Dislessia nella scuola dell’infanzia: alla scoperta dei segreti nascosti tra le righe
Francesco, bambino vivace e curioso, frequentava la scuola dell’infanzia. Amava giocare con i suoi amici, ma quando si trattava di attività che potevano richiedere abilità linguistiche, sembrava avere più difficoltà rispetto ai suoi coetanei. Nello specifico, Francesco mostrava evidenti difficoltà nel riconoscere e nominare le lettere dell’alfabeto, faceva confusione tra suoni simili e aveva problemi a seguire sequenze complesse. Inoltre, mostrava un ritardo nel linguaggio con difficoltà a mantenere l’attenzione. Questi erano tutti segni che potevano indicare la presenza di una possibile dislessia. Le sue insegnanti, attente e preparate, notarono queste difficoltà e ne parlarono con la famiglia. Insieme decisero di consultare uno specialista per avere un quadro più chiaro della situazione.
Durante la scuola dell’infanzia non possiamo parlare di “sintomi”, perché la diagnosi può essere posta solo a partire dal terzo anno della scuola primaria, ma esistono degli indicatori di un possibile disturbo che possono variare. Tali segni, spesso includono ritardo del linguaggio, difficoltà nel richiamare o nominare lettere, numeri e colori o il semplice manifestarsi di confusione tra le parole, frasi incomplete, difficoltà con ritmi e rime, scarsa capacità di costruzione della frase, difficoltà di attenzione, disturbo della memoria a breve termine e associativa, scarsa capacità di disegno e scarsa manualità, non riuscire ad organizzare i giochi di manipolazione e labirinti, difficoltà nel ripetere e individuare suoni, sillabe e parole simili.
Gli insegnanti hanno un ruolo fondamentale nel riconoscere i predittori della dislessia e nel fornire il supporto necessario. Sarebbe di fondamentale importanza avviare degli interventi di ricerca-azione effettuando uno screening dei prerequisiti, per rilevare precocemente gli indici predittivi di difficoltà di apprendimento e per orientare la didattica della classe. Già nell’ultimo anno della scuola dell’infanzia è possibile rilevare indicatori predittivi di successive difficoltà e mettere in atto percorsi di potenziamento che possano ridurre in misura sostanziale le ricadute negative sulle capacità di apprendimento del linguaggio scritto.
Il Centro Interdisciplinare di Ricerca sui Disturbi dell’Apprendimento (CIRDA), in collaborazione con l’Istituto Galton ha pubblicato, nel 2015, uno studio relativo alla valutazione del rischio DSA a 5 anni. La ricerca ha evidenziato l’importanza dell’intervento precoce, all’età di 5 anni, per prevenire i disturbi dell’apprendimento.
Osservare i propri figli a casa ed i propri studenti all’interno del contesto classe, spesso può essere determinante per riconoscere i segni di una possibile dislessia, il più presto possibile. Fornire il supporto necessario per aiutare i bambini a superare le loro difficoltà, è fondamentale. Con l’approccio giusto e gli strumenti appropriati, i bambini con dislessia possono raggiungere il successo scolastico ed evitare le complicazioni emotivo-motivazionali che ne possono conseguire.
Maria Montessori disse una frase che sottolineava l’importanza dell’educazione, che può essere applicata sia ad insegnanti che genitori: «Il più grande segno di successo per un insegnante è poter dire: i bambini stanno lavorando come se io non esistessi». Diamo ai giovani tutti gli strumenti necessari per poter realizzare i propri diritti e i propri sogni, in questo modo potremo dire di aver contribuito ad aiutare le nuove generazioni nella costruzione di un mondo diverso.
__