Donare tempo e sorrisi

A Zurigo l'Associazione incontro promuove il servizio di distribuzione di cibo ai senza fissa dimora. Ci racconta la sua esperienza una volontaria
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Da alcuni anni a Zurigo chi si reca di sera in una strada della città che va dalla stazione a un albergo, può notare una lunga fila di persone indigenti che aspettano di ricevere del cibo. Una fila che è cresciuta notevolmente dopo l’arrivo dei profughi provenienti da Paesi in guerra. Ho avvicinato un’amica, una dei volontari, per sapere di più di questa eccezionale iniziativa caritatevole.

Simone Charis, da un anno circa sei venuta a Zurigo dalla Germania orientale, come mai?

Nel 2023 ho raggiunto l’età della pensione, dopo un servizio impegnativo in uno studio medico per tossicodipendenti a Dresda. All’inizio di questa nuova fase della mia vita, ho avuto la fortuna di trascorrere del tempo a San Gallo, in Svizzera. Avevo bisogno di distanza, di un cambiamento per entrare in una nuova fase della mia vita.

Un giorno un’amica mi ha chiesto se fossi disposta a trasferirmi da Dresda a Zurigo per occuparmi di due persone anziane con problemi di salute. Ho subito sentito che questo compito era adatto a me e ho accettato. Mi sono sentita a mio agio nella nuova città. Trovarmi in un nuovo Paese così nobile, ricco, bello sia dal punto di vista della natura che della gente, così aperta, mi ha fatto sentire subito a mio agio. Ben presto ho trovato tanti amici e amiche che mi hanno parlato di un’iniziativa per sostenere le persone ai margini della società. Mi sono sentita attirata a conoscerla.

Come si chiama questa iniziativa? Da chi ha preso il via?

Viene portata avanti dall’associazione chiamata “Incontro”. È stata avviata da suor Ariane e dal pastore Karl Wolf in risposta ai molteplici bisogni dei poveri, dei senzatetto negli anni precedenti e soprattutto durante la pandemia da Covid. Ogni giorno vengono somministrati 200-300 pasti caldi ai senzatetto, ai tossicodipendenti, ai profughi di guerra, alle persone indigenti in età avanzata, alle prostitute, agli alcolizzati. Questo avviene in una specie di caffetteria e mensa mobili a cielo aperto e con qualsiasi tempo. Inoltre, c’è il caffè Primero molto accogliente e ben arredato come punto d’incontro per riunioni, domande e chiarimenti.

Come si svolge? Chi vi prende parte?

I pasti caldi sono serviti ai nostri ospiti in un vicolo tra l’uscita di un hotel e la stazione ferroviaria. Dopo un benvenuto, le persone ricevono una bevanda, verdura, frutta, pane e alcuni beni di prima necessità come cibo in scatola, pasta, riso, caffè, tè, biscotti, sale, zucchero ecc. e poi un pasto caldo cucinato e portato dagli hotel a prezzo minimo. Ma molte persone sono sensibili e segni di solidarietà di vario genere arrivano da singoli, da parrocchie o altre istituzioni. Lì ho trovato il mio posto insieme a numerosi altri volontari che si alternano a seconda della loro possibilità.

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So che vai una volta la settimana. È una realtà certamente impegnativa… Come riesci a stabilire un contatto con le persone?

Sì, vado a Zurigo una volta alla settimana per incontrare queste persone. Certo, ero sorpresa nel costatare che esiste tanta povertà, necessità, ingiustizia in Svizzera. Non mi aspettavo questo lato oscuro. Spesso tornavo a casa scossa, commossa, ma allo stesso tempo profondamente appagata. Come dice il nome “Incontro”, l’attenzione è tanto rivolta al contatto con le persone quanto all’aiuto concreto. Quando è possibile, cerco di conversare con i nostri ospiti e soprattutto mi rivolgo a coloro che hanno un’espressione triste o rigida o si sentono “persi”. Uso le parole di tutte le lingue che conosco, e, se non sono sufficienti, allora ci intendiamo con gesti o altri segni. Spesso mi dicono: il cibo è importante quanto il tuo sorriso.

Due uomini di diverse età provenienti dallo stesso paese, arrivati solo due giorni fa avevano perso dei parenti. Abbiamo pianto insieme.

Un altro: “Oh, che bello poter parlarsi di nuovo. Sono passati tre mesi da quando abbiamo parlato insieme per la prima volta”.

Capisco quanto varie e dolorose sono le prove personali. Le conversazioni spesso si concludono con un abbraccio spontaneo con persone che non ho mai visto prima. Una giovane donna mi ha raccontato che suo padre è andato in guerra per difendere il suo Paese. Per non lasciare solo il marito, sua madre è partita con lui. Quindi questa giovane è stata in ansia due anni per entrambi i genitori.

Uno degli ospiti ci augura sempre la benedizione di Dio per quanto facciamo.

In un altro momento, abbiamo cantato canzoni popolari con un piccolo gruppo mentre aspettavamo. E di tanto in tanto ricevo dei dolcetti tipici da loro. Questi sono segni preziosi per me.

Mentre passavo davanti alle persone in attesa di cibo e le salutavo, ho sentito dietro di me qualcuno dire in russo… “È come una madre…” È stata una grande gioia. Sono espressioni che incoraggiano ad  aumentare i rapporti e questo è il dono più grande. Oltre al rapporto con gli ospiti, si crea una bella intesa anche con i volontari, con i responsabili o con le persone che passano di lì.

Ogni lunedì, una signora porta circa 20 pani fatti in casa per chi ha bisogno. Con un volontario, un insegnante esperto, abbiamo sempre conversazioni molto preziose quando insieme ritorniamo a casa. Una collega è molto introversa, anche a causa della lingua tedesca che non conosce, ma ultimamente abbiamo iniziato una cauta amicizia. Ci siamo anche scambiate il numero di cellulare e mi sono offerta di aiutarla personalmente nell’apprendimento del tedesco. Ci sono sempre nuove relazioni da scoprire e mi sento molto arricchita e contenta ogni volta che torno a casa.

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