere la complessità e le indicazioni che vi stanno dietro.
«È indubbio che da tempo c’era sia la necessità, sia la voglia di cambiare: le troppe crisi in atto (economica, morale, sociale, ecc.) lo pretendevano. C’era una diffusa stanchezza di gossip e ripiegamento su problemi di pochi mentre si invocava, forse non gridata, una politica più attenta ai problemi veri delle persone. E al di là della forte connotazione personalistica, questa esigenza emergeva anche in quell’elettorato che ha seguito e segue la famosa “discesa in campo” del 1994 e, come non mai, anche all’interno dello stesso Pdl si sono progressivamente formate “correnti” e malumori.
«Altro punto da analizzare, molto dettagliatamente, sono le proporzioni di vittoria di alcuni sindaci. Ad esempio De Magistris a Napoli, piuttosto che Pisapia a Milano e certamente Zedda a Cagliari, dove il centro sinistra non calca le scene da molto più di 20 anni. Infatti i conti non tornano se guardiamo le cifre di ciascuna vittoria.
«Più che alchimie o rivendicazioni è bene segnarci alcune parole chiave che in questa tornata elettorale sono risuonate più di altre: giovani, partecipazione, legalità, meritocrazia, bene comune, semplificazione, facce nuove e fuori dagli schemi. Pur timidamente, ma in modo sicuramente sostanziale, queste realtà hanno pesato sull’esito. E molte di queste parole hanno trovato una certa, positiva declinazione a Milano che torna ad essere quel laboratorio politico che l’ha contrassegnata in varie epoche.
«Ci auguriamo, da cittadini, che i vari leader capiscano che non è il caso di perpetuare in tattiche ma guardare a strategie di scenario e correre qualche rischio pur con la consapevolezza di perdere posizioni di rendita».
Lina e Paolo De Maina
Cari De Maina, grazie della vostra analisi, sulla quale concordiamo in più punti. Mi preme sottolineare, tra tutto quanto scrivete, il sentimento che la politica ha bisogno di qualcosa di nuovo, di limpido o perlomeno di più chiaro. In particolare la gente chiede ormai di contare di più in politica e perciò di poter scegliere per chi votare.
Lo sappiamo, le elezioni amministrative non sono quelle politiche, e le norme elettorali sono diverse. Ma mi sembra che queste elezioni dimostrino che gli elettori vogliono poter scegliere da chi farsi governare. In questo senso una riforma elettorale appare necessaria e urgente. Che sia proporzionale o maggioritaria, l’importante è che si arrivi veramente a poter scegliere di nuovo i propri candidati.
Michele Zanzucchi