Dolore e dolore di Dio
Noi tutti soffriamo durante la vita terrena molti dolori, diversi tra loro e molteplici; spesso combinati insieme. Ma c’è una radice comune che li unifica, un denominatore comune: la
privazione. In questo senso il dolore appare del tutto negativo se misurato con il metro del benessere fisico ritenuto come valore assoluto. Se invece consideriamo la nostra esistenza relativa a una dimensione che la supera, il dolore cambia aspetto. Ma se Dio non è, nella fede e nell’agire dei cristiani, che un’imperturbabile ragione cosmica e non l’Amore, come il Nuovo Testamento definitivamente presenta, allora il dolore umano non trova eco e spiegazione nella realtà divina. È solo nell’incarnazione, nella passione e nella morte del Dio-uomo Gesù Cristo, che il dolore umano (in ogni sua manifestazione) è rivelato a se stesso, come vocazione. Dal Cristo che lo rivela in sé sulla croce quale amore non solo divino-umano per il mondo, ma anche e “prima”, quale sovra-dolore e sovra-amore inseparabili e intimi in una reciprocità ineffabile nella dinamica di Dono reciproco della Trinità.
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