Discutere per decidere. Un percorso ad ostacoli

L’estenuante maratona che ha portato al recente accordo di Parigi sul clima dice molto sul faticoso esercizio della discussione che frequentemente precede il voto nelle decisioni collegiali.  È necessario creare un clima di fiducia per poter dialogare davvero. Le logiche insite nelle decisioni collegiali
vertice clima Parigi

Un noto proverbio africano proferisce “Tutto ciò che fai per me senza di me, lo fai contro di me”. Una bella sintesi del desiderio di partecipazione che attraversa tutta la nostra vita sociale dai poli all’equatore.  Tuttavia la sua realizzazione è un percorso tanto affascinate (e necessario) quanto insidioso.

L’estenuante maratona che ha portato al recente accordo di Parigi sul clima dice molto sul faticoso esercizio della discussione che frequentemente precede il voto nelle decisioni collegiali. D’altro canto la mancanza di un accordo, e quindi di una decisione (o il suo rinvio), potrebbero avere conseguenze nefaste per la vita in comune.

Sono diversi gli ostacoli che si frappongono ad una discussione costruttiva verso un accordo condiviso: preferenze e opinioni diverse sia sugli esiti che sulle azioni da fare, conflitti di interessi, informazione privata non condivisa.

E’ evidente – anche se potrebbe non essere scontato – che una conversazione su qualsiasi argomento con gli amici potrebbe lasciare alla fine ciascuno sulle posizioni iniziali, mentre se il confronto deve portare necessariamente ad un accordo, il medesimo discutere potrebbe cambiare completamente i connotati. 

Subentrando qualche forma di interesse – o semplicemente per preferenze e opinioni diverse – possiamo essere tentati di gestire in modo strategico le nostre informazioni, potremmo essere incentivati a tacere o addirittura mentire.  Se in un’assemblea di condominio (ma anche di un’associazione) desideriamo una soluzione rispetto ad un’altra, ecco che il nostro scambio informativo sarà condizionato.

In una discussione (o un dibattito) che precede un voto, i modelli di analisi economica (in parte confermati dagli esperimenti) ci dicono che i soggetti possono assumere diverse posizioni in relazione alla “quantità di interesse” di cui sono portatori, impegnandosi quindi in modo differenziato.

I soggetti fortemente interessati ad una certa posizione (gli estremisti)  come pure quelli totalmente disinteressati , non traggono nessun vantaggio dalla discussione e attendono il voto su cui hanno già deciso – chi per interesse chi per la propria semplice opinione.

Gli unici soggetti che hanno qualcosa da guadagnare dalla discussione sono coloro che hanno un interesse, ma sono aperti a confrontare la loro posizione con nuova informazione, potendo così cambiare idea.

Come possiamo constatare anche direttamente che una discussione può generare conformismo, polarizzazione delle posizioni (più estreme dopo aver discusso) e contrasto personale. Si tratta di aspetti problematici che depotenziano le possibilità creative ed innovative di una decisione collegiale.

Un aspetto interessante e spesso, nella pratica, sottovalutato riguarda la qualità dell’informazione: i modelli e gli esperimenti ci dicono che più questa aumenta, più si riducono i comportamenti “opportunistici” ed i conflitti.  Il tema della qualità dell’informazione si scontra con la difficoltà che essa sia disponibile per tutti i membri di un gruppo decisore, e che essa sia per tutti verificabile.

Solo se i componenti del gruppo condividono  valori comuni o sono allineati nelle loro preferenze, c’è la probabilità che  l’informazione venga condivisa e considerata credibile, quando manca questo presupposto possono prevalere incentivi al silenzio e alla manipolazione delle informazioni stesse.

Entrano così in gioco i meccanismi legati alla reputazione e alla fiducia: la sfida che si pone, è pertanto quella di creare situazioni di condivisione di informazione a partire da valori e preferenze diverse, contesti in cui sia possibile soppesare pro e contro di una decisione – che comunque avrà conseguenze sui partecipanti  – considerando gli effetti ma anche le ragioni di chi la sostiene.

La discussione assume il ruolo pertanto, non solo di un luogo di condivisione di informazione, ma soprattutto di un meccanismo di coordinamento per un’azione comune nel processo di una decisione collegiale.  L’ostacolo più impegnativo, può essere la necessità di conciliare le nostre preferenze ed opinioni individuali con quelle delle persone con cui ci stiamo accordando, per costruire il terreno comune, la polis da abitare. Vale per una famiglia, come per il governo di una nazione.

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