Il nuovo “diritto alla riparazione”

A marzo 2021 entrerà in vigore il primo regolamento dell'Unione Europea per aumentare la vita utile dei dispositivi elettronici e facilitarne la riparazione.

Se c’è un settore contento di questa novità legale è senz’altro quello dei tecnici specializzati in elettronica industriale. Alcuni, tempo fa, erano conosciuti come geek di Apple, capaci di scoprire in pochi secondi il problema del tuo dispositivo e ripararlo, finché la compagnia decise che era economicamente più vantaggioso sostituire il prodotto guasto con uno nuovo, e tanti geek persero il lavoro…

La scelta di varare un “right to repair” è stata approvata dal Parlamento a fine novembre 2020, in base, tra l’altro, a un sondaggio dell’Eurobarometro secondo il quale il 77% dei cittadini dell’Ue preferirebbe riparare i dispositivi rotti anziché sostituirli; e il 79% ritiene che i produttori dovrebbero essere legalmente obbligati a facilitare la riparazione dei dispositivi danneggiati. In poche parole, il nuovo diritto alla riparazione stabilisce lo standard a cui l’industria dovrà attenersi, che va nella direzione opposta all’obsolescenza programmata e non dichiarata. Dunque richiede che sia sviluppata un’etichettatura dei prodotti elettronici che ne indichi la vita utile stimata e la possibilità di riparazione.

La norma, poi, va incontro al bisogno urgente di ridurre la spazzatura elettronica che si sta accumulando sul pianeta. Si pensi che alcuni rapporti parlano di 53,6 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici prodotte nel 2019 in tutto il mondo. Cioè, ognuno di noi avrebbe generato quell’anno 7,3 kg di questi rifiuti. E se in cifre assolute Asia e Nord America sorpassano l’Europa nella quantità di rifiuti elettronici accumulati, è anche vero che in dati pro capite il primato di produttori di spazzatura elettronica spetta agli europei. Poi c’è il fatto che, pur essendo questa solo il 2% dei rifiuti solidi del mondo, a differenza di altre componenti come la carta, il vetro o il legno, la spazzatura elettronica contiene sostanze pericolose, che rappresentano il 70% dei rifiuti pericolosi esistenti.

Da marzo, dunque, i produttori di dispositivi elettronici dovranno in Europa facilitare la riparazione delle parti non più funzionanti dei loro prodotti e saranno obbligati a fornire i pezzi di ricambio. Chissà, forse con queste misure vedremo fiorire una produzione più sostenibile e lo sviluppo di nuovi mercati dell’usato.

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