Donne, lavoro e emigrazione
Una ricerca degli studenti dell'Istituto Einaudi di Chiari offre uno scorcio sulla storia del Sud-ovest bresciano.
Sono ancora loro, gli studenti delle classi del triennio dell’Istituto tecnico commerciale “Einaudi”di Chiari (Brescia) – indirizzo Lac (Liceo amministrazione controllo): quelli che per le loro ricerche su temi di attualità si preparano leggendo Città Nuova. Dopo aver visitato una mostra sul lavoro femminile hanno avviato un progetto di ricerca, coordinato dalla prof. Claudia Piccinelli, mirato a riorganizzare le testimonianze delle donne del territorio, coinvolgendo direttamente le loro nonne, zie, vicine di casa, conoscenti.
«Abbiamo scelto un tema, il lavoro della donna, che in passato comportava un allontanamento dalla famiglia – spiegano – riscoprendo così la storia dell’emigrazione stagionale o di lunga durata, inscritta in un percorso circolare che oggi vede gli spostamenti di altre donne che migrano nei nostri territori mosse dagli stessi bisogni».
È così stata pubblicata la ricerca “Donne che migrano per lavoro. Uno spaccato di storia del sud-ovest bresciano”, corredata da un audio-video. Raccoglie le testimonianze di una cinquantina di donne, coinvolte dagli studenti, che si sono recati personalmente presso le loro abitazioni. Hanno registrato la testimonianza che poi è stata riportata per iscritto, mantenendo il registro linguistico delle intervistate – anche con espressioni dialettali – per conservare la freschezza della testimonianza stessa. «Ogni donna ha fatto rivivere agli studenti il proprio passato. Ci si rendeva conto della loro voglia di raccontarsi, in un susseguirsi di ricordi e racconti spesso enfatizzati, ma che ben esprimono il mondo ormai poco o nulla conosciuto di queste donne che hanno dato un contributo all’economia della propria famiglia».
Storie di mondine soprattutto a Trenzano, Comezzano-Cizzago , Chiari e Pontoglio, che amano raccontarsi con il loro canto. Donne che cercavano di arrotondare la paga delle risaia andando alle ortaglie, grandi orti alle periferie delle città dove rimanevano fino a settembre-ottobre per la raccolta degli ortaggi. Donne di servizio pendolari tra Chiari e Milano, oppure quelle che in città ci dovevano stare mesi o addirittura anni prima di tornare a casa perché il viaggio costava come una settimana di lavoro. Donne che hanno lasciato l’Italia per trasferirsi all’estero per dieci, quindici, diciassette anni, come operaie nelle ditte svizzere, e là si sono formate una famiglia.
«Abbiamo conosciuto donne straniere – raccontano gli studenti – che ora arrivano nel nostro territorio a cercare un lavoro per contribuire al sostentamento delle loro famiglie. E proprio le testimonianze di queste donne ci aiutano a cogliere meglio quelle delle nostre nonne, zie, prozie, vicine di casa, la cui storia non è stata scritta da nessuna parte, ma che è risultata determinante perché fatta di duro lavoro, sacrificio, consapevolezza di avere un ruolo attivo nella propria famiglia».
«Documentando il lavoro di queste donne – conclude la professoressa Piccinelli – abbiamo voluto restituire loro la giusta dignità e il meritato valore, e offrire un piccolo spazio nel quale possano avere voce». Una delegazione di studenti sarà impegnata, anche durante l’estate, nelle serate di presentazione del progetto.