«Il diritto al futuro è un diritto umano»
«Molti dei migranti hanno volto giovane, cercano qualcosa di meglio per le loro famiglie, non temono di rischiare e lasciare tutto pur di offrire le condizioni minime che garantiscano un futuro migliore». Lo ha detto papa Francesco nel discorso ai vescovi dell’America Centrale, ribadendo dunque il diritto ad emigrare che è riconosciuto dalla carta dei diritti dell’uomo ed è stato teorizzato nella Chiesa da Benedetto XVI, un diritto che però oggi è negato da governi come quello statunitense attraverso il muro e quello italiano con la chiusura dei porti. «Su questo – ha scandito – non basta solo la denuncia, ma dobbiamo annunciare concretamente una “buona notizia”».
«Un altro mondo è possibile, lo sappiamo e i giovani – ha poi aggiunto Francesco – ci invitano a coinvolgerci nella sua costruzione affinché i sogni non rimangano qualcosa di effimero o etereo, affinché diano impulso ad un patto sociale nel quale tutti possano avere l’opportunità di sognare un domani: anche il diritto al futuro è un diritto umano».
Secondo il Papa, «la Chiesa, grazie alla sua universalità, può offrire quell’ospitalità fraterna e accogliente in modo che le comunità di origine e quelle di arrivo dialoghino e contribuiscano a superare paure e diffidenze e rafforzino i legami che le migrazioni, nell’immaginario collettivo, minacciano di spezzare». «Accogliere, proteggere, promuovere e integrare ha scandito Francesco – possono essere i quattro verbi con cui la Chiesa, in questa situazione migratoria, coniuga la sua maternità nell’oggi della storia . Tutti gli sforzi che potrete compiere gettando ponti tra comunità ecclesiali, parrocchiali, diocesane, come pure mediante le Conferenze episcopali saranno un gesto profetico della Chiesa che in Cristo è segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano. Così la tentazione di limitarsi alla mera denuncia svanisce e si attua l’annuncio della Vita nuova che il Signore ci dona».
Ma nelle sue prime uscite pubbliche a Panama il papa non ha risposto solo alle politiche xenofobe, bensì ha riproposto l’ideale della “Grande Patria” di Simon Bolivar, una figura da lui accostata a quella del martire Oscar Romero. Mentre in Sudamerica molti Paesi guidati dagli Stati Uniti cercano di rovesciare il presidente Maduro, papa Francesco nel suo primo discorso a Panama rende omaggio al “Libertador”, al quale il governo di Caracas si ispira nella difesa della sovranità del Venezuela. «Inizio il mio pellegrinaggio – ha detto in risposta al saluto del presidente di Panamà Juan Carlos Varela Rodriguez – in questo storico luogo dove Simón Bolívar, affermando che “se il mondo dovesse scegliere la sua capitale, l’istmo di Panama sarebbe segnalato per questo augusto destino”, convocò i leader del suo tempo per forgiare il sogno dell’unificazione della Patria Grande». «Una convocazione – ha scandito Francesco – che ci aiuta a comprendere che i nostri popoli sono capaci di creare, forgiare e soprattutto, sognare una patria grande che sappia e possa accogliere, rispettare e abbracciare la ricchezza multiculturale di ogni popolo e cultura. Seguendo questa ispirazione possiamo contemplare Panama come una terra di convocazione e di sogno».
È stato molto importante l’omaggio di Francesco a Bolivar in un paese come Panama che è di fatto una sorta di colonia statunitense e in un momento delicato per l’intera America Latina con il tentativo (fomentato dall’esterno) di rovesciare il chavismo in Venezuela. In proposito il portavoce della Santa Sede, Alessandro Gisotti, ha dichiarato: «Il Santo Padre, raggiunto a Panama dalle notizie provenienti dal Venezuela, segue da vicino l’evolversi della situazione e prega per le vittime e per tutti i venezuelani. La Santa Sede appoggia tutti gli sforzi che permettano di risparmiare ulteriore sofferenza alla popolazione».
Il secondo gesto compiuto da papa Francesco a Panamà è stato – nel successivo discorso ai vescovi dell’America Centrale – un atto di omaggio a «sant’Oscar Romero, che ho avuto il privilegio di canonizzare di recente nel contesto del Sinodo dei Vescovi sui giovani». Ricordando il principale martire dell’America latina, trucidato nel 1980 dagli squadroni della morte che terrorizzavano il popolo del Salvador per conto del governo degli Stati Uniti, il papa ha auspicato che «la sua vita e il suo insegnamento siano fonte costante di ispirazione per le nostre Chiese e, in modo particolare, per noi vescovi».