Dimenticare i torti

Credevamo che fosse acqua passata, invece vecchi contrasti degli anni passati tornano fuori. Dopo undici anni di matrimonio e due figli, abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a dimenticare i torti. Che consiglio ci date?. Giovanna e Luigi – Firenze Chissà quante volte, nei vostri anni di vita insieme, vi siete chiesti scusa, più o meno esplicitamente e siete andati avanti. È stata una bella ginnastica, ma ecco arrivato il tempo in cui sembra non bastare più: in un momento magari di particolare stanchezza, ecco rispuntare da un angolo dimenticato del cuore un risentimento, una rivendicazione che vuole condizionarci ancora. Può capitare a tutti, anche a coppie motivate, preparate, generose, che hanno condiviso e sostenuto famiglie a loro volta in difficoltà ed è a volte un passaggio lungo e buio, come un tunnel di cui non si vede la fine. In questi casi, spezzare il cerchio dell’isolamento al momento giusto aiuta a prevenire rotture più gravi e ridà ossigeno e vita al nostro amore: forse vicino a noi c’è un’altra coppia di sposi di cui ci fidiamo, o conosciamo un professionista serio e preparato nel campo del disagio familiare o anche un amico sacerdote … Sembra un passo indietro, invece può essere un passo nuovo, un’occasione per confermare più profondamente e consapevolmente il primo sì. E ci si accorge che quello detto nel giorno del matrimonio e oggi ripetuto è prima di tutto un sì personale all’Amore, a quella scintilla che è nata nel cuore con l’incontro tra noi due; è un sì all’altro nel suo mistero di persona sempre da scoprire, mai da possedere; è un sì che ci sfida a creare e ricreare le motivazioni del nostro stare insieme, per continuare a generare i nostri figli in una dimensione ancora insondata e per poter magari ancora sostenere, con una competenza molto più profonda, altre persone. Dove trovare la forza per ricominciare, la speranza in questa rinascita? Si dice che Dio, quando perdona, dimentica. Da parte nostra, questo non significa tanto rimuovere il ricordo delle ferite più o meno profonde che abbiamo inferto o ricevuto, quanto piuttosto trasformarle in segni di accoglienza rinnovata, di dialogo riaperto con parole nuove, forse meno precipitose e scontate, ma più dense. Chi ha la fede, trova forse più facilmente il coraggio di mantenere aperta la porta per chi si è allontanato o di bussare di nuovo, disposto a migliorare. Ma anche senza questa piena consapevolezza, ogni uomo e ogni donna può ritrovare la bussola del cammino rinnovando la fiducia nel cuore umano, sempre e comunque fatto per amare.

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