Djoković: dal sogno alla leggenda
La passione per il tennis e gli esordi
Per entrare nella storia serve tempo e duro lavoro: “SuperNovak” Djoković , che di tempo nel tennis non ne ha mai perso, lo sa bene. Il piccolo Nole ha soli quattro anni quando impugna le racchette da tennis per la prima volta e, a scapito dei desideri del padre che sognava di vederlo sciatore o calciatore, quel bambino vivace si rivelerà subito una promessa del tennis. «Il più grande talento che abbia mai allenato dai tempi della Seles» queste le parole della sua allenatrice, Jelena Genčić, già quando il suo pupillo non era che un bambino.
E se il talento del serbo era già stato scoperto, il giovane non ci mette molto per cominciare a sognare in grande. «A 7 anni sognavo di vincere Wimbledon e diventare il numero 1 al mondo», queste le parole del 36enne dopo la finale al Roland Garros dell’11 giugno scorso. Oggi, a ventinove anni di distanza, non possiamo che dire che il piccolo Nole non solo avrebbe realizzato il suo sogno, ma sarebbe andato anche molto più lontano.
Prima di Wimbledon, però, il giovane tennista deve farsi le ossa e riuscire a farsi notare. Cosa che non mancherà di fare già dal suo esordio nell’universo giovanile. Nel 2001, appena quattordicenne, il serbo si laurea campione d’Europa, in singolo, doppio e a squadre e, nello stesso anno, a Sanremo, si aggiudica l’oro con la sua nazionale, arrivando al secondo posto ai campionati del mondo. Solo due anni dopo, nel 2003, è già tra i primi 40 tennisti del circuito juniores.
Wimbledon, il declino e la “partita del secolo”
Il vero tennis inizia, però, nel 2004 quando Novak arriva tra i professionisti e, anche qui, non delude. A novembre 2004 è già tra i primi 200 del ranking mondiale e l’anno dopo, anno anche della sua prima partecipazione a Wimbledon, arriva addirittura tra i primi 80 tennisti al mondo. Prima di coronare il suo sogno, però, il serbo ha ancora molta strada da fare. Nonostante collezioni una vittoria dopo l’altra e nel 2006, dopo anche un intervento chirurgico, riesca a diventare il numero 7 al mondo, dovrà aspettare il 2011 per realizzare il sogno del piccolo Nole a 7 anni.
È proprio nel 2011, sull’erba di Wimbledon, che Novak Djoković diventa per la prima volta numero 1 al mondo. Subito, piazza anche un nuovo record: vincendo il Masters 1000 di Toronto, diventa il primo giocatore della storia a vincere 5 titoli Atp Masters 1000 nello stesso anno. Un grande campione, però, si riconosce anche dalla sua capacità di risollevarsi dopo le cadute: nel 2017 inizia per lui un lungo declino che lo vedrà risollevarsi – ancora più forte di prima – solo nel 2019. È in quest’anno che il campione serbo arriva al culmine della sua rinascita quando, nella finale di Wimbledon, gioca contro Roger Federer la “partita del secolo”, un’epica partita lunga ben 5 ore nella quale ha la meglio.
Roland Garros: i record e il futuro
I momenti difficili non finiscono però per il campione che, durante il periodo del COVID-19, è costretto ad uno stop più lungo degli altri a causa della sua scelta di non vaccinarsi. Anche questa, però, è acqua passata per il tennista che, con la sua vittoria al Roland Garros, firma ben quattro nuovi record: primo uomo a vincere 23 slam; tennista più anziano a vincere a Parigi; giocatore più titolato in era Open e primo Three Peat della storia.
Djoković, con una sola vittoria riesce, infatti, ad eguagliare il record di slalom di Serena Williams e a strappare – per 18 giorni – il record di vincitore più anziano a Parigi al rivale spagnolo Rafa Nadal. Inoltre, diventa il tennista più titolato in era Open e l’unico ad aver vinto almeno tre volte tutte le prove dello slam (dieci volte l’Australian Open, tre volte il Roland Garros, tre volte lo Us Open e sette volte Wimbledon). Ormai sembrano pochi i record da battere per il 36enne che mira sicuramente a 400 settimane al primo posto del ranking (attualmente è alla settimana 388) e alla vittoria del ventiquattresimo slam per eguagliare quelli vinti dalla collega Margaret Court.
Non solo Roland Garros: in terra francese si scrive anche la storia azzurra
E se Parigi ci regala una nuova leggenda del tennis, in terra francese, a Le Mans si scrive anche la storia azzurra… e quella rossa. Nello stesso weekend che ha visto Djoković impegnarsi per entrare nella storia, a Le Mans, aggiungeva un altro piccolo mattone chi la sua storia l’ha già scritta. Valentino Rossi – dopo 115 vittorie e 235 podi in MotoGp – portava infatti a casa la prima vittoria sulle quattro ruote con la Bmw del team Wrt. Ed è sempre a Le Mans che si scrive un nuovo pezzo di storia anche per la Rossa. La Hypercar 499P numero 51 dell’equipaggio James Calado, Alessandro Pier Guidi e Antonio Giovinazzi vince, infatti, la 24 Ore di Le Mans 2023 dopo 50 anni di assenza e dopo 58 anni dall’ultima vittoria, nel 1965.
Tanti record, tanti campioni e tante emozioni in terra francese questo weekend. Non possiamo che essere contenti di essere nati in un’epoca in cui tutto questo possiamo viverlo, senza farcelo raccontare. Ma non ci accontentiamo: ad maiora semper e appuntamento al prossimo record, alla prossima leggenda, al prossimo pezzo di storia.
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