Dominio Pubblico, quando l’unione fa la forza
Da sempre motto delle generazioni rivoluzionarie e anticonformiste, il temuto-amato pueblo unido è giunto nel cuore di Roma, a Palazzo Incontro, dove è stato presentato il progetto Dominio Pubblico.
L’idea è semplice: il Teatro Argot e il Teatro dell’Orologio, storiche sale off della capitale, hanno deciso di unire la propria programmazione in un unico cartellone e sotto una direzione artistica congiunta per promuovere i linguaggi della scena contemporanea a Roma rendendoli accessibili a tutti.
Ma la volontà e l’entusiasmo dei giovanissimi direttori artistici, Tiziano Panici e Francesco Frangipane per l’Argot, Fabio Morgan per l’Orologio, non bastano a trasformare un esperimento in una formula vincente e duratura. Le difficoltà sono enormi e spesso di natura economica. La rete è fondamentale per la salvaguardia degli spazi, ma è necessario il sostegno delle istituzioni.
«Non siamo paladini della giustizia – esordisce nel suo intervento Morgan –, siamo stufi di questuare, chiediamo il riconoscimento della nostra attività». L’unione consacrata dal progetto è il tentativo ultimo di trovare una risposta a quelle domande che, poste dalle realtà singolarmente, sono state sistematicamente eluse dagli organismi della politica.
Fare fronte comune è la strategia che l’Argot e l’Orologio hanno studiato per proporsi come alternativa a tanti istituti della cultura che oggi sembrano inadeguati e improduttivi. «Lo Stato dovrebbe staccare la spina alle istituzioni che vegetano sui soldi pubblici – continua Morgan – per finanziare nuove realtà».
E quella di Dominio Pubblico è a tutti gli effetti una nuova realtà, sia per la programmazione, che offre un coraggioso cartellone ricco di proposte mai circuitate nella capitale, sia perché attiva percorsi di formazione paralleli, come il laboratorio di visione e scrittura critica promosso dal media partner Teatro&Critica.
È dunque un’officina che produce e promuove cultura, ma che dà anche spazio a nuove ipotesi di imprenditoria giovanile. Il presidente della Commissione cultura del comune di Roma Michela di Biase ha rinnovato l’impegno delle istituzioni a finanziare modelli di pregio come Dominio Pubblico, ma non ha chiarito né specificato quali strategie il comune di Roma intende adottare per reperire i fondi necessari.
La speranza è che l’esperimento possa avere un seguito e dare vita a quell’effetto domino che è il logo scelto per rappresentare il progetto. Quel che è certo è che la crisi economica e culturale nel nostro Paese ha fatto emergere la necessità di una nuova unione, non più quella del popolo contro la Stato tiranno, ma quella tra le istituzioni e gli operatori culturali del territorio.