“Dissensi” oltre la morte
«La mia famiglia è stata colpita da più lutti. A commento ho sentito dire che era una defunta che “li chiamava”. Spesso si vivono tensioni che portano a non parlarsi più, ma una volta fatto il grande passo, penso si abbia di meglio da fare che continuare con le piccinerie che segnano la vita in terra».
La morte, vista in Gesù, è la premessa della Pasqua, della vita che continua in dimensioni nuove. Non esistono due vite, di qua e di là: la vita parte dal cuore del Padre ed è destinata al cuore del Padre, come quella di Gesù.
Il guaio è che, non vivendo in pienezza la fede in Gesù, non ci scopriamo “figli” e non vediamo gli altri come fratelli. Paolo afferma: «Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito sono figli di Dio». Ma ci lasciamo guidare dallo Spirito? L’“altra vita” non sarà che l’esplosione di ciò che già ora è la nostra realtà più preziosa.
La preghiera che condensa tutte le altre ci fa dire: «Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra». La volontà del Padre in terra non è diversa da quella che vivremo in cielo, dove ogni barriera e ogni inimicizia sarà annullata, perché Gesù l’ha già annullata.
Paolo aggiunge: «Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma uno spirito da figli per mezzo del quale gridiamo: “Abbà, Padre!”». Eliminata la “paura” di Dio, viene eliminata anche la paura dell’altro, scoperto non più antagonista. È il ribaltamento del peccato originale.
In questi casi l’unica risposta da dare, di vita anzitutto, è l’invito a guardare al Dio di Gesù, che non è nemico di nessuno, non si vendica di nessuno e ci porta ad “essere perfetti come è perfetto lui”. Non per nulla Paolo giunge ad affermare: «Se Cristo non è risorto, allora è vana la vostra fede… e voi siete ancora nei vostri peccati». Sì, rimaniamo nei nostri “peccati”, se non facciamo centro su di lui.