Il difficile cammino della Grecia vista da un’italiana

Impressioni di una conoscenza diretta del percorso faticoso di uscita dalla crisi del Paese ellenico guidato da Tsipras
Atene foto A.M. Magrelli

Negli ultimi tempi ho avuto la possibilità, attraverso contatti diretti e progetti di collaborazione orientati alla solidarietà e al dialogo, di seguire le vicende di alcuni paesi europei ed in particolare la Grecia.

Ho avuto ad esempio l’opportunità di partecipare al secondo  Congresso di Syriza svoltosi ad Atene dal 13 al 16 ottobre 2016. Allora come in altre occasioni sono rimasta colpita dall’atmosfera presente tra gli oltre 4 mila delegati e dallo svolgimento dei lavori avvenuto in un clima vitale di confronto sostanzialmente basato sul rispetto e sulla sincerità.

Non sono mancati interventi, rumoreggiamenti, momenti di tensione seguiti da ironici applausi o altre forme di un qualche dissenso, ma l’impressione esterna più profonda è che nella stragrande maggioranza dei presenti fosse vivo il senso di appartenenza e la volontà di essere attivi sulla base di radicati valori condivisi propri della sinistra, quali la ricerca dell’uguaglianza, la costruzione del bene comune, l’orientamento al sociale e alle classi più svantaggiate.

Oggi in coincidenza con l’anniversario del primo governo Syriza/Tsipras vorrei offrire un bilancio ed un quadro basato su dati e informazioni aderenti alla realtà.

Con un primo taglio del debito del 20% fino al 2060, il governo di Atene, può “festeggiare” i due anni dalla vittoria di Syriza  nelle elezioni del 25 gennaio del 2015, mentre continuano le difficili trattative per la seconda valutazione per il finanziamento del Paese, che finirà a febbraio, che permetterà alle banche greche di avere accesso al Qualitative Easing della BCE e alla Grecia  di uscire l’anno prossimo dal commissariamento trovando accesso ai mercati finanziari.

Il governo di sinistra in Grecia, non è stata una parentesi, Tsipras e Syriza nella loro solitudine nelle drammatiche trattative con l’Europa dei poteri forti, non solo hanno resistito alla prova delle urne, (le elezioni del settembre 2015- con la riconferma della vittoria delle prime elezioni del gennaio 2015) dopo la firma dell’accordo di finanziamento e del commissariamento del Paese fino all’agosto del 2018, ma hanno cominciato a cambiare una nazione  che versa in condizioni estremamente difficili  in uno scenario europeo ed internazionale che peggiora di giorno in giorno.

Se da un lato si deve registrare qualche resistenza della società nell’applicazione da parte del governo delle severe misure previste negli accordi con le istituzioni europee e i creditori, occorre sottolineare l’enorme sforzo indirizzato nella realizzazione del suo “programma parallelo”, mirato a stare vicino alle persone colpite dalla crisi.

Una “carta sociale” consegnata a più di 300mila persone per acquisto di alimenti, energia elettrica gratis per più di 30mila famiglie e ad altre garantita a “prezzi sociali” bassissimi, acqua in tutte le case; mezzi di trasporto gratuiti per i disoccupati, merenda e pranzo gratis per diecine di migliaia di bambini delle scuole elementari.

Importanti misure sono state avviate nella lotta alla corruzione, vero cancro della società greca, contro l’evasione fiscale, per azzerare gli effetti del sistema di intrallazzi tra politica e mondo delle imprese che tanto hanno colpito il paese.

Una misura specifica ha consentito di convertire un surplus di bilancio nella 13ma ai pensionati con le pensioni più basse. L’anno scorso si sono creati più di 100mila posti di lavoro, hanno cominciato a diminuire i prestiti cosiddetti “rossi”(insolvibili), continua la protezione della prima casa, mentre le prospettive per l’economia per il 2017 e il 2018 lasciano spazio all’ottimismo.

Il risultato forse più importante del governo di Syriza  è stato il reinserimento di 2,4 milioni di greci e l’inserimento di centinaia di migliaia di immigrati e profughi nel sistema sanitario nazionale gratuito, l’assunzione di più di 5mila infermieri e personale sanitario negli ospedali, e il piano di prossima assunzione di almeno 2mila medici.

Nella pubblica amministrazione sono stati riassunti tutti coloro che erano stati licenziati illegalmente dai governi precedenti, è stata riaperta la televisione pubblica ERT e nelle scuole sono arrivati più di 15mila nuovi insegnanti.

Estremamente importanti le novità in politica estera messe in campo dal governo Tsipras che ha concluso importanti accordi con quasi tutti i governi del Mediterraneo orientale e il Medio Oriente.

Notevole l’impegno in Europa di Tsipras e dei diversi ministri con ripetute iniziative nei vari ambiti per cambiare gli equilibri e superare le politiche in atto.

Nei prossimi giorni ci sarà a Lisbona il secondo incontro dei leader dell’Europa del Sud per preparare un documento comune da presentare al Consiglio europeo a Roma per il 60esimo anniversario della firma dell’atto costitutivo della CEE.

Sul fronte dell’accoglienza ai profughi dopo l’accordo dell’UE con la Turchia, accettato unicamente per interrompere il flusso con il quale più di un milione di persone in quasi dieci mesi si erano riversati in Grecia, lo sforzo del paese è concentrato nell’ offrire ai quasi 60 mila profughi rimasti intrappolati nel paese dopo la chiusura dei confini, vera accoglienza e integrazione. La Grecia ha aperto le scuole ai figli dei profughi e presto le sue scuole apriranno le loro porte anche ai loro genitori e ai giovani per imparare il greco, studiare negli istituti tecnici e le università del paese, per avere migliori possibilità di inserimento.

Quello che appare è pur nella consapevolezza delle difficoltà ed anche dei limiti dovuti alla particolare congiuntura in cui ci si è trovati ad operare ed anche in presenza di alcuni errori commessi per inesperienza o incapacità di gestione, che la Grecia è un Paese nel quale c’è un tentativo serio di operare per una trasformazione positiva della società, che attende ed accompagna il comune obiettivo di una rinascita pezzo per pezzo della società greca.

Una sfida non semplice indubbiamente: non lo nascondeva ai suoi lo stesso Tsipras nel discorso di apertura del Congresso di ottobre 2016: “ ….abbiamo scelto di non diventare semplici amministratori della miseria, ma di creare e sfruttare le condizioni per un piano realistico di uscita dalla crisi, con la società in piedi”.

 

 

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