Dio nel cervello?
Ho letto su una rivista che, secondo i risultati di uno studio scientifico, i sentimenti religiosi nascono in certe zone del cervello. È possibile che se una persona ha fede o no dipenda dal Dna?. Pierpaolo – Catania ? Secondo diversi neuroscienziati esisterebbero dei centri cerebrali dove appunto si formano le nostre esperienze spirituali. Dean Hamer, biologo molecolare e capo del dipartimento genetica all’Istituto nazionale di cancro degli Stati Uniti, afferma che l’uomo sarebbe portatore di un corredo genetico responsabile di esperienze religiose, per la precisione di un gene chiamato da lui The God Gene (Il gene divino). Altri ricercatori (Newberg e D’Aquili, due neuroscienziati dell’università della Pennsylvania coautori del bestseller God in brain, e Matthew Halper autore di The God part of the brain) più o meno arrivano alle medesime conclusioni. Queste ricerche non dimostrano però che la fede in Dio sia effetto di qualche processo chimico. Infatti anche lo statunitense di origine portoghese Antonio Damasio, studioso al riguardo, spiega che le esperienze spirituali restano processi biologici del massimo livello di complessità e precisa che collegandole alla neurobiologia dei sentimenti, non intende ridurre il sublime al meccanico e sminuirne la dignità. Spiegare il processo fisiologico alla base della spiritualità – dice – non serve a chiarire il mistero del processo vitale a cui quel particolare sentimento è connesso. Esso svela il rapporto con il mistero: non il mistero. Dunque, come ci si può comportare davanti a tutte queste conclusioni neuropsicologiche, di per sé rispettabilissime a livello scientifico? Ritengo che esse semplicemente confermino quell’esigenza di infinito messa dentro l’uomo da un Dio creatore. Pascal, matematico e filosofo, diceva che nel cuore di ogni uomo c’è un vuoto che solo Dio può riempire. Oggi è come se ciò fosse confermato anche dalla scienza. pasquale.ionata@tiscali.it