Dopo la rivolta l’attesa del permesso

I 1300 immigrati libici, protagonisti della protesta vivono stipati in un centro omologato per 700 tra lentezze burocratiche e silenzi del Governo  
Immigrati in cerca di soggiorno

A Bari, dopo la protesta degli ospiti libici del centro di accoglienza C.A.R.A. nei primi giorni di agosto, la situazione è tornata alla normalità, secondo la dichiarazione dell’assessore all’accoglienza del comune di Bari, Fabio Losito.

 

La tensione è stata legata alle lentezze del sistema nazionale nelle procedure di protezione e controllo dei richiedenti asilo in fuga da un paese in guerra. Dopo alcuni dinieghi e in qualche caso assenza di risposte, da parte del governo nazionale, i migranti si sono uniti per farsi sentire e cercare di accelerare i tempi del rilascio dei loro permessi di soggiorno. Ma, «la prefettura di Bari, -spiega l’assessore Losito, è tenuta ad attenersi alle direttive del Ministero dell’Interno, dal quale dipendono le decisioni e le procedure burocratiche per la verifica dei requisiti degli immigrati.

 

Ha contribuito all’insorgere della rivolta, l’inadeguatezza di un sistema di accoglienza che concentra in un’unica località l’ospitalità degli immigrati. Si è trattato, infatti, di circa 15 dinieghi di permesso, che hanno innescato la protesta della numerosa presenza di ospiti presso il centro C.A.R.A. gestito dalla prefettura barese. Il Centro ospita attualmente un numero superiore di persone rispetto alle sue possibilità. Parliamo di 1200-1300 presenze stabili, in una struttura omologata per 744 posti e successivamente ampliata a 900.

 

In questi giorni, il sottosegretario Mantovano ha aumentato il numero delle commissioni per l’immigrazione, con l’intento di snellire le procedure e di velocizzare le pratiche di verifica e rilascio dei permessi di soggiorno per le persone in fuga dalla guerra. I migranti non sono tutti libici, ma provengono da tutta l’Africa, successivamente stanziatisi in Libia a causa di diverse condizioni di crisi nei loro paesi di origine e infine costretti a fuggire a causa dello scoppio della guerra.

 

Un’altra misura alla quale si sta lavorando nelle commissioni preposte del governo, è il dislocamento degli immigrati in un numero più ampio di centri di accoglienza, su tutto il territorio nazionale. Intanto, confidiamo nella capacità del governo di far fronte celermente alle esigenze di queste comunità, già sufficientemente provate dalle difficoltà di una vita in fuga da condizioni di vita precarie ed ingiuste, quale responsabilità civile e morale che non può essere disattesa.

 

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