Dispersione scolastica, contrastiamola insieme

Una ventina di organizzazioni di dirigenti, docenti, studenti e famiglie, insieme ad esponenti della società civile, hanno discusso con politici di maggioranza e opposizione delle misure necessarie per contrastare la dispersione scolastica. Rivedi la diretta del convegno
Convegno "Dispersione scolastica: dati alle buone pratiche"

Lo scorso 3 ottobre si è svolto a Roma, presso la sala degli Atti parlamentari della Biblioteca “Spadolini” del Senato, il Convegno dal tema “Dispersione scolastica: dai dati alle buone pratiche”, promosso dal Movimento politico per l’unità e dalla rivista Città Nuova in collaborazione con: Adi, Aimc, Andis, Anp, Cgd, Cidi, Diesse, EdU, Federazione dei Giovani democratici, Fism, Forum nazionale delle Associazioni familiari, Forza Italia giovani, ISACpro-Rete Insegnanti Italia, Mce, Movimento studenti di Azione cattolica, Proteo Fare Sapere, Uciim e Istituto universitario Sophia.

Si tratta della conclusione naturale di un percorso durato 3 anni che ha visto collaborare regolarmente ben 16 tra associazioni e organizzazioni rappresentative di docenti, dirigenti scolastici, famiglie e studenti in un dialogo costante reciproco alla ricerca di analisi condivise sullo stato della scuola italiana ed in particolare sulle priorità di intervento percepite come più urgenti in una fase storica delicata come il post-pandemia. Tre le piste di approfondimento che questo Tavolo interassociativo si era dato inizialmente: il sistema di formazione e reclutamento del personale docente, la cura delle povertà educative e l’istituzione di figure di supporto organizzativo-didattico alla gestione unitaria delle scuole da parte dei dirigenti scolastici.

Il tema del contrasto alla dispersione scolastica, scelto come focus del convegno, si può dire che interseca tutte e tre le piste, dal momento che, fin da subito, dal confronto reciproco, alimentato da diversi momenti di incontro e discussione, è apparso come l’azione a sostegno del sistema educativo – perché non “perda” i giovani più fragili per strada – debba necessariamente consistere in un intervento organico e sistemico, che coinvolga più dimensioni (normativa, operativa, strutturale e organizzativa).

La prima parte del convegno ha visto l’intervento di tre rappresentanti del Tavolo che hanno preso la parola a nome di tutte le altre associazioni e organizzazioni presenti. Paola Bortoletto (Andis) ha esposto in una efficace sintesi le preoccupazioni e le considerazioni congiunte di dirigenti scolastici e docenti, mettendo in luce come il percorso verso la riduzione del fenomeno della dispersione sia implicita che esplicita sia ancora lungo, sebbene veda alcuni lievi segnali di incoraggiamento: ci sono infatti fattori di disparità territoriale e/o di disuguaglianza sociale che spesso anche all’interno di una stessa regione o città contrappongono ad esempio centro e periferia; c’è bisogno di un approccio strutturale ed organico alle sfide poste dal rischio di dispersione di tante ragazze e ragazzi, abbandonando la logica (questa sì “dispersiva”) della miriade di progetti finanziati senza un piano comune; occorre aprirsi concretamente alla prospettiva dei “Patti educativi di comunità” come strumento di partenariato strategico territoriale per l’inclusione; procedere ad una autentica valorizzazione della funzione docente, al rinnovamento della prassi didattica in direzione di una maggiore personalizzazione degli apprendimenti. La scuola è un bene comune e come tale va curato e “difeso” con un’azione sinergica di tutte le forze in campo, che devono agire in modo collaborativo: di questo tipo di azione è prova vivente il Tavolo promotore del Convegno, frutto di un’operazione di aggregazione spontanea di realtà pur diverse tra loro.

Tale sforzo sinergico ha caratterizzato in particolare l’intervento delle organizzazioni studentesche giovanili: Movimento Studenti di Azione Cattolica, Federazione dei Giovani democratici e Forza Italia Giovani si sono misurati in un lavoro concreto di ricerca dell’unità nella diversità delle posizioni, al punto da presentarsi al convegno con un documento unico, frutto delle idee e della riflessione dei rispettivi rappresentanti: Francesco Lotito (MSAC), Livia Ricci (FI Giovani) e Jacopo Augenti (Giovani Democratici).

