Dimorare in Dio

Il testo qui pubblicato è l’ultimo composto da Chiara Lubich. Da ora in poi riproporremo mensilmente suoi commenti alla Parola di vita, scritti negli anni scorsi. Quando si ama si vorrebbe stare sempre con la persona amata. Questo è anche il desiderio di Dio, che è Amore. Ci ha creati perché potessimo incontrarlo e non avremo gioia piena fin quando non giungeremo all’in tima unione con lui, il solo che può appagare il nostro cuore. Egli è sceso dal cielo per stare assieme a noi e per introdurci nella sua comunione. Giovanni, nella sua lettera, parla di dimorare l’uno nell’altro, Dio in noi e noi in lui, ricordando l’esigenza più profonda manifestata da Gesù nell’ultima cena. Rimanete in me e io in voi, aveva detto il Maestro, spiegando con l’allegoria della vite e dei tralci quanto sia forte e vitale il legame che ci unisce a lui. Ma come raggiungere l’unione con Dio? Giovanni non ha esitazioni, basta osservare i suoi comandamenti. Sono tanti i comandamenti che occorre osservare per giungere a questa unità? No, dal momento che Gesù li ha condensati in un solo comando. Questo è il suo comandamento – ricorda Giovanni subito prima di enunciare la Parola di vita, quella scelta per questo mese -: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Credere in Gesù ed amarci come lui ci ha amato: ecco l’unico precetto. Se l’esistenza umana trova il suo compimento nella dimora di Dio tra noi, c’è un solo modo per essere pienamente noi stessi: amare! Giovanni ne è talmente convinto che continua a ripeterlo lungo tutta la lettera: Chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui; Se noi ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi…. La tradizione racconta, al riguardo, che quando egli, ormai anziano, veniva interrogato sugli insegnamenti del Signore, ripeteva sempre le parole del comandamento nuovo. Se gli domandavano perché non parlasse di altro, rispondeva: Perché è il comandamento del Signore! Se lo si pratica, questo basta. Così è di ogni Parola di vita: conduce immancabilmente ad amare. Non può essere diversamente perché Dio è Amore e ogni sua Parola contiene l’amore, lo esprime e, se vissuta, trasforma in amore. La Parola di questo mese ci invita a credere in Gesù, ad aderire con tutto il nostro essere alla sua Persona e al suo insegnamento. Credere che egli è l’amore di Dio – come ci insegna ancora Giovanni in questa lettera – e che per amore ha dato la vita per noi. Credere anche quando egli sembra lontano, quando non lo sentiamo, quando subentrano le difficoltà o arriva il dolore… Forti di questa fede, sapremo vivere sul suo esempio e, obbedendo al suo comandamento, amarci come lui ha amato. Amare anche quando l’altro non sembra più amabile, anche quando abbiamo l’impressione che il nostro amore sia inadeguato, inutile, non corrisposto. Facendo così ravviveremo i rapporti tra noi, sempre più sinceri, sempre più profondi, e la nostra unità attirerà la dimora di Dio tra noi. Eravamo innamorati, mio marito e io, ed era così facile il rapporto tra noi i primi anni di matrimonio. In quest’ultimo periodo però lui è tanto stanco e stressato. In Giappone il lavoro pesa sulle spalle di un uomo come un macigno. Una sera, tornato dal lavoro, si è messo a tavola per la cena. Ho fatto per sedermi accanto a lui, ma mi ha gridato di andarmene: Non hai diritto di mangiare, perché non lavori!. Ho passato la notte a piangere, rimuginando di andare via di casa, di separarmi. Il giorno seguente mille pensieri hanno continuato ad assillarmi: Ho sbagliato a sposarlo, non ce la faccio più a vivere con lui. Nel pomeriggio ne ho parlato alle amiche con le quali condivido la mia vita cristiana. Mi hanno ascoltato con amore e dalla comunione con loro ho ritrovato la forza e il coraggio necessari per andare avanti. Sono riuscita a preparare ancora la cena a mio marito. Man mano che si avvicinava l’ora del suo rientro aumentava il timore: come reagirà oggi? Ma una voce dentro era come mi dicesse: Accogli questo dolore, non mollare. Continua ad amare. Ed ecco lui appare sulla porta. Ha portato una torta per me. Scusami – mi dice – per quanto è successo ieri.

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