Disordini in Brasile, come ha reagito il mondo
Quanto accaduto in Brasile – l’assalto ai palazzi delle istituzioni da parte dei sostenitori del presidente uscente sconfitto Bolsonaro – ha naturalmente suscitato reazioni in tutto il mondo.
In primo luogo negli Stati Uniti, dove è risultato scontato il parallelo tra quanto accaduto al Congresso americano prima dell’insediamento di Biden: il Washington Post afferma che «le rivolte in Brasile mettono sotto i riflettori gli stretti legami tra Bolsonaro e Trump», e parla di «innegabile mano americana nei movimenti antidemocratici brasiliani».
Il riferimento è alla retorica sulla non legittimità del responso delle urne e ai gruppi che la sostengono, come già accaduto dopo la sconfitta di Trump: e infatti il New York Times osserva come «diversamente da altre rivolte del passato in America Latina, questa è stata guidata da teorie cospirazioniste profondamente radicate».
Nella stessa America Latina si guarda agli avvenimenti brasiliani con un occhio puntato su casa propria: l’argentino Clarìn ad esempio, in un commento di Natasha Niebieskikwiat, sottolinea come «il kircknerismo usa la crisi in Brasile per criticare l’opposizione», nello specifico i macristi; e riserva comunque una sezione in continuo aggiornamento su quanto sta accadendo, con ampio spazio agli appelli degli altri leader regionali all’unità dei Paesi del continente di fronte a questi avvenimenti.
Venendo all’Europa, lo spagnolo El Paìs parla di «tre ore che hanno fatto tremare le fondamenta della democrazia brasiliana»; e pone l’accento sulla necessità di trovare una «convivenza tra le autorità e i bolsonaristi», e da parte di Lula di «recuperare il controllo del Paese». Il britannico Times afferma che «Lula ne esce rafforzato, ma rimangono ombre» sul funzionamento della democrazia brasiliana; punto su cui converge anche il francese Le Monde, scrivendo che «tutto è da ricostruire, a cominciare dalla democrazia: questa domenica, quattro decenni di democrazia sono stati gettati dalla finestra dei palazzi».
Il tedesco Die Welt titola «Questa è la fine di Bolsonaro… forse», nel senso che «i sostenitori dell’ex presidente hanno sepolto il futuro politico del loro idolo»; però al tempo stesso «le immagini di questi giorni mettono in discussione […] che il neoeletto presidente abbia l’appoggio necessario da parte del proprio elettorato». Significativo, infine, che la russa Komsomol’skaja Pravda parli di «una nuova Maidan in Brasile»: pesante e voluto riferimento alla situazione ucraina, ulteriormente appesantito da una lunga disamina di come il caso brasiliano sia legato agli Stati Uniti. «La storia si ripete», afferma l’articolista: dal 6 gennaio 2021 a Washington, all’8 gennaio 2023 a Brasilia.
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