Convegno “Dispersione scolastica: dati alle buone pratiche”. Foto di Sandra Mugnaioni

La loro sintesi parte da un appello: non possiamo trascurare il grido di tanti giovani che oggi vivono in una silente sfiducia verso quelle istituzioni che troppo spesso, nonostante i proclami, non sono in grado di offrire quella pari opportunità nella formazione scolastica che è avvertita come bisogno primario. Per venire incontro a questo bisogno non si può non passare per una maggiore cura verso una adeguata formazione pedagogica dei docenti, che li metta in condizione di coniugare nella loro professionalità la preparazione nei contenuti disciplinari con le competenze relazionali necessarie per un approccio adeguato ai propri studenti (“non vasi da riempire, ma fiaccole da accendere”); non si può non passare per una rivisitazione complessiva della valutazione come strumento formativo e non classificatorio o competitivo e perciò spesso squalificante, riconsiderando dunque la dimensione descrittiva e dialogica come centrale; non si può non passare per un appello a garantire insomma quell’uguaglianza sostanziale e non solo formale, invocata anche dall’art.3 comma 2 della nostra Costituzione. L’appello rivolto ai politici presenti in sala è che si confrontino tra loro nelle Commissioni con lo stesso spirito collaborativo che ha spinto tre associazioni giovanili così diverse ad avere il coraggio di mettere da parte le loro ragioni di parte nella ricerca del bene comune.

A nome delle famiglie è successivamente intervenuto Adriano Bordignon, presidente del Forum delle Associazioni Familiari, il quale ha opportunamente richiamato una serie di misure che sarebbe necessario garantire a sostegno del compito di cura delle povertà educative: un numero di studenti adeguatamente bilanciato per ogni classe, una programmazione educativo-didattica realmente incentrata sullo studente attraverso la personalizzazione degli apprendimenti, un coinvolgimento più attivo delle famiglie nella corresponsabilità educativa, un rafforzamento degli interventi atti a garantire il diritto allo studio per tutti, un investimento maggiore sull’edilizia scolastica, lasciata ancora in molti territori in condizioni di degrado e inefficienza.

Dopo le associazioni del Tavolo, hanno preso la parola tre autorevoli relatori, esperti a vario titolo della tematica in questione, invitati per questo convegno. Anzitutto Raffaela Milano, esponente di “Save The Children”, che ha messo in rilevo come il problema dei tanti giovani che ancora oggi non riescono a completare (o non riescono a farlo con frutto) il loro percorso di studi rappresenta uno spreco notevole di talenti e di risorse umane per il nostro Paese e troppo spesso questo fenomeno è il portato inevitabile di situazioni di emarginazione sociale e di situazioni di povertà familiare, di politiche sociali ancora troppo poco attente a questi aspetti (solo un bambino su due in Italia ha accesso alla mensa scolastica e di conseguenza al tempo pieno, con l’inevitabile disparità nell’accesso al diritto all’istruzione tra chi può e chi non può usufruire di questo servizio essenziale), al punto che si può dichiarare che “gli alunni che abbandonano la scuola sono in realtà quelli che sono già stati abbandonati dalla scuola”.

Ma una ricerca autentica delle soluzioni non può non passare anche dal riconoscimento e dalla valorizzazione delle buone pratiche che a livello locale vengono attuate per favorire inclusione e l’accesso universale al diritto all’istruzione: ne parla in particolare Giuseppe Di Fazio, giornalista, scrittore ed autore del volume Giovani invisibili, il quale cita diversi esempi di coraggiose azioni messe in atto per lo più da insegnanti e dirigenti scolastici volenterosi in territori segnati dallo svantaggio socio-culturale (come alcune periferie urbane della Sicilia) allo scopo di garantire a tutti i bambini uguale accesso alla cultura e all’istruzione, che spesso vuol dire anche uscita dall’emarginazione e dal rischio di devianza.

Convegno “Dispersione scolastica: dati alle buone pratiche”. Foto di Sandra Mugnaioni

Conclude il panel dei relatori l’ex sottosegretario al Ministero dell’Istruzione Marco Rossi Doria, attualmente dirigente scolastico in pensione e presidente quanto mai attivo di un’associazione da lui stesso creata per venire incontro ai bisogni dei bambini a maggiore rischio di esclusione sociale (Impresa sociale “Con i bambini”): sono proprio i bambini in povertà assoluta al centro del suo intervento, non anonimi e sconosciuti, ma regolarmente iscritti all’anagrafe (e quindi censiti dal sistema) eppure triplicati nel numero in 14 anni. Sono loro, in definitiva, le principali vittime del fenomeno dell’abbandono scolastico.

