Don Peppe Diana, il documentario

Solo per amore − Il coraggio di don Peppe Diana. Il nuovo documentario Rai ripercorre la storia coraggiosa del sacerdote che ha lottato contro la camorra "per amore del suo popolo".
Solo per amore – Il coraggio di don Peppe Diana, Ufficio stampa RAI
Solo per amore – Il coraggio di don Peppe Diana, Rai Documentari e Officina della Comunicazione, 2024.

Per il trentennale della sua morte – 19 marzo 1994 − la Rai ha realizzato un buon documentario su don Peppe Diana, ucciso nella sua terra, Casal di principe, perché aveva avuto la forza di ribellarsi al grande male chiamato camorra. Il docufilm si intitola Solo per amore – Il coraggio di don Peppe Diana, prodotto da Officina della comunicazione in collaborazione con Rai documentari e disponibile su Raiplay.

La regia è di Simone Manetti e a ricucire la bellezza di un uomo semplice e pieno di vita, la sua umanità concreta e la sua energia, la sua parabola cristologica e il suo amore cristiano per la libertà (in primis) dei giovani, sono la sorella di don Pino, Marisa, insieme al giornalista Raffaele Sardo, all’amico Augusto Di Meo (testimone oculare dell’omicidio), all’ex sindaco di Casal di Principe, Renato Natale, al Parroco don Carlo Aversano, e alla giornalista Marilena Natale.

Si parte dagli anni del dopo terremoto, col quale i clan iniziarono a costruire il loro potere tra cemento, infiltrazioni nelle forze dell’ordine e clima da coprifuoco. Lo scopo era di alimentare la paura tra la popolazione inerme, l’assoluta sottomissione, ma in questo contesto un giovane sacerdote fece la sua netta scelta di campo, guidato dal Vangelo.

Non temeva, don Pino, di pronunciare la parola camorra, per il suo essere fino in fondo, pienamente, sacerdote. La sua fede, incarnata nell’aiuto alla comunità, lo portò a ribellarsi a quel sistema criminale avvelenatore della sua terra, soprattutto dopo la morte dell’innocente Angelo Riccardo, ucciso giovane, di ritorno dal mare, in una sparatoria tra gruppi rivali, con 200 colpi esplosi.

Fu la voce della reazione, don Peppe, quella di chi voce non aveva, «altrimenti che sacerdote sono?» domandava. «Lo devo ai genitori di Angelo Riccardo» continuava, come ricordano le testimonianze del documentario, mentre nel repertorio tratto da un incontro coi giovani, la voce diretta del protagonista definisce «il camorrista come uno che non sa amare e la forza della camorra sta nell’odio». La sfida a questa piaga iniziò ad essere affrontata in modo sistematico nelle omelie di don Diana ed anche lo Stato iniziò a reagire, sciogliendo per infiltrazione camorristica il comune di Casal di Principe e altri tra Napoli e Caserta.

Anche la Chiesa si mosse con decisione attraverso un documento della Cei campana. I clan non indietreggiarono, tuttavia, e Don Pino prese spunto da alcuni passaggi di quel documento ufficiale per produrne un testo adattato alla sua realtà, che apertamente si schierava contro i responsabili di tanto male versato sulla pianura, per le strade e nelle case di quei comuni.

Solo per amore – Il coraggio di don Peppe Diana, Rai Documentari e Officina della Comunicazione, 2024.
Solo per amore – Il coraggio di don Peppe Diana, Ufficio stampa RAI

Si intitolava “Per amore del mio popolo” e venne letto la sera del 24 dicembre 1991 sugli altari delle chiese di Casal di Principe. Venne distribuito ai ragazzi dell’Azione Cattolica del territorio e affisso sui muri degli edifici.

«La camorra è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana − ascoltiamo. − I camorristi impongono, con la violenza e le armi in pugno, regole inaccettabili. Estorsioni che hanno visto le nostre zone diventare sempre di più aree sussidiate, gestite senza alcuna autonoma capacità di sviluppo».

Parole forti, in cui non mancavano richiami alla politica (alle sue assenze) e alla stessa Chiesa.  Ci fu chi disse a don Pino che tutto questo era pericoloso, di stare attento, ma lui rispondeva sempre nello stesso modo: col dovere di un sacerdote di non voltarsi dall’altra parte, di difendere la sua gente e la giustizia stessa.

Nemmeno la morte di don Puglisi, a Brancaccio, il 15 settembre del ‘93, fece desistere il parroco di San Nicola a Casal di Principe e un anno dopo, nel giorno di San Giuseppe, suo onomastico, un assassino entrò in sagrestia ed esplose quattro colpi di pistola sul corpo del sacerdote.

Fu un dolore enorme per la famiglia e per la comunità intera. Anche il Papa, Giovanni Paolo II, espresse il «dolore» per quel barbaro omicidio, aggiungendo: «Voglia il Signore che il suo sacrificio dia frutto» per la «concordia e la pace» in quello spazio martoriato.

Solo per amore – Il coraggio di don Peppe Diana, Rai Documentari e Officina della Comunicazione, 2024.
Solo per amore – Il coraggio di don Peppe Diana, Ufficio stampa RAI

I primi germogli di quel frutto sbocciarono col funerale del parroco, con 20.000 persone ad abbracciare quell’esempio indifeso e invincibile, immortale. C’erano lenzuola bianche sui balconi, dalla chiesa fino al cimitero. Non riuscì, la macchina del fango, montata ad arte per delegittimare il movimento anti-camorra, a seccare quella pianta che col sacrificio umano produsse arresti (anche grazie alla coraggiosa testimonianza di Augusto di Meo) e sentenze.

Quella delicatezza di rami e foglie che ridiede identità ai veri casalesi − i moltissimi per bene di quel territorio − e iniziò a moltiplicare il lavoro di don Peppino Diana. «Ogni gocciolina di sangue si è moltiplicata fino a diventare speranza per un popolo», dice un’altra testimonianza.

È servita al riscatto, è stata «seme di rinascita». Grazie al lavoro di un parroco straordinario, per la sua chiarezza di idee, la società è cambiata. Egli è stato «aurora di vita», sintetizza la sorella Marisa, seme che ha germogliato sopra il dolore, sostenuto dall’orgoglio di chi ha visto da vicino il valore e la sofferenza di un uomo raccontato con asciuttezza e precisione (emozionante) da un documentario necessario e ben costruito.

«È morto un prete ma è nato un popolo», ha detto di don Peppino Diana il vescovo Antonio Riboldi.

 

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