Don Foresi ha raggiunto Chiara
Non è un “passaggio” qualunque, quello di Pasquale Foresi, anche per Città Nuova. È scritto infatti nel colophon della nostra rivista: “Quindicinale di opinione del Movimento dei Focolari fondato nel 1956 da Chiara Lubich con la collaborazione di Pasquale Foresi”. Egualmente si può dire della fondazione, tre anni più tardi, della casa editrice. Tutta la famiglia di Città Nuova si unisce perciò al dolore dei Focolari, ma anche alla gioia per il “ricongiungimento familiare” con Chiara Lubich, Igino Giordani e Klaus Hemmerle, questi ultimi due considerati assieme a Foresi “cofondatori” del Movimento.
Forse con questa morte si può dire che la “fondazione carismatica” dei Focolari è perciò definitivamente conclusa. Pasquale Foresi è stato infatti il principale collaboratore di Chiara Lubich dal 1950 in poi, soprattutto nell’opera di “incarnazione” del carisma dell’unità ricevuto dalla giovane trentina. Ora comincia la fase della “storicizzazione” del Movimento dei Focolari, come lascia intuire il titolo di un recentissimo volume di Città Nuova, L’unità si fa storia, dove si traccia il percorso di Foresi dall’incontro con Graziella De Luca fino ad oggi.
Dal 1950 lo si è visto costantemente accanto a Chiara, per un ruolo particolare a lui riservato nello sviluppo dei Focolari. Ha contribuito, fra l’altro, a far approvare gli statuti del movimento, a far nascere gli studi teologici scaturiti dalla spiritualità dell’unità, ad avviare la casa editrice Città Nuova (modello per le 38 riviste e le 25 altre case editrici oggi esistenti nel mondo), ad edificare il primo Centro Mariapoli a Rocca di Papa (seguito da centinaia di simili centri) e a realizzare la cittadella di Loppiano (modello delle altre 32 che sorgono nei cinque continenti). E tanto altro ancora. Più in generale, nello sviluppo del movimento, Foresi ha dato un apporto fondamentale nell’incarnazione, nella concretizzazione delle intuizioni che nascevano dal carisma dell’unità conferito a Chiara. È perciò considerato da Chiara stessa uno dei confondatori del movimento, insieme a Igino Giordani, come si è già visto, e al vescovo tedesco Klaus Hemmerle.
Risale agli anni in cui frequentava il seminario a Pistoia, travagliato da una profonda ricerca interiore e con una vivissima esigenza di coniugare Vangelo e vita ecclesiale, l’incontro che gli cambierà la vita. Era il novembre del 1949. Così racconta: «Suonano alla porta. Dal mio studio sento la vecchia zia Maria – rimasta con me, mentre gli altri familiari erano fuori città – che dice: “Ma come, signorina, arriva oggi? L’incontro le era stato fissato per ieri… Oggi, qui non c’è nessuno, sono partiti tutti”». Il giovane Pasquale rimase interdetto, perché riteneva che un minimo di cortesia si dovesse pur avere per una persona venuta appositamente da Roma. Si levò quindi dalla sua scrivania, e andò a vedere chi aveva suonato. Si trattava di una giovane dalla lunga treccia bionda, Graziella De Luca, una delle primissime focolarine; suo padre l’aveva invitata per tenere un incontro all’élite cattolica della città. L’accolse «per puro senso dell’ospitalità – confessa –, perché a me i focolarini, di cui già s’era parlato in casa, sembravano solo degli illusi».
Ma di fronte a sé il giovane Foresi trovò una ragazza semplice, vestita con sobrietà: un tocco di “normalità” che lo sorprese piacevolmente. Così si offrì di presentarla al responsabile della Fuci, don Giovannini, per organizzare comunque un incontro, in serata, in una sala del seminario. Mentre stavano dirigendosi vero il seminario, gli venne in mente di chiedere a Graziella qualcosa sulle attività del movimento, un’organizzazione che sapeva di nuovo; non perché se ne interessasse veramente, ma per scambiare almeno qualche parola. «Ma voi, che formate un gruppo cattolico giovane, cos’è che fate?», le chiese. E lei, con la massima naturalezza, in mezzo alle bancarelle della piazza del mercato, gli rispose: «Noi cerchiamo di vivere in mezzo al mondo sul modello della Trinità», intendendo dire secondo la preghiera di Gesù sull’unità. Foresi rimase sbalordito. «Parlare in questo modo, tra la gente – racconta – era proprio strano: se qualcuno ci avesse sentito, avrebbe pensato che eravamo matti … Eppure, Graziella aveva pronunciato quelle parole come esprimessero una realtà della sua vita, non come una formula imparata a memoria».
Stimolato da quella espressione così inattesa, Pasquale si sentì spinto, pur nella sua timidezza, a porgerle ancora qualche domanda. E le risposte furono sempre più disarmanti, nella loro immediata semplicità. Tanto che il giovane si trattenne all’incontro con una ventina di dirigenti cattolici della città, nonostante avesse un programma diverso. Fu in quell’occasione che Graziella raccontò la storia delle origini dei Focolari. «Rimasi conquistato da quel racconto – spiega –, perché mi accorgevo che era espressione proprio di quella vita di Gesù che mi aveva colpito nello studiare a fondo il Vangelo. Tanto che poi, in mezzo all’intersecarsi di domande da parte dei presenti, centrate quasi tutte sull’organizzazione dei Focolari, vinsi la mia riservatezza e intervenni dicendo che a noi non doveva interessare tanto la struttura del movimento, quanto la esperienza di vita di chi ne faceva parte».
Alla fine Graziella De Luca (scomparsa guarda caso pochi giorni fa) restò dai Foresi anche il giorno successivo. Naturalmente parlò a lungo – ben sette ore – con Pasquale. Il giovane seminarista, infatti, pur colpito dalle parole della ragazza di Trento, era convinto che il movimento sarebbe entrato prima o poi in contrasto con la Chiesa ufficiale, perché troppo radicalmente evangelico e innovativo. «Fra le altre – prosegue la narrazione di Pasquale Foresi –, le feci ancora una domanda: “Cos’è per voi l’Eucaristia?”. E lei, con la stessa spontaneità con cui fino ad allora aveva risposto alle mie incalzanti richieste, disse: “Per noi è così importante che, potendolo, la vorremmo ricevere anche due volte la giorno”». Graziella non sospettava del grande travaglio interiore che avveniva nel suo giovane interlocutore; eppure gli aveva dato una risposta risultata per lui il “colpo di grazia”. Se c’era l’Eucaristia – pensava Foresi –, ci voleva pure il sacerdozio, e una gerarchia. Aveva capito: non si poteva separare Cristo dalla sua Chiesa. «La Chiesa siamo tutti – disse a sé stesso –, ognuno con le proprie responsabilità. Ma allora… non sono solo gli altri a dover cambiare, ma anch’io, Pasquale. Devo incominciare un’esistenza diversa».