Oltre le analisi, occorre che la politica italiana si decida nel promuovere in modo trasversale (e quindi con azioni di respiro pluriennale) concrete misure a sostegno delle famiglie (primo presidio educativo nel territorio, pur in un’ottica di corresponsabilità con scuola e enti locali o del Terzo settore), indipendentemente dal colore politico dei vari governi, poiché non si può pensare di garantire il diritto all’istruzione per quanti ancora oggi in Italia vivono sotto la soglia di povertà.

Il terzo panel del convegno vede come protagoniste le forze politiche: la sottosegretaria al Ministero dell’Istruzione e del Merito, on. Paola Frassinetti (Fdi) e la presidente dell’Intergruppo parlamentare sulle Dispersione scolastica e le Povertà educative, on. Irene Manzi (PD) hanno parlato di strutturalità dei piani e delle risorse come orizzonte necessario per garantire un intervento organico e concreto di contrasto al fenomeno della dispersione scolastica sia implicita che esplicita, di esercizio effettivo del diritto allo studio, che è precipuo compito e responsabilità delle istituzioni garantire in modo omogeneamente equo in tutto il territorio nazionale, di alleanze stabili da costruire localmente tra studenti e docenti, tra scuola e famiglie in un’ottica di corresponsabilità, di misure e provvedimenti governativi che hanno assicurato un cambio di passo negli ultimi anni, come l’Agenda Sud, il decreto Caivano, le misure previste all’interno del PNRR, le nuove Linee guida sull’Orientamento, la deroga al numero minimo di alunni nelle classi concessa per alcune scuole situate in territori a rischio.

Da segnalare la presenza e partecipazione al dibattito successivo (anch’esso ricco di spunti e stimolante) non solo di presidenti e referenti nazionali e regionali delle singole associazioni componenti il Tavolo, ma anche delle on. Simona Malpezzi (PD) e Anna Laura Orrico (M5S), membri delle Commissioni Cultura e Istruzione di Camera e Senato, che hanno elencato alcune azioni messe in campo anche di recente in Parlamento in direzione della lotta alle povertà educative.

Convegno “Dispersione scolastica: dati alle buone pratiche”. Foto di Sandra Mugnaioni

Successivamente, il prof. Michele De Beni (Istituto universitario Sophia di Loppiano), ha ben ricordato come al cuore del processo di rinnovamento da più parti invocato e di cui la scuola ha urgente bisogno resta in ogni caso la figura dell’insegnante, il quale si trova impegnato in prima linea nel compito educativo e di istruzione, al centro di direttive convergenti tra famiglia, scuola e territorio, eppure spesso lasciato in condizioni di scarsa motivazione personale, ridotto prestigio sociale, inadeguata gratificazione salariale, precaria condizione contrattuale e fragile preparazione pedagogico-didattica. Se una formazione scolastica di qualità può essere garantita solo da una classe docente di qualità, dobbiamo avere il coraggio di ammettere che occorre occuparci di più e meglio dei nostri insegnanti, per metterli nelle condizioni di rispondere alla domanda “Perché insegno?” con un convinto “Perché ci credo!”

Le sfide da affrontare non sono facili, considerando che le risorse destinate all’Istruzione nel nostro Paese, che corrispondono appena al 4,2% (contro le media europea del 4,7% e quella del 5,1% dei Paesi OCSE), sono sempre più limitate e ciò condiziona non poco la ricerca di soluzioni.

Argia Valeria Albanese, presidente MPPU Italia, nei suoi saluti finali, incoraggia a proseguire nella logica del confronto come metodo principe per affrontare le sfide poste dal fenomeno della dispersione scolastica sia a livello nazionale che locale, valorizzando la diversità di prospettive e diffondendo la conoscenza delle buone pratiche educative, condividendo analisi e riflessioni anche con gli organismi di governo nazionali e territoriali.

Il prossimo passo, che si auspica possano compiere per prime le stesse associazioni riunite in questo Tavolo, sarà quello di consolidare questo metodo attraverso la definizione di linee di azioni comuni e condivise e della nascita di una Costituente della Scuola.

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