Door art: dove l’arte è comunione

Uno spazio tra artisti apre scenari interessanti per riportare arte e bellezza nel quotidiano
I due protagonisti di Door art

È indubbio. L’Italia ha sempre avuto, da tempi immemorabili, due eccellenze che l’hanno contraddistinta e posta ai vertici: l’arte e il cibo. A LoppianoLab, fucina di idee per sperare con l’Italia, nella serata della cosiddetta Open city (città aperta, vocazione peraltro intrinseca di Loppiano) – un caleidoscopio di iniziative tra arte, spettacolo, musica e tanti “assaggini” dal fritto di pesce di Cesenatico, alla piadina romagnola, alla cucina toscana – questi punti di forza del Belpaese si sono uniti.

 

Curiosando qua e là, in un clima da vera festa di popolo, mi imbatto in uno spazio espositivo pieno di opere d’arte dove campeggia un panorama di città tutto rigorosamente realizzato con materiale di scarto: passione e vocazione artistica di Roberto Cipollone, in arte Ciro, che con maestria, intuito, estro riscopre un’altra vocazione a chiodi arrugginiti, imbuti o carcasse di vecchi portoni. Le parole non possono riproporre l’incanto di questo nuovo scenario.

 

Poi incontro un pittore, coraggiosamente vestito di bianco, che completa un quadro dai colori che esplodono nel grande foglio, a piedi nudi. Lo interrompo con tutta la sacralità possibile e ci presentiamo: Angelo Antonio Falmi, originario di Piacenza, residente in Toscana e docente all’Accademia di belle arti di a Catanzaro. Partiamo bene per quest’unità nazionale vissuta a tutto tondo. Il discorso fila e si giunge ad un punto topico: «L’arte non è qualcosa da relegare in musei o esposizioni, che sono importanti e servono, ma è e deve essere un fatto quotidiano. Del resto arte vuol dire fare, e il fare ci porta all’azione che è il nostro modo naturale di vivere, di esprimerci».

 

Il biglietto appeso accanto a uno dei quadri, “Door Art”, ci apre – è il caso di dirlo – ad una nuova prospettiva: «Stiamo aprendo un’esperienza nuova tra diversi professionisti per sfatare il mito che l’artista è individualista. Certo vi è la piena espressione di se stessi, ma questo non esclude, anzi stimola e sviluppa l’incontro con un altro artista per aprire piste nuove. “Door Art” punta a promuovere e posizionare l’immagine degli artisti aderenti al progetto: uno spazio, che sarà anche web, accogliente e moderno, in grado di raccogliere diversi aspetti della produzione artistica». Oggi del gruppo fanno parte, oltre il nostro Falmi, il pittore bresciano Ettore Goffi, lo scultore tedesco naturalizzato ligure Tobias Lindner, il pittore veneto Toni Salmaso e la pittrice iraniana Tannaz Hosseini Lahiji. «Da questa formazione iniziale abbiamo tante altre persone che si stanno unendo, come creatori di mosaici, restauratori e docenti d’arte. Vorremmo sensibilizzare tutti coloro che gestiscono spazi pubblici e privati, come ospedali, uffici, biblioteche, abitazioni a pensare, come dicevo, che l’arte è un fatto quotidiano, che chiede cittadinanza e porta nuova cittadinanza. Bisogna sfatare quel bruttissimo concetto economico che d’arte non si mangia. La bellezza e l’economia devono trovare un nuovo patto come fu in altri tempi».

I più letti della settimana

La narrazione che cura e cambia il mondo

Chi non vuole la tregua a Gaza?

Lo sguardo di Paolo Ricca

La ferita e la luce

Foto PEXELS

Ripristinare la natura

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons