Donare i capelli ai malati di cancro

Non sempre, nella cura delle patologie tumorali, l’ammalato viene aiutato a stare bene con sé stesso. Ma per poter reagire alla malattia per prima cosa bisogna continuare a volersi bene e a piacersi, anche con l’aiuto degli altri
Tagli capelli

Una delle conseguenze di alcuni tipi di chemioterapia, trattamento ancora principale nella cura dei tumori, è la caduta dei “peli superflui”: capelli, ciglia, peluria. Sono detti superflui perché, a differenza degli animali, che grazie alla pelliccia si riscaldano e sopravvivono anche a temperature molto basse, gli uomini possono, teoricamente, farne a meno. La pratica e la vita, tuttavia, dicono cose molto diverse.

 

Quando ad un ammalato di tumore – già impaurito, provato, dolorante – cominciano a cadere le ciocche, le ciglia e le sopracciglia, al dramma della malattia se ne aggiunge un altro: la non riconoscibilità di sé stessi. Il volto cambia, e i volti dei protagonisti della fiction “Braccialetti rossi” lo mostrano bene, tanto che non ci si riconosce più guardandosi allo specchio. Ma soprattutto, non ci si piace più, e il rischio è di nascondersi, di chiudersi in casa, di non voler vedere nessuno, non solo per il dolore, ma anche per la vergogna. Qualche ospedale illuminato fa corsi, per le pazienti, per insegnare loro a truccarsi e a ricreare, con matita e ciglia finte, il proprio volto, ma queste strutture sono poche e ai servizi non sempre possono accedere tutti.

 

Uno dei problemi principali, quando i capelli ormai non ci sono più e bisogna ricorrere alla parrucca, è il costo.

Una parrucca con capelli veri, ad esempio, costa svariate centinaia di euro. E quando i capelli si sporcano (sì, anche alle parrucche accade), vanno fatti lavare e pettinare da un apposito parrucchiere, con costi aggiuntivi. Una spesa abbastanza esosa, che non tutti possono affrontare e che non tutte le Regioni sostengono. Ed ecco allora che l’infinita creatività della generosità anche in questo campo ha trovato una soluzione. Esistono infatti varie organizzazioni, nazionali ed internazionali, che raccolgono i capelli dai donatori.

 

In genere, le chiome da donare devono essere abbastanza lunghe, circa 25 cm, E possono essere inviate per posta legate o raccolte in una treccia. Talvolta vengono accettati anche capelli tinti, purché siano di colore uniforme. Per evitare di incorrere in organizzazioni non affidabili, la prima cosa da verificare è se ci sono associazioni operanti in tal senso nel proprio ospedale di riferimento, altrimenti sul web non è difficile trovare associazioni che promuovono la raccolta dei capelli per la donazione gratuita di parrucche, anche sostenute da amministrazioni comunali, come nel caso di unangelopercapello.it e della bancadeicapelli.it, o operanti in ospedale, come la fondazione pugliese “Una stanza per un sorriso”, attiva presso il Perinei di Altamura. Anche i parrucchieri possono aderire al progetto e rilanciarlo alle proprie clienti.

Quando decidiamo di dare un taglio netto ai propri capelli possiamo compiere un’azione generosa e solidale. Pensiamoci.

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