Divertirsi, lottare e vincere

Articolo

Acquacetosa, una piovosa domenica d’inverno. La grande vetrata appannata lascia solo intravedere delle figure in acqua, ma si sentono le grida di incitamento. Sono le componenti del setterosa, il team femminile italiano che alle Olimpiadi di Atene 2004 ha conquistato la medaglia d’oro nella pallanuoto. A dire il vero, di quel gruppo favoloso che ha mietuto successi per dodici anni sono rimaste in poche. Altre, più giovani, si stanno innestando: ad amalgamarle, per puntare con decisione alle Olimpiadi di Pechino, è Mauro Maugeri, 49 anni, siciliano di Acicastello. Lo chiamano il professore, per la cattedra scolastica che ha lasciato: Solo temporaneamente, precisa, a conferma che, nonostante i successi di prestigio e ripetuti, la pallanuoto può coprire di gloria ma non di denaro. Una carriera da giocatore prima, un’altra da tecnico dopo, al massimo livello, in campo maschile e poi femminile. Ci vede. Gli basta un fischio perché le ragazze in acqua cambino esercizio e lui possa concedersi per l’intervista. Il torneo di qualificazione olimpica ad Imperia, dal 19 al 24 febbraio, è l’obiettivo a cui sta lavorando: Da qualche mese ho delle sensazioni positive: ora parliamo la stessa lingua, io e la squadra e dentro la squadra. C’è un’anima comune e tanta voglia di combattere: questa è un gruppo cattivissimo. Ora questa cattiveria è ben incanalata: la squadra è un blocco. Agita le mani, indica le ragazze in acqua, stringe i pugni: c’è calore ed entusiasmo nelle sue parole. Dalla sua terra, la Sicilia, viene mezza formazione: perché nell’isola si è acceso questo grande amore per la pallanuoto? Perché la Sicilia ha il mare. D’estate si vede una porta in ogni lido: anche chi non sa cosa sia la pallanuoto, piglia la palla e la mette in porta… In Sicilia c’è molto movimento, però, tolto l’Orizzonte Catania Femminile che ha vinto all’infinito (15 scudetti e 7 Coppe dei Campioni), i risultati sono pochi, perché non si riesce a convogliare tutte queste potenzialità. Praticato molto, da tempo, anche in Liguria, Campania, Lazio e Toscana, ora in nazionale si vedono anche ragazze lombarde e venete. Il fenomeno pallanuoto si risveglia durante le manifestazioni più importanti, Europei, Mondiali, Olimpiadi: la finale olimpica del setterosa è stata vista da milioni di persone! In occasione dei Mondiali o delle Olimpiadi, per strada la gente ci ferma, ci fa domande, vuole fare una foto assieme a noi. Mentre durante l’anno non interessiamo nessuno e si ritorna nella nicchia. Per questo Maugeri ha sempre stimolato le sue ragazze a studiare, a costruirsi un futuro fuori dallo sport: Rispetto alle loro coetanee, hanno molto dalla vita: girano il mondo con la nazionale – Giappone, Stati Uniti, Russia -, vivono eventi importanti, non guadagnano molto, ma sempre più delle loro coetanee. Ma molte non pensano che a 32, 33 anni tutto questo di colpo finirà, nessuno si ricorderà più di loro neanche se hanno vinto le Olimpiadi. Per questo le riprendo: Ma che stai facendo? Nulla? Dormi fino alle 11, ti alleni, giochi…. Con alcune di loro, disgraziate, ho vivaci discussioni. Molte sono laureate, qualcuna ha un’attività commerciale, ma altre non riflettono. Quando tutto è finito chiedo loro: Che sai fare?. So fare un gol. Beh, tutto questo non serve…. Oppure, trovato un lavoro, mi dicono: Mi danno due soldi e mi fanno alzare alle sette, cose a cui non sono abituate avendo vissuto da principesse. Anche Maugeri non vive di sola pallanuoto: Alleno con serietà, con impegno, con passione, ma non prendendomi troppo sul serio. Ho sempre amato la pallanuoto: quando mi hanno chiesto di allenare la nazionale potevo dire di no? La forza maggiore per fare tutto questo è la mia famiglia: una moglie, che lavora, e due figli piccoli. Eppure mi aiutano e mi sostengono, concedendomi di stare per diverse settimane di fila lontano da casa: se vinciamo le Olimpiadi devo dire grazie principalmente a loro. Differenze nell’allenare donne piuttosto che uomini? Le donne hanno più senso del sacrificio, sono più ambiziose, curano ogni particolare con precisione, vogliono arrivare all’obiettivo a tutti costi. Da questo punto di vista sono più facili da allenare: C’è da fare? Andiamo. C’è da nuotare senza sosta? Andiamo. È più complicato gestirle, perché sono più sensibili. Ormai, però, con loro ci conosciamo bene: da come sorridono, capisco se ce l’hanno con me o se va tutto bene. Brusco e diretto nel modi, caldo e focoso, tifoso prima ancora che allenatore, ammette che da loro ha ricevuto almeno tanto quanto ha dato: Questa squadra mi ha cambiato e formato in modo completo come allenatore. Dopo aver gestito squadre femminili per tanti anni, venti ragazze, con tutti i loro problemi, posso dire di non avere più paura. Uno sguardo al secondo allenatore, si cambia esercizio. Come si crea un gruppo vincente? Credo che sia più facile con le donne. Lavoriamo in gruppo da tre anni: stiamo insieme, si sviluppano degli equilibri, degli incastri che piano piano portano a stare bene in gruppo. Questo, più di tutto, porta al risultato. A quale criterio si affida nelle convocazioni? È fondamentale avere equilibri giusti. Scelgo la migliore per ogni ruolo; però, se qualcuna crea problemi, col gruppo la mando a casa: a meno che non sia così brava che ti porti la vittoria…. Sorride e sorridono le ragazze uscendo dall’acqua mostrando per intero tutta la loro muscolatura. Perché queste ragazze hanno scelto questo sport? Perché queste ragazze si divertono ancora, anche se siamo a livelli alti. A dire il vero queste si divertono solo se vincono . Acconsentono e ridono. Tutte.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons