Donna e vescovo

La chiesa d’Inghilterra apre all’ordinazione episcopale femminile e le chiese della Riforma vedono in modo positivo la nuova apertura
Donna vescovo

Disco verde dal Sinodo anglicano che con 378 voti favorevoli, 8 contrari e 25 astenuti ha approvato le linee guida che porteranno la donna a diventare vescovo per la Chiesa d’Inghilterra. Le proposte delineate da James Langstaff, vescovo di Rochester, potranno essere approvate nel Sinodo del luglio del 2014. «Queste misure ‒ ha detto il vescovo Langstaff ‒ guardano al giorno in cui la Chiesa d’Inghilterra prenderà una chiara decisione per aprire a ogni tipo di ministero senza distinzione tra donna e uomo, per cui tutti quelli che sono ordinati sono veri e legittimi titolari dell’ufficio che occupano».

In Italia la notizia nelle chiese della Riforma la notizia è commentata con soddisfazione. «La chiesa evangelica battista ‒ dice il pastore Herbert J.Anders ‒ ha da 30 anni il sacerdozio femminile. L’esperienza è stata positiva perché c’è una maggiore pluralità e diversificazione nel ministero. Le donne sono pienamente in grado di esercitare il ministero con competenza e preparazione teologica. Sono felice della scelta della chiesa anglicana, anche se noi nella nostra chiesa non abbiamo questo tipo di figure, ma abbiamo avuto, nel 2004 una donna che  è stata presidenete dell’Unione delle chiese evangeliche battiste in Italia».

Nella chiesa luterana ben da 45 anni esiste la possibilità per le donne di diventare sacerdote. «Posso dire ‒ aggiunge ‒ Jean Martin Kruse ‒ pastore della chiesa luterana ‒ che per noi è diventato normale avere delle donne sacerdote. È una ricchezza e le donne hanno un carisma particolare. La vocazione ad essere prete non dipende dal sesso, ma da chi ha la vocazione a farlo. Inoltre da 20 anni esistono le donne vescovo e la prima è stata proprio di Amburgo, la mia città».

Per loro, fondamentalmente, è una questione di giustizia perché «c’è una parità ‒ commenta Herbert J. Anders, pastore della chiesa evangelica battista ‒ , che non vuol dire eguaglianza, ma che esiste la stessa capacità di esercitare il ministero in un ambito ecclesiale. Sono per una chiesa che adoperi tutti i talenti che ha e non cammini su una sola gamba».

«Gesù ‒ chiosa il pastore Kruse della chiesa luterana ‒ ha sempre avuto, fin dall’inizio, delle donne accanto a lui con dei compiti importanti nella comunità cristiana e, secondo me, se un vescovo fa un buon lavoro o sbaglia, non dipende dal sesso, ma dal suo carisma che Dio dona a tutti, per cui ritengo giusto che anche le donne possano diventare vescovo».

Sul cammino ecumenico la questione pone ulteriori difficoltà, ma non per il pastore Kruse perché «un vero ecumenismo significa che ognuno ha la sua identità, che dovrebbe essere accettata e non essere un ostacolo verso l’unità. Anche noi non condividiamo alcune scelte di altre chiese ma non per questo non abbiamo un ottimo rapporto di fiducia. Ci sono ragioni a favore e ragioni contro l’ordinazione di donne vescovo, ma entrambe vanno rispettate».

Per il pastore Anders è necessaria un’apertura perché «se le chiese vogliono sopravvivere devono aprirsi al sacerdozio femminile. Il futuro non può essere riservato ad un unico sesso. L’espressione completa della creazione di Dio si differenzia in due sessi diversi, ma uguali di fronte a Lui».

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