Divorziati risposati, eutanasia per i bambini, proteste di piazza

Rispondono i vescovi amici del Movimento dei Focolari ricevuti in udienza dal papa. Il loro punto di vista privilegiato da Moldavia, Thailandia, Germania, Belgio su alcune questioni di attualità
Vescovi amici dei Focolari

Lo scenario per una conferenza stampa è insolito, in un ristorante a Borgo Pio, a pochi passi dal Vaticano. Tra un vassoio di caffè, frutta, una telecamera e diversi giornalisti, siedono attorno ai tavoli circa 65 vescovi giunti a Roma da tutto il mondo per partecipare al 37° Convegno dei vescovi amici dei Focolari. Visibilmente felici, erano da poco rientrati da un'udienza con papa Francesco, che li ha accolti con calore, sottolineando che «è una cosa buona l’opportunità di una convivenza fraterna, in cui condividere le esperienze spirituali e pastorali nella prospettiva del carisma dell’unità. Come vescovi, voi siete chiamati a portare a questi incontri il respiro ampio della Chiesa, e a far sì che quanto qui ricevete vada a beneficio di tutta la Chiesa».

Il papa ha segnalato alcuni punti per vivere la reciprocità dell’amore tra i discepoli di Cristo: la testimonianza, che è efficace perché «la società di oggi ha un grande bisogno della testimonianza, di uno stile di vita da cui traspaia la novità donataci dal Signore Gesù: fratelli che si vogliono bene pur nelle differenze di carattere, di provenienza, di età… Questa testimonianza fa nascere il desiderio di essere coinvolti nella grande parabola di comunione che è la Chiesa». Ricordando la Novo millennio ineunte di Giovanni Paolo II, papa Francesco ha detto che una spiritualità di comunione «è davvero fondamentale per l’efficacia di ogni impegno nell’evangelizzazione», e porta un contributo per «renderci più capaci di vivere il cammino ecumenico e il dialogo interreligioso».

Michael Mulvey, vescovo di Corpus Christi, in Texas, evidenzia come «sia stato un incontro molto semplice, fraterno, con un’atmosfera molto bella e incoraggiante». «E una cosa è leggere e sentire parlare della Chiesa universale ‒ interviene Anton Coşa, vescovo della Moldavia ‒, un’altra è farne l’esperienza. Non è facile in Moldavia vivere questo spirito di comunione perché sono l’unico vescovo nel mio Paese, ma la comunione sperimentata in questi giorni mi aiuterà a essere vescovo per i miei sacerdoti, il mio popolo e l’Ucraina che ci è confinante. Con il popolo ucraino viviamo il loro desiderio di trovare una via di speranza. Tutti insieme, in questi giorni d'incontro, abbiamo pregato per il dono della pace in Ucraina, in Siria, in Africa».

Tra i presenti, Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok. La sua terra, la Thailandia, è attraversata da vaste proteste di piazza anti-governative contro la premier (ad interim) Yingluck Shinawatra, prestanome, di fatto, del fratello miliardario Thaksin, in esilio per sfuggire a una condanna a due anni di carcere. Le manifestazioni hanno finora causato 22 morti e 700 feriti. Occorre «fare una riforma radicale della politica ‒ dice l’arcivescovo di Bangkok ‒ con un consenso generale di tutto il popolo, in modo da garantire per il futuro che non ci sia più corruzione. Ma per arrivare a questo obiettivo, mai si deve fare uso di violenza. Mai si deve andare contro la legge. La speranza è che si arrivi presto al dialogo, e vi si arrivi senza violenza». A scatenare le proteste un’economia instabile e la povertà diffusa, «però ‒ spiega l’arcivescovo ‒ se non ci fosse la corruzione nel Paese, la povertà non sarebbe così forte. Il governo poi ha portato avanti una politica del riso azzardata: ha comprato tutto il riso ma non ha pagato i coltivatori. E nessuno ora sa dove sia. In questo modo il prezzo è salito tantissimo. Tra i dimostranti ci sono anche i coltivatori che chiedono indietro i soldi di un riso che è rimasto nelle mani del governo. Chi manifesta fa parte della classe media perché ha capito che la situazione non può andare avanti in questo modo».

Una questione molto dibattuta in Europa è la complessa problematica relativa alla famiglia e alla comunione per i divorziati risposati. «Bisogna affrontare questa problematica ‒ spiega Christoph Hegge, vescovo ausiliare di Münster, Germania ‒ non solo da un punto di vista pastorale, ma esegetico e teologico, perché le coppie che si trovano in questo stato di vita possano riscoprire la necessità di vivere un rapporto profondo tra di loro e con Gesù per riscoprire la vita cristiana». E ancora: «Sono molte le implicazioni da approfondire: la consapevolezza del sacramento dell’eucaristia, come progettare un cammino di riconciliazione nel primo matrimonio fallito, come coinvolgere le coppie fedeli con la loro esperienza. La soluzione può arrivare solo dalla Chiesa universale e dal mettersi in ascolto».

Jan de Groef, è belga, ma è vescovo di Bethlehem, in Sud Africa. «Non sono naturalmente d’accordo ‒ spiega ‒ con l’assurda legge del Belgio che dà la possibilità dell’eutanasia per i bambini e per qualsiasi ragione. Già Hitler aveva fatto lo stesso. Ma sono contento della reazione della comunità cristiana che ha risposto unita e di una lettera aperta in cui è stata espressa pubblicamente la loro posizione».

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