L’autonomia delle donne

Dal 1922 (in Italia) festeggiamo la Giornata Internazionale delle donne, colorata di giallo, di vitalità e forza. Una data che ci ricorda le conquiste nel processo di autodeterminazione che non si riconduce solo alle questioni legate alla sessualità.

In generale l’autodeterminazione consiste nella facoltà di operare scelte autonome.

Dal punto di vista psicologico la Teoria dell’Autodeterminazione “self – determination” di Richard M. Ryan and Edward L. Deci – ricercatori americani – vede l’essere umano come un organismo attivo che tende a realizzare le proprie capacità e a sviluppare armonicamente i vari aspetti della sua personalità. Tale tendenza si sviluppa in interazione con l’ambiente, che può ostacolarla o favorirla.  Secondo Decie Ryan in ogni persona ci sono tre bisogni innati fondamentali: il bisogno di competenza (sentirsi efficace nelle interazioni con l’ambiente e nell’esercitare ed esprimere le proprie capacità); il bisogno di autonomia (sentirsi in grado di compiere delle scelte, di impegnarsi in attività che nascono dalla propria volontà e non sono causate o imposte dalla volontà altrui); e il bisogno di relazioni con gli altri (sentirsi integrati con gli altri, sentirsi appartenenti a un gruppo o una comunità, star bene con gli altri).

Per soddisfare questi tre aspetti una persona deve sviluppare una certa dose di autodeterminazione, fatta di abilità, conoscenze e convinzioni che permettano all’individuo di adottare comportamenti autoregolati, diretti verso un obiettivo e autonomi. Nel tempo, l’autodeterminazione conduce gli individui a impegnarsi in comportamenti agendo per scelta piuttosto che per costrizione.

Questa teoria vale per entrambi i sessi: per gli uomini e per le donne.

Nell’ultimo secolo tante donne nel nostro Paese, e non solo, hanno lottato per esprimersi e autodeterminarsi, a loro va il mio grazie, perché oggi ho una libertà che mi hanno regalato e che in qualche modo vorrei custodire preziosamente.

Dall’inizio del 900 festeggiamo questa giornata nata per ricordare la lotta dei diritti sociali delle donne. Oggi le strade sono piene di mimose, fiore scelto allora perché alla portata di tutti nel periodo del dopoguerra, il cui colore giallo, simbolicamente ricordava il passaggio dalla morte alla vita.

In questo giorno, è impossibile non ricordare anche tutte le donne vittima di femminicidio, tutte le donne che hanno fatto conquiste scientifiche, icone del mondo artistico, quelle che si chiedono se al colloquio di lavoro possono dire di avere figli, quelle lontane fisicamente che non hanno diritto di parola, quelle vittime di abusi, quelle che dopo aver passato il badge corrono dai figli sentendosi in colpa di non essere state presenti, quelle che non possono portare la minigonna, quelle che fanno del bene alla società, coloro che generano (anche solo spiritualmente) la vita.

Queste, e non solo, sono tutte donne che ogni giorno provano ad autodeterminarsi e in quella spinta motivazionale intrinseca – se orientata eticamente verso il bene – si può ritrovare il grosso contributo allo sviluppo e alla crescita della società.

Donne, mogli, professioniste, mamme, single, ciascuno alla ricerca del proprio “significato”, di quell’impronta che si vuole lasciare nel mondo. Buona festa!

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