Diritti e protezione delle vittime di reato in Europa

Le norme europee sui diritti delle vittime di reato e sulla loro protezione vanno maggiormente implementate dagli Stati membri.

L’Unione europea (Ue) ha elaborato un quadro giuridico che riguarda i diritti delle vittime di reato e la loro protezione a livello europeo. La Commissione europea ha recentemente pubblicato le relazioni 2020 sull’attuazione della direttiva sui diritti delle vittime e della direttiva sull’ordine di protezione europeo, che valutano e analizzano le misure nazionali di recepimento di tali direttive, riscontrando che gli Stati membri sono ancora indietro nell’implementazione di tale tali strumenti che, però, sono particolarmente importanti anche per contrastare la criminalità. Ogni anno, nell’Ue, circa 15 milioni di persone sono vittime di reati gravi, quali omicidi, abusi sessuali su minori o rapimenti.

Eppure, in molti Stati membri sono state riscontrate carenze nella garanzia di alcuni diritti fondamentali, come l’accesso alle informazioni, i servizi di sostegno e la protezione in linea con le esigenze individuali. Gli ordini di protezione europei sono raramente usati, spesso perché se ne ignora l’esistenza o a causa di regimi di protezione nazionali insufficienti. Le direttive elencano una serie di principi e di regole che gli Stati membri devono applicare per uniformare e migliorare i rispettivi sistemi giuridici.

In base alla direttiva sui diritti delle vittime, per esempio, le vittime di reato hanno il diritto di ricevere protezione e sostegno e di accedere alla giustizia. La direttiva sull’ordine di protezione europeo garantisce l’estensione della protezione delle persone in pericolo che si spostano o si stabiliscono in un altro paese dell’Ue. Le relazioni evidenziano che gli Stati membri dell’Ue hanno ancora molto da fare per sfruttare appieno il potenziale di questi strumenti.

Secondo la direttiva sulla protezione delle vittime di reato, questo non è solo un torto alla società, ma anche una violazione dei diritti individuali delle vittime. Come tali, le vittime di reato dovrebbero essere riconosciute e trattate in maniera rispettosa, sensibile e professionale, senza discriminazioni di sorta fondate su motivi quali razza, colore della pelle, origine etnica o sociale, caratteristiche genetiche, lingua, religione o convinzioni personali, opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, appartenenza a una minoranza nazionale, patrimonio, nascita, disabilità, età, genere, espressione di genere, identità di genere, orientamento sessuale, status in materia di soggiorno o salute.

In tutti i contatti con un’autorità competente operante nell’ambito di un procedimento penale e con qualsiasi servizio che entri in contatto con le vittime, quali i servizi di assistenza alle vittime o di giustizia riparativa, si dovrebbe tenere conto della situazione personale delle vittime e delle loro necessità immediate, dell’età, del genere, di eventuali disabilità e della maturità delle vittime di reato, rispettandone pienamente l’integrità fisica, psichica e morale. Le vittime di reato dovrebbero essere protette dalla vittimizzazione secondaria e ripetuta, dall’intimidazione e dalle ritorsioni, dovrebbero ricevere adeguata assistenza per facilitarne il recupero e dovrebbe essere garantito loro un adeguato accesso alla giustizia.

Didier Reynders, Commissario europeo per la Giustizia, sottolinea che nonostante «siamo nel mezzo di una crisi sanitaria, naturalmente le persone continuano ad essere vittime di reati. Anzi, purtroppo, durante la pandemia alcuni reati, come la violenza domestica, i crimini informatici e i reati generati dall’odio sono molto aumentati. Questo dato ci ricorda il motivo per cui garantire i diritti delle vittime è sempre essenziale. Anche nei momenti di crisi, non dobbiamo mai dimenticarcene. Chiedo agli Stati membri di fare di più per proteggere i diritti delle vittime in tutta l’Ue». Del resto, «una Unione dell’uguaglianza, che tuteli i cittadini, deve garantire il sostegno e la protezione necessari e un accesso non discriminatorio alla giustizia per tutte le vittime di reato. È questo l’obiettivo che cercheremo di conseguire grazie alla nuova strategia, operando in collaborazione con gli Stati membri e la società civile».

Vera Jourová, vicepresidente della Commissione europea e responsabile delle politiche sui valori e la trasparenza, ricorda che «troppe vittime di reato non vengono ascoltate, non hanno accesso alla giustizia e non ricevono un’assistenza adeguata». Lo afferma commentando la prima strategia comunitaria per la difesa dei diritti delle vittime. L’Unione europea «sta dalla parte delle vittime e la strategia odierna mira a rafforzare i loro diritti, con particolare attenzione alle vittime più vulnerabili come quelle della violenza di genere o dei reati basati sull’odio. Dobbiamo mobilitare gli Stati membri affinché le norme dell’Ue sui diritti delle vittime siano attuate pienamente, senza se e senza ma».

La nuova strategia europea sui diritti delle vittime per il periodo 2020-2025, adottata dalla Commissione europea a giugno, definisce una serie di azioni incentrate su cinque priorità fondamentali: garantire una comunicazione efficace con le vittime e un ambiente sicuro affinché le vittime possano denunciare i reati; migliorare la protezione e l’assistenza delle vittime più vulnerabili; agevolare l’accesso delle vittime al risarcimento; rafforzare la cooperazione e il coordinamento tra tutti i soggetti competenti in materia di diritti delle vittime; rafforzare la dimensione internazionale dei diritti delle vittime. All’occorrenza, la Commissione presenterà entro il 2022 proposte volte a rafforzare ulteriormente queste norme.

La nuova strategia europea sui diritti delle vittime intende, da un lato, permettere alle vittime di denunciare facilmente un reato, chiedere un risarcimento e riprendersi dalle conseguenze del reato; all’altro lato, la nuova strategia mira a garantire la collaborazione con tutti i soggetti competenti per quanto riguarda i diritti delle vittime. In considerazione della recente pandemia di Covid-19 e delle successive misure di confinamento che, tra l’altro, hanno contribuito all’aumento della violenza domestica, degli abusi sessuali sui minori, del cyber crime e dei reati legati all’odio razziale e xenofobo, è particolarmente importante che il quadro di assistenza e protezione a favore delle vittime sia resiliente anche nelle situazioni di crisi.

 

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