Dopo la lettera del papa

Il papa indica il necessario passaggio alla riscoperta di una Chiesa che è comunione, in cui tutti sono corresponsabili.
Sean Brady

Con le dimissioni di alcuni vescovi in Irlanda, fra cui quelle recenti di mons. Magee, la Chiesa dell’isola e i commentatori laici parlano di un momento di crisi decisivo. Si ha l’impressione che gli irlandesi desiderino sentire una parola di speranza che li aiuti ad andare avanti. L’ho constatato prendendo parte come ospite a un programmatv molto seguito qui, Tonight with Vincent Browne, quando ho sottolineato come il papa avesse invitato la Chiesa d’Irlanda a ricominciare, partendo dalle radici del Vangelo. Le reazioni sono state molto positive. Il papa nella sua lettera agli irlandesi ha ricordato tre momenti decisivi della nostra storia, che hanno segnato altrettanti nuovi inizi: l’arrivo del Vangelo nell’isola, con la conseguente fioritura del movimento monastico che contribuì a diffonderlo in tutta Europa; la Riforma, quando i cattolici irlandesi si mantennero fedeli nonostante le persecuzioni; e infine la straordinaria crescita della Chiesa nel Novecento dopo l’indipendenza, con la nascita di scuole, ospedali, enti assistenziali e l’espansione missionaria. Per il papa, in definitiva, un nuovo inizio è possibile.

Cosa fare ora? Il papa offre dei suggerimenti. Cita sant’Agostino, sul rapporto dei vescovi con i fedeli: è per te che sono vescovo, con te sono un seguace di Cristo. Il papa indica il necessario passaggio alla riscoperta di una Chiesa che è comunione, in cui tutti sono corresponsabili, non soltanto il clero, con i fedeli ridotti al rango di collaboratori.

Questo non è un cambiamento che può avvenire velocemente, e il papa ne è consapevole. Non è solo una questione spirituale: come ha precisato Benedetto XVI in una recente udienza, sono necessarie riforme istituzionali. Molto di ciò che il papa vuole dire è racchiuso nella preghiera che ha mandato agli irlandesi. Ci riporta direttamente alla sorgente della nostra vita: la vita trinitaria di Dio che è Amore, fonte e modello in Gesù del nostro essere l’uno per l’altro nella comunione. Il rinnovamento in questa luce è, per il papa, affidato soprattutto alle giovani generazioni.

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