Non ho mai incontrato don Cosimino personalmente, è salito in Cielo alcuni anni prima che io nascessi. Invece, ho potuto ugualmente conoscerlo attraverso il racconto delle persone che con lui hanno condiviso un pezzo di strada. Immergermi nei luoghi in cui lui ha abitato e attuato mi ha trasmesso la concretezza della sua opera, e mi ha permesso di sentirlo vivo nella stima e nel ricordo di tanti.

All’inizio, ogni volta che parlavo di questa biografia con qualcuno mi sentivo dire: «Ma sai che io l’ho conosciuto di persona?!», e subito mi veniva la tentazione di intervistare quella persona, che con il volto sorridente mi trasmetteva la sua soddisfazione. Poi, man mano, mi sono accorta che erano moltissimi quelli che avevano avuto la fortuna di incrociarlo a un certo punto della loro vita. Ognuno con un ricordo particolare, con un episodio che l’aveva segnato…

Forse ciò che più mi ha colpita è stato che ciascuna persona, nell’iniziare a parlare su di lui, citava senza che io glielo chiedessi una frase del sacerdote che l’aveva colpita e che porta ancora impressa nel cuore. Inoltre, sono rimasta altrettanto stupita dalla descrizione che di lui mi veniva fatta: con aggettivi diversi affiorava l’immagine di un uomo sempre attento, sensibile, cordiale, aperto a tutti… capace di far fiorire un’esperienza di famiglia allargata.

Nato a Gaeta nel 1939, don Cosimino vive i primi anni della sua vita scampando ai bombardamenti della guerra e affrontando le crudeltà che essa comporta. A 8 anni, mentre gioca in spiaggia con suo fratello, trova un crocifisso che sarà la sua bussola per tutta la vita. A 23 anni diventa sacerdote e qualche anno dopo parroco nella chiesa di San Paolo Apostolo, dove svolge il suo ministero fino alla sua scomparsa, il 5 luglio 1989, a causa di un tumore intestinale. La sua è una storia di vita interamente donata ai più poveri ed emarginati, incarnazione dell’amore evangelico.

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