Disastro ambientale nelle Marche,cause, responsabilità e solidarietà

Un Paese fragile come l’Italia ha bisogno di un Piano contro i rischi per evitare nuove catastrofi. Serve una Politica della cura
Marche - Senigallia Foto La Presse Foto Gabriele Moroni/LaPresse - 1

Il bilancio attuale delle vittime parla di 11 morti e 2 dispersi: un disastro per mancata allerta gialla e per lavori fermi da decenni.

Parliamo di un fenomeno eccezionale di nuvole autorigeneranti a causa dell’eccessivo riscaldamento del mare Adriatico ma l’Autorità giudiziaria sta indagando sulle responsabilità della mancata allerta nei comuni più colpiti e su omicidio colposo per un’opera incompiuta, attesa da 40 anni.

Il primo progetto contro le piene risale al 1982. Il fiume Misa, a carattere torrentizio, non si sa mai come si sveglia. Era esondato nel 1940, nel 1955, nel 1976, aveva allagato Senigallia nel 2014, con 3 morti, eppure la cassa di espansione a 8 km dalla città non è ancora realizzata.

Idem nei Comuni più a monte dei 45 km di percorso. Il progetto del 1982 era lì, finanziato con 4 miliardi, eppure innalzare argini, dragare i fondali, realizzare vasche artificiali dove far sfogare le piene, tutto ciò non è avvenuto.

Considerato un ecomostro di cemento da comitati cittadini, non è stato costruito. Troppo grande ed impattante! Eppure solo 6 anni fa il Misa aveva sorpreso la città turistica di Senigallia con 3 morti! Classico esempio di dissesto idrogeologico italiano con incuria in tempi di cambiamento climatico.

Le Marche avevano inviato alla Struttura Ministeriale il progetto per ben 6 vasche di espansione lungo il Misa. Stanziati 45 milioni di euro, passano 5 anni per gli appalti. Poi nel 2019 la Struttura viene sciolta dal nuovo Governo. A Roma non se ne occupa più nessuno mentre le Regioni non hanno strutture adeguate.

La burocrazia ha fatto il resto: la Provincia che doveva occuparsene è stata riformata con competenze limitate a scuole e strade; la Regione ha ceduto le competenze al Consorzio di bonifica che ha visto rallentare il tutto per controlli Anac, proteste dei comitati, difficoltà di fare gli espropri. Ora spetta alla Magistratura indagare su eventuali responsabilità.

L’arresto di un funzionario regionale, due mesi fa, sospettato di truccare gli appalti della manutenzione ordinaria dei fiumi, tra i quali il Misa, in cambio di vantaggi personali, fa temere il peggio. La Regione Marche nel 2020 taglia addirittura i fondi per la lotta al dissesto idrogeologico. Incredibile!  Ad aprile si è visto un cartello per inizio dei lavori e recinzione a 8 km da Senigallia. Troppo tardi. Un disastro aggravato dalla mancata allerta gialla.

Aspetti positivi: la gara di solidarietà tra comitati, giornali, TV; i giovani arrivati da Ascoli, Ancona, Urbino per aiutare a togliere fango e a salvare oggetti e case. Gente laboriosa, quella marchigiana, si è rimboccata le maniche nonostante tutto per riprendere la vita normale. Occorre però aiutare le piccole imprese a ripartire. Ora sono in ginocchio. Draghi ha promesso aiuti.

Ormai e chiaro: un Paese fragile come l’Italia ha bisogno di un Piano contro i rischi per evitare nuove catastrofi. Serve una Politica della cura. Occorre ammodernare il sistema di Protezione Civile, consentendo al Corpo dei Vigili del Fuoco di partecipare alla stesura dei piani di emergenza comunali, delle Unioni di Comuni, provinciali e regionali, quale organo di collegamento degli amministratori locali per tutti gli aspetti concernenti gli scenari emergenziali ipotizzabili in tempi di cambiamento climatico.

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