Dopo il tradimento

Essere fedeli è importante? E perdonare si può? Sì, entrando nelle esigenze dell’altro. Una coppia alla prova.
Famiglia

Lui: «Ho 50 anni e sono sposato da 22. Ho sempre amato mia moglie e i nostri tre figli. Un anno fa l’ho tradita. Come coppia andavamo bene, non c’erano grossi problemi. Fin dal tempo del fidanzamento avevamo deciso di dirci tutto, mi sentivo capito, lei era sempre al corrente di tutto. Sul lavoro invece era un periodo difficile, economicamente faticavo ad arrivare a fine mese, le spese erano tante. Poi la ditta si è trasferita ed è cambiato radicalmente l’ambiente di lavoro. Prima c’era amicizia, ci si capiva al volo, niente parolacce o discorsi equivoci. Ora invece mi ritrovavo in un mondo diverso, “normale”, competitivo, rapporti freddi, espressioni colorite, un modo “libero” di vedere le cose in tutti i campi, compreso quello coniugale. Tutta gente con figli, ma se capitava l’avventura non si tirava indietro, anzi, e poi lo raccontava. Sapevano dei miei ideali di vita cristiani e ogni tanto mi stuzzicavano: «Tu non puoi farlo». Dai e dai, tra continue difficoltà economiche e battute, ho cominciato a mettere in discussione le mie scelte, con domande tipo: avrò fatto bene a lavorare sempre onestamente? Essere fedele a mia moglie è così importante, o un piccolo tradimento è innocuo? Mille volte mi rispondevo che sì, avevo fatto bene, ma le domande ritornavano. Avevo la testa piena di problemi, poche energie e mi pesava un po’ anche il fatto che ci fossero pochi momenti di intimità tra di noi. Non andavamo al cinema e non le portavo fiori, anche se mia moglie l’ho sempre trattata come una regina. Era, anzi è una regina per me».

 

Lei: «Non mi sarei mai immaginata che potesse succedere a noi, per le nostre scelte di fede, per come abbiamo impostato la nostra famiglia. Una volta mi propose di andare a prendere un gelato, in una cittadina vicina, con una “signorina”. Rifiutai; figurarsi se per una volta che ci concedevamo un gelato fuori lo facevamo insieme ad un’altra! La cosa però mi sembrò strana, e gli chiesi se per caso c’era qualcosa che mi doveva dire. Un po’ seria, un po’ scherzando, gli dissi: “Guarda che se c’è qualcosa, mi rendo conto che può succedere, uno può avere un momento di simpatia o una sbandata, in tanti anni può capitare”. Quando mi disse di no, mi misi l’anima in pace. Infatti la sua presenza in famiglia era sempre “bella” e concreta ed io mi sentivo amata, nonostante lui da qualche tempo fosse entrato in una crisi che aveva investito tutta la sua persona, soprattutto nel campo lavorativo ed economico, ma anche dal punto di vista spirituale. Cercavo di stargli vicina».

 

Lui: «Non so come sia capitato. Con una collega avevamo lavorato insieme per alcuni anni: era più giovane di me, single, non particolarmente attraente. Andavamo a mensa insieme con tutti gli altri. In seguito ho cambiato lavoro e non l’ho più vista. Qualche settimana dopo lei mi ha chiamato, ci siamo risentiti e poi abbiamo cominciato a vederci: passeggiavamo insieme. C’è stata un’affettività oltre l’amicizia, ma niente altro. Mi sentivo leggero, fuori della realtà, con lei non avevo pensieri, né problemi da risolvere. Vedevo solo il lato bello, poter parlare del più e del meno, del tempo e della moda; invece con la moglie parli sempre e solo di cose concrete, i figli che tornano tardi, i soldi che non bastano mai. Nella coppia spesso c’è comunicazione, ma poca complicità. Con un’estranea invece è più facile scordarsi i problemi. Comunque la voce dentro mi ripeteva che stavo sbagliando ed io ne ero più che convinto. Pensavo: se i miei figli venissero a saperlo, non me lo perdonerei mai. E poi non volevo far soffrire mia moglie, per cui ero deciso a smetterla prima che lo sapesse, e l’ho anche detto alla collega. Poi un giorno, mentre ero a casa, è arrivato un suo messaggio al cellulare».

 

Lei: «Dopo lo squillo imprevisto del telefonino, chiesi a mio marito chi era, mi rispose qualcosa di non chiaro. Il giorno dopo uscimmo insieme e trovò il coraggio di raccontarmi tutto. Mi è crollato un mito. Mai avrei immaginato che potesse succedere a noi, una grande delusione. Ero molto arrabbiata, sono stata male per mesi, anche se subito ho fatto un passo nel mio cuore. Mi sono detta: “Sono anni che dico agli altri che bisogna amare per primi, anche il nemico, e cerco di farlo. Adesso sono capace di mettere in pratica fino in fondo le cose in cui credo?”. Ho capito che dovevo perdonare e dimenticare. Mi è costato tanto, una grande fatica. E ho dovuto rifarlo nei mesi successivi; ogni tanto infatti mi tornava dentro il dolore, anche perché avevo perso fiducia in lui. Bastava un suo ritardo per farmi venire il sospetto. Mi ricordo anche che parlavo da sola, per strada, per sfogarmi. Ho un rapporto bello con lui, quindi non capivo come fosse stato possibile. Pensi di conoscere una persona fino in fondo e poi scopri qualcosa che non immaginavi. D’altra parte queste cose fanno parte della vita: se uno è credente e fa certe scelte, non è più protetto degli altri».

 

Lui: «Mi sentivo goffo, affaticato, con un peso dentro enorme. Lei mi ha compreso, accolto, soprattutto mi ha dato tempo».

 

Lei: «Dopo la decisione di perdonarlo, la prima cosa è stata riavvicinarmi a lui, anche fisicamente. Gli uomini vivono la sessualità in modo diverso da noi donne, che dovremmo forse considerare di più questo aspetto, per volergli bene, perché per loro può essere una difficoltà. Ho cominciato anche a curare maggiormente il mio abbigliamento; da allora scelgo con lui cose belle da indossare, voglio che sia lui a dirmi come mi sta quel dato vestito».

 

Lui: «Nella coppia bisogna abituarsi a “guardarsi”, essere attenti ai comportamenti. Un gesto, una frase che sembra banale potrebbe essere un segnale di aiuto che lei o lui ti manda. Meglio prevenire».

 

Lei: «Quello che è capitato a noi può capitare a tutti. Sono esperienze dolorose che possono aiutare a capire altri che si trovano in situazioni simili. Una cosa infatti è dare consigli senza averlo sperimentato, un’altra è dire: “Ci sono passata e ho reagito in questo modo”. Comunicarsi tutto, ricominciare sempre, amare per primi, “vedersi come persone nuove” ogni mattina: ne siamo venuti fuori pian piano, sfruttando le basi che avevamo messo alla nostra vita di coppia fin dall’inizio. Da allora tra noi ci sono meno alti e bassi: il superare insieme questo momento critico ci ha dato una stabilità di rapporto tutta nuova e più alta».

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