Don Matteo – Rai 1

Il prete italiano con più “fedeli” al seguito sbaraglia la concorrenza e tocca quote oltre gli otto milioni di telespettatori.
Don Matteo

È il prete italiano con più “fedeli” al seguito: Don Matteo, la fortunata serie di Rai 1, sbaraglia la concorrenza e tocca quote oltre gli otto milioni di telespettatori. Abbiamo chiesto a Fernando Muraca, regista dei quattro episodi andati in onda a novembre, di spiegarci le ragioni di tale successo.

«Anche io mi sono posto la stessa domanda vedendo le migliaia di fan che assediano Gubbio durante le riprese: ho capito che Don Matteo è “un’isola di serenità”, dove riscoprire quei valori a cui teniamo, ma che spesso ci sfuggono per lo stress al quale siamo sottoposti».

 

Don Matteo a gennaio festeggerà i 12 anni dalla prima messa in onda e, al contrario di altre fiction, non subisce il fisiologico calo di ascolti tipico della lunga serialità. Anzi, acquista sempre più telespettatori…

«Don Matteo è un “luogo” accogliente per tutta la famiglia, che fa rilassare e riflettere allo stesso momento. Ma questo è frutto di un lavoro duro: è incredibile vedere attori come Terence Hill o Nino Frassica mantenere dopo tanti anni la stessa tensione alla bellezza per i loro personaggi; le battute non sono mai dette a caso, c’è una cura per la sfumatura, per il particolare che fa la differenza. Tantissime volte abbiamo reimpostato le scene rispetto al copione per trovare la soluzione migliore per tutti».

 

Come si coniugano questi aspetti con la critica che vi accusa di ritmo lento e retorica nei contenuti?

«I limiti ci sono dappertutto, ma ho notato che la gente non si ferma mai all’aspetto formale, cerca sempre la sostanza fatta di valori, sensibilità artistica e professionalità tecnica. In Don Matteo c’è tutto questo; io sono entrato in punta di piedi in una squadra già affiatata e mi sono trovato bene perché ho visto professionisti molto preparati e un orientamento preciso alla qualità da offrire ai telespettatori. Come regista, dimostro il mio rispetto per gli attori e per il pubblico se metto in condizione i primi di tirare fuori il meglio di loro stessi, anche a costo di sacrifici e fatica, portando i secondi a vivere momenti belli. Così non prendo in giro nessuno. La critica va bene, serve a migliorare, ma puntando alla qualità alla fine i conti tornano sempre».

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